XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Lc
19,1-10
Paolo
Cugini
Nei
vangeli delle ultime domeniche abbiamo visto che nella comunità di Gesù, nella
prospettiva che Lui sta presentando, ci sono due categorie di persone che
sembrano non trovare posto: i ricchi e i pubblicani. I ricchi a causa della
loro avarizia, che non permette loro di condividere, che è uno dei capisaldi
della comunità di Gesù; i pubblicani perché ladri, traditori e, di conseguenza,
in una situazione sociale che li rendeva impuri, distanti dalle condizioni del
Regno di Dio. Lo stesso Gesù, dinanzi alle perplessità che le sue parole
avevano causato nei discepoli, afferma che nulla è impossibile a Dio e che, di
conseguenza, non esistono casi di separati, casi per i quali non ci sia soluzione.
Del resto, è difficile pensare ad una proposta inclusiva e misericordiosa com’è
quella di Gesù e poi vedere alcune persone lasciate fuori. Il Vangelo di oggi
viene incontro alle nostre perplessità attraverso un personaggio che racchiude
in sé le due caratteristiche in questione. Zaccheo, infatti, è un uomo ricco ed
è un pubblicano, anzi, il capo dei pubblicani, è quindi il prototipo di coloro
che non potrebbero fare parte della comunità. Come si comporta Gesù nei suoi
confronti?
Gesù entrò nella città di
Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei
pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa
della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire
a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.
Ci
sono alcuni dati che il Vangelo di Luca ci offre narrando l’evento dell’incontro
di Gesù con Zaccheo, che possono e, a mio avviso, esigono di essere letti in
chiave spirituale. Zaccheo è un uomo che desidera vedere Gesù. Quest’affermazione
richiama alla memoria i brani che narrano la chiamata dei primi discepoli,
fatta di persone in ricerca e che desiderano vedere il Signore. Zaccheo ricorda
la corsa che Andrea fece per comunicare a suo fratello Pietro: abbiamo visto il
Signore! (Gv 1,). È vero che Zaccheo è ricco e pubblicano, ma non è un uomo
qualunque, è un uomo in ricerca. Non riesce a vedere Gesù perché era in mezzo
alla folla: altra indicazione spirituale importante. Fino a quando rimaniamo
nella folla non riusciamo a vedere il Signore, perché esige una relazione
personale, che proviene da un cammino personale. Zaccheo per raggiungere il suo
obiettivo sale su un sicomoro che, letto in una prospettiva religiosa,
significa il cammino che offre la religione del tempio, la logica del merito,
un cammino dal basso all’alto, che pretende di vedere Dio con i propri sforzi
umani.
Quando giunse sul luogo,
Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo
fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.
Gesù
fa compire a Zaccheo il cammino inverso: dall’alto verso il basso. Dio nel suo Figlio
Gesù, è venuto a visitare il suo popolo, è venuto in mezzo a noi, si è
abbassato per entrare in relazione con noi, per conoscerci, per venire a casa
nostra. Non c’è più in Gesù Cristo nessuna distanza sacrale, ma prossimità,
relazione di amicizia e di comunione. Questo è un dato meraviglioso che il
Vangelo ci comunica e, comunicandocelo ci libera dalla falsa religione degli
uomini, fatta di precetti e di prescrizioni che ci schiavizzano e ci rendono la
vita triste. Zaccheo, invece, incontrando il Signore è pieno di gioia.
Vedendo
ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
È
la mormorazione di coloro che sono ancora ingabbiati dalla religione degli
uomini, fatta di schemi che dividono il sacro dal profano, il puro dall’impuro,
incapaci quindi, di vedere e gioire della grande novità portata dal Signore.
Con Lui entrato nella storia tutto è puro, tutto è sacro. La mormorazione di
tutti manifesta il giudizio di coloro che sono imprigionati nelle maglie
strette della religione e non riescono a vedere la novità portata da Gesù e
dalla fede in Lui alimentata dal Vangelo.
«Ecco,
Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a
qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Nella
relazione personale con Gesù, in casa e lontano dalla folla, emerge il cammino di
conversione compiuto da Zaccheo. Non è più un uomo ricco, ma un uomo che condivide
i suoi beni e quindi idoneo a far parte della comunità dei discepoli e
discepole del Signore. Non è più un pubblicano, perché restituisce i soldi
rubati: è un uomo nuovo. Gesù non si lascia imprigionare dai giudizi umani, ma
guarda il cuore delle persone.
Gesù
gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è
figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto».
In
queste parole di Gesù c’è tutto il progetto del Padre che non vuole che nessuno
si perda e, per questo, fa di tutto per raccogliere i suoi figli e le sue
figlie dispersi. Non c’è un giudizio negativo su nessuno, perché il suo sguardo
va al di là degli errori commessi da una persona che, agli occhi del Signore
non sono mai definitivi ma, per tutti c’è una possibilità di salvezza. Entriamo
in chiesa alla domenica per alimentarci del Signore affinché ci aiuti ad avere
il suo sguardo benevolo sul mondo, ci aiuti a non giudicare nessuno, a non dare
per perso nessuno, ma, come Lui, ad essere misericordiosi, ad offrire un
cammino di salvezza per tutti e tutte.
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