Gv
8, 1-11. Pagina impressionante, in controtendenza rispetto
alla cultura e alla religione dominante. Gesù guarda al cuore, alla dignità
della persona. Non è facile questo sguardo, soprattutto quando è immerso in una
cultura che orienta pesantemente e violentemente il giudizio. Questo lo si vede
benissimo nel quadro proposto dal brano in questione. C’è tutto il popolo
davanti a Gesù, dai bambini agli adulti, con un caso evidente che prevede un’unica
soluzione. Da un punto di vista prettamente culturale e religioso non c’è in
apparenza, alcuna via d’uscita. Come ha fatto Gesù a tirare fuori dal cappello
una risposta così profonda e spiazzante, al punto che ha saputo piegare la
folla alla forza del suo pensiero? Come ha fatto Gesù a proporre un cammino d’uscita
per quella donna, dinanzi a tutto un contesto che la vedeva già morta?
C’è
una via di salvezza per tutti, questa via è la misericordia. C’è, in Gesù, una
possibilità di vita per tutti, perché ogni persona ha una sua dignità, perché ogni
persona partecipa alla divinità di Dio che nessun peccato può scalfire e per
questo, nessun peccato può produrre un allontanamento perenne. Gesù si è avvicinato
ad ogni uomo e ad ogni donna per comunicare a tutti l’amore sconfinato di Dio
Padre per noi. “Neanch’io ti condanno”. E’ questa parola di misericordia infinita che
dice il senso della presenza di Gesù nella storia e, allo stesso tempo, dice il
senso della presenza della Chiesa nel mondo, che c’è solo ed esclusivamente per
essere segno della misericordia del Padre per l’umanità.
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