XIX
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Lc
12,32-48
Paolo
Cugini
Come
potrà un uomo tenere diritto il proprio cammino? Custodendo la Tua Parola. È un
versetto del salmo 119, che è una lunga e profonda catechesi sulla Parola di
Dio, e che ci aiuta ad introdurre la riflessione di Oggi. Il Vangelo è una
proposta bella, una buona novella, appunto, che esige spazio,
interiorizzazione, affinché la sua diversità possa entrare a fare parte del
nostro stile di vita. Non possiamo permetterci di leggere un brano di Vangelo
in modo superficiale. Divenire discepoli del Signore significa trovare tempo
per Lui, la sua parola, la sua proposta, affinché diventi nostra.
Vendete
ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un
tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché,
dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Continua
il discorso sul nostro rapporto con il denaro, con i beni terreni. Il cristiano
è invitato ad avere un atteggiamento di spoliazione con le cose, di non
attaccamento. Lavorare per avere un tesoro sicuro nei cieli, significa imparare
a donare ciò che si ha, ciò che si possiede. Se abbiamo qualcosa è per condividerlo
con chi non ha nulla: questo è il messaggio cristiano, la forza del Vangelo, la
differenza del messaggio di Gesù che diventa lievito nella massa. Come mai,
potremmo chiederci, c’è questa proposta così esigente, controcorrente? Perché dev’essere
chiaro chi stiamo seguendo, a chi stiamo affidando la nostra vita. Dice il
Vangelo: Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. La
nostra coscienza è il luogo dove stiamo mettendo il nostro tesoro. E allora, se la
nostra vita la stiamo facendo dipendere dai soldi che abbiamo, il nostro
pensiero sarà costantemente fisso nel conto in banca, nei mezzi per aumentare
il capitale. Se il nostro tesoro è in Dio, allora la nostra mente sarà
preoccupata di realizzare il Regno dei cieli e, in questo percorso, coinvolgerà
anche i propri beni. Gesù non demonizza il denaro, ma il come viene utilizzato,
soprattutto quando questo prende il sopravvento nella vita personale. Quando
ciò accade, la vita religiosa smette di incidere sulle scelte personali e
diviene un aspetto decorativo nella vita della persona, che serve per mantenere
tranquilla la coscienza.
Siate
pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a
quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che,
quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
Essere
pronti significa vivere il proprio vissuto quotidiano alla luce del Vangelo. È ponto
colui, colei che ogni giorno assimila la parola del Signore e cerca nelle
scelte che fa di vivere il Vangelo. In definitiva, tutti coloro che stanno
cercando una relazione costante tra fede e vita, sono pronti e, l’arrivo del Signore,
non ci trova sorpresi, ma all’opera.
Ma
se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
È
il pericolo della doppia vita. Vado a messa, compio tutti i riti religiosi, ma
la mia vita personale è in un’altra direzione. È la logica del: rimando a
domani il compito di sistemare la mia vita e adesso me la godo. È oggi il tempo
della conversione e il Signore in questa Eucarestia ci concede un tempo per
prendere in mano la nostra vita e metterla sul cammino che il Signore ha tracciato.
A
chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più».
È un versetto da leggere nell’ottica spirituale. Certamente, chi è abituato a lamentarsi di tutto, non è in grado di cogliere la ricchezza spirituale dei doni ricevuti dal SignoreN on c’è un discorso di soldi, cose, bene. Il dare e affidare molto è nell’ordine dei doni spirituali che guidano la vita. E allora a tutti coloro che sono stati donati i sacramenti, la Parola di Dio, una comunità Gesù chiede di far fruttare questi doni, per non correre il rischio di vivere come se da Lui non avessimo ricevuto nulla. Per questo, ogni momento formativo che ci aiuta a scoprire la bontà, la forza e il potenziale dei beni ricevuti va valorizzato. I sacramenti, come qualsiasi dono che riceviamo dall’alto non sono nella logica del mondo e cioè, non vanno messi da parte, perché i doni che riceviamo da Dio sono da condividere. I doni cher iceviamo da Dio sono nell'ottica del Ragno di Dio, donati per poter vivere ciò che siamo: figli e figlie di Dio.
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