giovedì 31 marzo 2022

V DOMENICA DI QUARESIMA C





Paolo Cugini

 

C’è una novità che siamo chiamati a cogliere durante questo tempo di quaresima, una novità di vita nuova, che è capace di dare un senso alla nostra esistenza, a fornire acqua nel deserto delle nostre vie aride. Sembra incredibile, ma è così. Per poterla cogliere, però, occorre un requisito fondamentale, indicato dal profeta Isaia nella prima lettura di oggi, vale a dire, smettere di pensare al passato.

Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
(Is 43,18).

La stessa idea la troviamo nella seconda lettura di oggi, quando Paolo afferma: ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui (Fil 3,8). C’è dunque un atteggiamento spirituale che non permette di cogliere la novità di Gesù, il suo messaggio innovatore, la sua presenza salvifica per l’umanità. Chi rimane ancorato alle forme tradizionali della religione, non riesce a cogliere in pieno la novità che è Gesù.

Di che cosa si tratta e qual è lo spessore qualitativo di questa novità è espresso nel brano di Vangelo di oggi, che narra una storia che ha impiegato secoli per essere ammessa nel canone. Il perdono da parte di Gesù di un’adultera era considerato, infatti, inammissibile, perché avrebbe creato, secondo i detrattori di Gesù, un clima di lassismo tale da avrebbe aperto il varco di giustificare il tradimento delle mogli nei confronti dei mariti. Interessante è anche il quadro maschilista della scena, in cui è solo la donna che viene portata davanti a Gesù per un giudizio: e l’uomo, e l’adultero perché non è stato incriminato? È il risultato di quella cultura patriarcale che ha scavato nei secoli un fossato tra la condizione maschile e quella femminile, un fossato fatto di ingiustizie e soprusi.

Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Gli scribi e i farisei cercano Gesù non per ascoltarlo, come fa il popolo, ma per metterlo alla prova. Interessante è che il verbo che il vangelo utilizza per spiegare il motivo del loro avvicinarsi a Gesù è lo stesso che viene utilizzato per spiegare l’attività di satana: metterlo alla prova. Agli scribi e farisei non interessa ascoltare Gesù, lo vogliono screditare davanti al popolo, perché con la sua azione e la sua parola, sta mettendo a soqquadro quelle tradizioni religiose, che danno potere e sostegno alla classe sacerdotale. C’è dunque, del male nell’azione degli scribi e farisei, quel male che nasce da chi è accecato dal proprio passato, chi non vuole guardare la novità del presente, perché vorrebbe dire mettersi in discussione, porsi in una prospettiva di cambiamento di vita.

Alla provocazione degli scribi e farisei Gesù risponde scrivendo per terra in silenzio: come mai? Cosa vuol dire questo atteggiamento? In realtà, si tratta di un gesto profetico che fa riferimento ad un brano di Geremia: “quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva (Ger 17,13). Del resto c’era poco da dire, perché dalla parte dei farisei non c’era la minima volontà di ascoltare e mettersi in gioco. Ecco perché Gesù non scende sul campo della diatriba teologica, ma provoca un cammino di interiorizzazione. si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». È nella coscienza personale che Gesù provoca la riflessione degli ascoltatori, perché è lì che c’è la possibilità di ascoltare quella voce interiore che rivela il senso autentico delle cose.

«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». È questo lo scandalo, l’affermazione che gli scribi e i farisei non volevano ascoltare e che per diversi secoli ha lasciato questo brano fuori dal canone: neanch’io ti condanno. Gesù è solo amore, solo misericordia, è possibilità per tutti e tutte di ripartire, di riprendere il cammino. È questa la parola che la chiesa deve saper dire al mondo: neanch’io ti condanno e, in questo modo, aprire cammini di misericordia, liberando gli uomini e le donne dai sensi di colpa che li schiavizzano e che producono l’immagine del Dio terribile, retaggio delle paure ancestrali.

Il senso del cammino di quaresima dovrebbe essere proprio questo: farci scoprire il volto totalmente buono e misericordioso del Padre. Nessuna condanna, nessuna imposizione, ma possibilità di un nuovo cammino.

 

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