Paolo Cugini
La forza del Vangelo sta nella sua
semplicità: arriva diretto al cuore. Non ci sono giri di parole, tentativi di
giustificare l’ingiustificabile, come siamo soliti fare noi. Nel dialogo tra
Gesù e il giovane ricco appare tutta la forza di una parola che colpisce la
coscienza, la mette in discussione, provoca un confronto ed esige una scelta,
una risposta. Sono parole come questa che aiutano a crescere, perché ci mettono
innanzi alla realtà delle cose, ad una parola chiara che ci permette di capire
chi siamo e dove stiamo andando.
“Va vendi tutto e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Che cosa significa una simile
richiesta, che cosa indica? Rivela, prima di tutto, che è impossibile osservare
i comandamenti di Dio, come sosteneva il giovane ricco, e poi non essere
disposto a condividere i propri averi con chi è nel bisogno. Nella prospettiva
inaugurata da Gesù se uno ha qualcosa, lo ha per condividerlo. Non viene
colpito il necessario, ma l’accumulo, che è la causa delle disuguaglianza. La
sequela è un cammino di libertà, e la libertà è il primo frutto della verità
del Signore che accogliamo. Il Vangelo ci rende liberi dalle cose e dal denaro
perché ci aiuta a dargli il giusto peso e valore. Al centro dell’insegnamento
del Signore ci sono l’uomo e la donna, la persona umana, la salvaguardia della
sua dignità.
“Una sola cosa ti manca”. Che cosa manca al giovane ricco? La libertà dalle cose. La
sua risposta negativa alla richiesta di Gesù mostra il vuoto della sua
religione. C’è un’obbedienza a Dio, un’osservanza dei comandamenti che è
sterile, perché non ci mette dietro al Signore e alla sua sequela, ma davanti a
Lui. Al giovane ricco manca la vera religione, quella vissuta da Gesù, che da
ricco che era si fece povero, per donarsi totalmente ai fratelli e alle sorelle
che incontrava nel suo cammino.
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