Appunti
di Paolo Cugini
1-9:
Gesù
si trova a Gerusalemme, ma non si reca subito al tempio: entra prima in un
luogo di dolore. I malati non vanno al tempio perché secondo la legge i ciechi,
gli storpi, ecc. appartenevano alla vasta sfera dell’impurità cultuale (Lv 21,
18s). potevano stare nel cortile dei mercati (Mt 21,15) oppure davanti l tempio
(At 3,1-10). Altri preferivano stare alla piscina di Betzatà, un luogo pagano. Gesù
entra in questo luogo e appare così, come il Signore degli ultimi. Gesù è più
potente di tutti gli idei guaritori. Perché?
10-18:
Gesù appare come un uomo libero che vuole uomini liberi. Quando guarisce e fa
del bene ad una persona non la costringe a divenire suo discepolo: la lascia
andare, le dice di tornare a casa sua o egli stesso si ritira (Mt 9, 25s; Mc
2,12s; Lc 5,14s; 14,4s). Ogni guarigione di Gesù porta i segni della gratuità.
Colui
che libera e dice di non peccare è ricercato come un malfattore e costretto a
difendersi. Per Gesù il sabato non è solo il riposo di Dio, ma dev’essere anche
memoria della liberazione operata da Dio quando fece uscire il popolo dall’Egitto.
Per questo secondo Dt 5,12-15 nel giorno di sabato il popolo si riposa e compie
gesti di liberazione, facendo riposare anche lo schiavo e la schiava. È questo
che cerca di fare Gesù: mettere dei gesti di librazione nel giorno di sabato.
Per
i capi dei giudei Gesù non solo viola il sabato ma lo fa violare anche ad
altri. Son o questi i capi di accusa che porteranno alla sua morte.
19-47:
discorso di autodifesa di Gesù
19-30:
Gesù Parla di sé come figlio del Padre. Quello che dice è.
19:
il Figlio osserva attentamente quello che il Padre fa e poi, imitandolo, fa la
stessa cosa. Fra i due c’è una relazione d’intenso amore. Il Figlio appare come
il donatore di vita. E nel far vivere chi vuole.
Chi
vuole: è un’espressione che introduce l’idea di giudizio. Il Padre non giudica
nessuno, ma ha dato al Figlio ogni potere di giudizio. Gesù esercita questo
potere come Figlio dell’uomo e secondo quel che ascolta. Egli continua ad agire
in intima unione con io Padre. Il Figlio è ormai divenuto lo spazio dell’incontro
degli uomini e delle donne con Dio.
Il
figlio ha il compito di donare la vita, quella vita che si definisce eterna perché
ha in sé il carattere della definitività. È una vita che la morte non può
interrompere. È una vita già fin d’ora posseduta da chi ascolta il Figlio e lo
accoglie come l’inviato del Padre. Chi crede possiede già fin d’ora la vita e
non può cadere sotto il giudizio. Il giudizio si compie ora mentre scorre la storia
e dipende dalla decisione che ogni uomo prende ora di fronte alla Parola del
Figlio e di fronte al Padre che lo ha mandato.
31-40:
Gesù presenta i suoi testimoni. In primo piano c’è la missione del Figlio, che
tende alla salvezza anche di chi lo rifiuta.
La
testimonianza di Giovanni Battista.
La
testimonianza delle opere. Sono opere che il
Figlio non fa da se stesso, ma le vede fare dal Padre, che testimoniano che il
Padre lo ha mandato e che il Padre opera in continuità per mezzo del Figlio.
La
testimonianza del Padre. Se le opere non si possono compiere
senza l’aiuto di Dio, quelle stesse opere sono pure la testimonianza di Dio a favore
di colui che, facendole, si dichiara Figlio di Dio. Le sue opere mettono perciò
l’uomo in situazione di leggerle come Parola di Dio per loro; di riconoscere
che il Dio di Israele si rivela oggi in Gesù, almeno come si era rivelato ai
Padri, a Mosè. Il problema è che gli uditori non sono in grado di capire.
La
testimonianza delle Scritture: Gesù afferma che
Israele non ha veramente ascoltato la Scrittura, non si è radicata in essi. Non
le hanno mai comprese. Le Scritture non sono la sorgente della vita, ma conducono
verso colui che è, con il Padre, la Sorgente.
41-47:
Gesù spiega l’incredulità degli uditori.
La
parola di Gesù si è fatta dura e incisiva. Gesù non è uno che va in giro in
cerca di un prestigio umano, che cerca la gloria degli uomini e si presenta come
uno che è stato mandato. Gesù cerca unicamente di fare la volontà del Padre,
una volontà che è salvezza per gli uomini. In questa luce si presenta come l’uomo
per gli altri, come colui che esiste per. Perciò può credere in lui solo chi si
lascia coinvolgere in una vita che si fa dono per gli altri. Ma i suoi uditori
sono tutto l’opposto.
Avevano
accusato Gesù di aver violato la Legge promulgata da Mosè (5, 16.18). Gesù
ritorce l’accusa: sono essi che non credono in Mosè. Se davvero indagassero le
Scritture capirebbero, come Filippo e Natanaele (1,45), che Gesù di Nazareth è
colui di cui scrisse Mosè nella legge.
In
questo capitolo c’è la linea maestra della catechesi primitiva
per penetrare il mistero di Cristo: osservare quanto Gesù fa e dice,
confrontandolo con le Scritture. Queste, infatti, portano inevitabilmente a
Cristo, che non le contraddice, ma le supera. Dio ha parlato in esse solo
parzialmente, ora nel Figlio ci parla in modo definitivo (Eb 1,1), donandoci
tutto il suo amore.
Nessun commento:
Posta un commento