Paolo Cugini
Nel
deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra
d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a
sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame
tutta questa moltitudine” (Es 16,1-5). È un brano che rivela lo
spaccato dell’umanità che vive a livello istintuale e non ha motivazioni
profonde sul senso del proprio cammino. Coloro che non hanno radici profonde
nelle loro motivazioni, basta un po' di sofferenza per rifiutare la novità, il
presente e iniziare a lamentarsi. Chi si lamenta è solitamente una persona che
non sta bene dentro di sé. È dunque, un brano che offre l’orientamento per una vita
spirituale che aiuti a vivere serenamente il cammino della vita. Solo chi sa
dove sta andando trova le motivazioni dentro di sé per andare avanti nei
momenti bui della vita, in quei momenti in cui le cose si sono messe male e la
confusione regna. Sono questi i momenti in cui la persona spirituale sa dove
andare a cercare consolazione e cioè nell’esperienza personale di rapporto con
il Signore che ha segnato l’inizio di un nuovo cammino.
La
vita spirituale nei momenti difficili fa ricorso alla memoria, come risorsa
unica e personale che contiene le motivazioni del cammino. È proprio nei
momenti difficili che la persona spirituale compie un passo in avanti nel cammino
della fede, perché può sperimentare la verità dell’evento delle origini e la
bontà del cammino intrapreso. Mentre, dunque, le persone senza radici, che non
hanno mai lavorato su di sé e non hanno mai dato importanza alla vita interiore
nei momenti difficili cadono nella disperazione e nel lamento, la persona
spirituale vive questo momento come un arricchimento e sperimenta cose nuove
mai percepite prima. Proprio nelle situazioni difficili del cammino di sequela
al Signore, si realizza quello che diceva Gesù: la vostra tristezza si trasformerà
in allegria (Gv 16, 22).
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