Paolo Cugini
Rallegrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore (Zc 2,14).
Quanto bello è questo versetto! Esprime un desiderio profondo del Mistero di incontrare l’umanità e, questa umanità è felice per questo annuncio, perché percepisce il Mistero come una benedizione. Questa profezia di Zaccaria si realizza con Gesù che, di fatto, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). La cosa strana è che invece di essere un’esperienza positiva, questo venire del Mistero ad abitare in mezzo all’umanità si è trasformato in un dramma. “I suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). Quello che i profeti avevano annunciato come un evento carico di gioia, si trasforma in una tragedia. Come mai? Il Mistero manifesta il senso della vita e ella storia, il significato profondo dell’essere creati a sua immagine e somiglianza.
La sua presenza in mezzo a noi mostra in modo eclatante la deformazione della nostra umanità e la distanza rispetto al progetto iniziale. La luce che il Mistero porta nel mondo illumina la realtà di tenebre nella quale l’umanità è immersa. Chi si abitua a vivere nelle tenebre odia la luce, gli dà fastidio: non la sopporta. Per questo il mondo ha fatto di tutto per spegnerla alla svelta. Come sappiamo, la luce del Mistero non si spegne mai ed è passata dall’esterno all’interno. Tutti coloro che la desiderano la possono accogliere gratuitamente. “Io vengo ad abitare in mezzo a te”.
La profezia si realizza nello Spirito Santo, in linea con l’altra profezia di Geremia (Ger 31,31s) che annunciava una Nuova Alleanza, non più scritta nella pietra, ma nei nostri cuori, nelle nostre coscienze. Non siamo soli nel cammino di fede, perché il Mistero abita in noi, la luce irradia le nostre coscienze.
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