Paolo
Cugini
E
nessuno se lo aspettava. È vero che era da molto tempo che si diceva che
sarebbe venuto: ma proprio ora? E nessuno lo rispettava anche perché, chi è che
pensa più a Dio, chi è che fa spazio a Dio, nel suo cuore, nel proprio cuore
così pieno di tante cose, forse tutte buone, vere sante, ma che si rivelano
tutte vuote dinnanzi a colui che “è venuto ad abitare in mezzo a noi”? Perché
Lui di fatto è venuto, ma è venuto in un modo tanto naturale, normale, che
nessuno se l’aspettava e, per di più, nessuno l’ha riconosciuto.
Al
massimo ci si aspettava che venisse dalla parte dei ricchi, dei potenti, e
invece è arrivato dall’altro lato, dalla parte della cantina; è venuto povero,
dalla parte dei poveri. È stato così inatteso, così una sorpresa, che anche
oggi, sebbene tutti parlino di Lui, nella realtà pochi sanno che c’è, o per lo
meno che è arrivato, anche perché nessuno lo vuole vedere là. Nessuno mette il
naso nella puzza dei poveri. Può darsi che qualcuno il naso ce lo metta pure,
ma per poi tirarlo via subito. È Lui, il Figlio di Dio, il Kurios, il
Signore della storia, che ha riempito il Kairos con la sua presenza: Lui
è là, povero tra i poveri, escluso tra gli esclusi, in silenzio. Perché da
quando è morto tace.
È
chiaro che i morti non parlano, ma poi è risuscitato, è apparso, ha mandato il
Suo Spirito. E lo Spirito non lo vedi se non ci credi, se non credi che è
arrivato alla sua maniera e non alla nostra; lo Spirito non si vede e non si
crede che è venuto ad abitare in mezzo a noi, che si è fatto uomo, che si è
abbassato, si è fatto piccolo, povero, che si è umiliato, che si è rinnegato.
Lo Spirito non lo vediamo se non crediamo a queste verità, che sembrano
assurde, ma che sono tutte vere, vere perché scritte e le troviamo tutte nel
Vangelo. E il Vangelo è lì alla portata di tutti, è facile da leggere, non ci
vuole molta intelligenza per capirlo.
Ci
vuole un po’ di amore, un po’ di amore per Dio e allora qualcosa lo capiamo; ci
vuole un po’ di amore per Lui e allora tutte quelle cose che ci sembrano strane
all’improvviso ci sembrano più chiare. Anche perché con un po’ di amore per
Dio, ci viene voglia di viverle quelle parole. Ci viene voglia di
sperimentarle, di cercarle nella nostra vita, di metterle alla prova. E con un
po’ di amore per Dio scopriamo che quelle parole sono proprio vere. E non ci
vuole un teologo che ci venga a dire che quelle parole lì, in quel libro così
piccolo, sono vere: basta la nostra vita. E se per qualcuno la nostra vita è
meschina, è cosa da poco, scopriamo che per Lui, il Figlio di Dio, colui che è
venuto ad abitare in mezzo a noi, colui che si è fatto piccolo, umile, colui
che si è abbassato al nostro livello, proprio Lui la nostra piccola vita non la
trova inutile, ma bella.
A
Gesù piace la nostra vita anche perché ce l’ha donata Lui. A Gesù piace la nostra
vita e ci carica sulle sue spalle, ci porta con sé, perché sa che siamo deboli,
che se anche leggiamo le sue semplici parole non riusciamo a viverle fino in
fondo, perché siamo deboli. Ma Lui non ci fa una piega, ci prende con la nostra
puzza e ci carica sulle sue spalle ed è lì, da quella posizione privilegiata
che non tutti possono permettersi – perché bisogna avere peccato per essere
portati sulle spalle di Gesù (e chi non ha peccato tiri la prima pietra);
bisogna averne fatte delle grosse perché Gesù lasci le 99 pecore per venirci a
prendere; bisogna essere fuggiti, perché Lui si scomodi e corra a prenderci per
gettarci sulle sue spalle – ed è sulle sue spalle che scopriamo che anche lui
non profuma, che anche lui puzza, ed è la puzza di sudore, la puzza dei poveri,
che non si lavano, non perché non ne hanno voglia, ma perché non c’è tempo.
Perché il tempo è per lavorare e per cercare lavoro, il tempo è per pulire la
casa e accudire ai figli, il tempo è per amare. E allora scopriamo, lì sulle
sue spalle, che anche Lui ha i nostri problemi con il tempo, che anche Lui sta
lavorando per noi suoi figli; che anche Lui sta sudando per noi suoi figli; che
anche Lui sta pulendo la casa per accogliere noi suoi figli: scopriamo che Lui ci
ama.
E
poi ci mette giù, ci mette a terra perché camminiamo tranquilli; e poi ci mette
a terra perché possiamo finalmente camminare con le nostre gambe. E appena tocchiamo
terra ci ricordiamo di Lui, della sua puzza, del suo sudore, del suo amore. Ci
ricordiamo delle sue mani forti, del suo esserci venuto a cercare. E allora una
volta a terra ci mettiamo a cercarlo. Da cercati a cercatori (esercitazioni peguyane,
diario 2000).
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