lunedì 22 maggio 2023

OMELIA DOMENICA 28 MAGGIO 2023

 



PENTECOSTE 2023

At 2,1-11; Sal 103; 1 Cor 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23

 

Paolo Cugini

 

Il mistero dell’Ascensione ci ha condotto a riflettere sulla nuova forma della presenza del Signore. Gesù non sparisce, non abbandona i suoi, ma li invita a seguirlo in un modo diverso, a riconoscerlo, quindi, negli indizi che ha lasciato nella storia. Incontrare il Signore durante la vita è fondamentale per dare una direzione significativa alla nostra esistenza. Senza questo incontro la vita rimane priva del suo significato più profondo. Le letture del giorno di Pentecoste ci aiutano a riflettere sui benefici che lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Signore, provoca nella vita di tutti coloro che l’accolgono. Vediamo.

E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? (At 2,8). Quello che avviene nel giorno di Pentecoste nella narrazione di Luca negli Atti degli Apostoli è un dato strano, che può essere interpretato in tanti modi: ne abbozzo uno. Chi accoglie lo Spirito Santo, impara ad entrare in dialogo con gli altri preoccupato non d’imporre la propria idea, ma di ascoltare in modo empatico. È il linguaggio dell’amore che diviene comprensibile a tutte le persone di ogni lingua e nazione. Un linguaggio che non viene spontaneo, ma che esige uno sforzo quotidiano di traduzione di ciò che accogliamo dallo Spirito Santo. Occorre aggiungere un aspetto che, a mio avviso, è molto importante. Quello che ci presenta il testo ascoltato, prima di essere una prassi, è un obiettivo che, per raggiungere il quale, dobbiamo lottare ogni giorno. Parlare il linguaggio dell’amore esige un lavoro costante di relazione con il Signore e di impegno quotidiano da mettere in atto nelle relazioni. Possiamo farcela, con l’aiuto dello Spirito Santo.

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti (1 Cor 12,4). Lo Spirito Santo produce nella storia il dinamismo opposto di ciò che produce lo spirito del mondo. Se, infatti, quest’ultimo, spinge l’umanità in cammini di uniformità, per cui qualsiasi forma differente diventa un problema che può condurre alla violenza e alla costrizione, ben differente è lazione dello Spirito che, invece di stimolare l’uniformità produce la differenza. L’azione dello Spirito Santo permette ad ogni persona di realizzarsi come figlia e figlio di Dio, in cui il proprio specifico non viene vissuto in competizione con le diversità degli altri, ma elemento fondamentale per esprimere l’unità. Si coglie molto bene, ascoltando Paolo, la logica differente sottesa ai modelli di umanità che lo spirito del mondo e lo Spirito Santo producono. Mentre il primo non riesce a tollerare la diversità, perché la interpreta come minaccia al proprio potere di comando, che esige una sottomissione uniformata e silenziosa, al contrario lo Spirito Santo che lavora per l’Uno e l’unità, la diversità non solo non è un problema, ma una ricchezza e, per questo, la stimola. Lo Spirito Santo lavora dentro di noi per farci scoprire il senso della nostra esistenza, ne stimola le potenzialità che vengono attività non per andare in conflitto con gli altri, ma per contribuire in modo significativo alla comunione. La comunità, allora, in questa prospettiva è il luogo in cui si manifesta l’azione dello Spirito Santo.

“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco (Gv 20,20). Lo Spirito Santo mentre produce nel mondo il cammino dell’unità nella diversità, crea la pace. È la prima parola che i Signore risorto pronuncia La pace è il dono che Gesù risorta porta all’umanità. Dove c’è lo Spirito del Signore regna la pace, perché stimola cammini di amore, di comprensione, di accoglienza e condivisione. Quando accogliamo il suo Spirito non dobbiamo più temere nulla, perché gli altri non sono più una minaccia, ma diventano fratelli e sorelle. Le comunità cristiane che nascono dalla presenza del Signore sono spazi in cui ci esercitiamo alla pace. Non a caso Gesù subito dopo l’annuncio di pace mostra le mani e il fianco: perché? Sono il segno del prezzo pagato per portare la pace in un mondo pieno di tensioni e di odio. Essere operatore di pace significa essere disponibile ad affrontare l’arroganza e la violenza del mondo, che non accetta la diversità e fa di tutto per sopprimerla. Le mani e il fianco sono il segno tangibile dell’impegno di Gesù per realizzare il progetto di amore e di giustizia di Dio. La comunità cristiana mentre accoglie lo Spirito del Signore, invoca allo stesso tempo la forza per riuscire a stare in mezzo al mondo con lo stile di Gesù, senza lasciarsi travolgere dall’odio del mondo che provoca violenza. La pace del Signore Gesù sia sempre con noi. 

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