lunedì 29 febbraio 2016

NESSUNO TI CONDANNA




Domenica. V di Quaresima, C
(Is 43, 16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Jo 8,1-11)

Paolo Cugini

1. Ci stiamo avvicinando alla celebrazione della Pasqua del Signore, del mistero della sua morte e Risurrezione, e la liturgia dell Parola ci spinge verso un ultimo passo del cammino di quaresima. Dopo essersi soffermata a mostrarci la realtà della nostra umanità e della possibilità che in Cristo abbiamo di riscoprire la nostra dignità di figli, oggi abbiamo ascoltato che cosa l’incontro con Cristo dovrebbe produrre in noi. Discepolo  e discepola è colui e colei che incontra Cristo e accetta di seguirlo sino alla morte, scoprendo che, oltre la morte spirituale dei nostri peccati, c’è una possibilità nuova di vita, un superavit di significato, che richiede alcune condizioni.

2. Che cosa significa che storia ascoltata nel Vangelo? Tante cose. Senza dubbio ci rimette dinnanzi alla nostra condizione di peccatori: fa sempre bene alla salute spirituale ricordarci chi siamo e da dove veniamo. C’è, comunque, in questo testo che narra l’incontro di Gesù con la donna sorpresa in adulterio, qualcosa di nuovo che diventa estremamente importante nel nostro cammino di fede. Questo qualcosa di nuovo è l’atteggiamento di Gesù dinanzi alla donna adultera. Gesù, infatti, non esprime nessun giudizio morale che possa in un certo modo umiliare la donna, metterla a disagio, farla sentire in colpa. Al contrario, nella scena narrata, Gesù diventa l’ancora di salvezza per questa donna, dinanzi ad un’umanità inferocita per il suo peccato. E questo è, allo stesso tempo, un quadretto abbastanza ridicolo, ironico. Non è Gesù che si scandalizza e fa della morale per il peccato commesso dalla donna, ma sono gli uomini che condividono la stessa condizione di peccato a giudicare, condannare la donna, esprimendo, in questo modo, un clamoroso autogol, come poi si rivela nel resto del racconto. Gesù non condanna, non giudica, ma fa silenzio. É questo senza dubbio un grandissimo insegnamento evangelico, del quale dovremmo fare tesoro in questo cammino di quaresima. Se abbiamo interiorizzato un pò le letture di queste domeniche, allora avremmo dovuto capire che solo Dio é santo e noi siamo tutti peccatori. La verità di questa presa di coscienza spirituale, la dovremmo esprimere con il nostro silenzio sul peccato degli altri, la sospensione del nostro giudizio che si trasforma in condanna, allontanamento, discriminazione. Infatti, tutti noi sappiamo molto bene quanto sia difficile liberarci dal peccato, vincere la tentazione,camminare nella fedeltà. La consapevolezza della difficoltà di vivere coerentemente il nostro rapporto con il Signore, dovrebbe aiutarci a diventare maestri di umanità, per avere verso gli altri la stessa compassione che il Signore ha avuto e continua ad avere con noi. E allora, perché Gesù tace? Perché dinnanzi alla stupidità manifestata dai giudizi sul peccato altrui, è meglio tacere.  Silenzio come mezzo per aiutare tutti quanti a compiere una sana riflessione introspettiva e capire che, la differenza tra la donna e noi, non è poi così grande. E siccome c’è somiglianza nella condizione di peccato, é meglio chinare la testa e filarsela alla svelta. Gesù non giudica né la donna né la gente che voleva ucciderla: offre a tutti la possibilità di guardarsi dentro e, in questo modo, prendere una decisione più serena e obiettiva. Gesù è la pace che aiuta l’umanità a tornare in se stessa, a prendere tempo, a guardarsi dentro, a conoscersi meglio per maturare decisioni più libere e consapevoli, non dettate da passioni immediate o accecate da leggi fatte da uomini. Gesù è il Figlio che ci ama come fratelli e sorelle, tutti quanti allo stesso modo, e siccome ci vuole bene ci accoglie in questa relazione fraterna per condurci a guardare nell’altro, nell’altra non un nemico da uccidere, ma un fratello, una sorella da amare, abbracciare, accogliere. Sono questi atteggiamenti che manifestano la natura divina di Gesù. È questa umanità sovraccarica di amore,che riesce a intravedere una possibilità di vita là dove l’umanità vede solo morte, che ci conduce ad affermare la divinità di Cristo.

3. Essere Cristiani significa seguire il Signore e, mentre lo seguiamo veniamo trasformati dal suo Spirito per conformarci a Lui. É una riflessione che abbiamo già fatto nella seconda domenica di quaresima, quando tentavamo di penetrare il mistero della trasfigurazione del Signore.  Che cosa significa ciò? Quando è che avviene in noi quella capacità di vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle? Che cosa ci succede quando cominciamo ad avere lo stesso sguardo di Cristo sulla realtà?
Ci sbarazziamo del passato. Ce lo ricorda san Paolo nella seconda lettura e anche Isaia nella prima. “Per causa Sua ho perso tutto. Considero tutto come spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere incontrato unito a Lui” (Fil 3,8).

É quando attribuiamo la nostra forza, la nostra identità alle cose che ci sentiamo in diritto di giudicare gli altri . Quando Cristo, la nostra pace, entra nella nostra vita, produce in noi questo sentimento di libertà, di apertura totale agli altri, desiderio che si realizza nella collaborazione alla costruzione del Regno dei cieli. Quando il Signore entra davvero nella nostra vita –ed è questo che dovrebbe succedere a Pasqua- allora tutto quello che eravamo non serve più, lo possiamo gettare via, perché appartiene all’uomo vecchio, alla donna vecchia, appartiene a quel passato egoista che ci conduceva a sentirci superiori agli altri e, di conseguenza, a giudicarli.  Solo che, in Cristo siamo divenuti creature nuove ( cfr. 2 Cor 5,17) e le creature nuove camminano guardando avanti, al futuro,senza rancori e invidie, ma con l’anima ripiena di compassione e misericordia.

“Non ricordate le cose passate, non guardate per i fatti antichi. Ecco che io faccio nuove tutte le cose e già stanno sorgendo: per caso non le riconoscete?” (Is 43,18-19).

Nel Battesimo siamo divenuti creature nuove e come tali siamo stati resi capaci di cogliere la novità del Signore presente nella storia. Una storia che Gesù ha scritto con la propria sofferenza e con il proprio sangue: una storia che continua in questo stesso modo. Vediamo le cose nuove che Dio sta realizzando, quando siamo disposti ad amare sino alle estreme conseguenze, quando siamo disposti a morire al nostro egoismo, che si trasforma nell’umana tentazione di eliminare l’altro, affinché, al contrario, possa incontrare spazio, amore, accoglienza. Riusciamo a vedere le cose nuove del Signore quando apprendiamo ad offrire ai fratelli e alle sorelle che il Signore pone sul nostro cammino, non un giudizio negativo di condanna, ma una nuova possibilità di vita. É di cristiani così aperti e nuovi che il mondo ha bisogno: di bacchettoni, possiamo anche farne a meno.

4. “Meraviglie ha fatto con noi il Signore, esultiamo di allegria!”.
 Questa esplosione di gioia che abbiamo manifestato con il salmo, possa essere espressa durante tutta la settimana attraverso quegli atti nuovi, quegli sguardi nuovi dei quali Dio Padre ci ha resi capaci attraverso il suo Figlio Gesù.




Nessun commento:

Posta un commento