Ger 17,5-8; Sale 1; 1Cor 15, 12.16-20;Lc 6,17.20-26
Paolo Cugini
Riuscire a non turbare una liturgia della
Parola come questa non è facile. Per commentare questa Parola in modo che
penetri nel cuore delle persone con tutta la forza di cui Essa è costituita, è
necessario camminare in modo molto coerente con il contenuto del testo. Perché
il pericolo costante del predicatore è quello di diluire il contenuto della
Parola secondo i propri limiti, cioè di non lasciare che la Parola dica quello
che voleva dire, ma trascinarla dalla propria parte, giustificando così la
propria mancanza di fede, l’incapacità di seguire Gesù con quella coerenza di
vita che il Vangelo esige. In questo modo, non solo il predicatore non si
converte, ma anche il popolo di Dio, soprattutto quello più debole nella fede,
che non si sforza di informarsi leggendo e sfogliando il testo della Scrittura,
ma si lascia trascinare dal discorso del predicatore. Infatti, di fronte alle
Parole appena ascoltate, possiamo riflettere entrando in noi stessi e pensando:
“Come mai gli uomini, le donne di fronte ad una Parola come questa, continuano
a mantenere lo stesso sistema corrotto che si nutre di ignoranza e pigrizia?
".
«Beati voi poveri, perché vostro è il Regno
di Dio. Beati voi che ora avete fame... Beati voi che ora piangete... Beati voi
quando gli uomini vi odieranno... a causa del Figlio dell'uomo (Lc 6,20s).
Parole
impressionanti che richiedono una pausa di riflessione. In realtà, queste sono
parole che contraddicono ciò che viviamo quotidianamente, dove i poveri vengono
sminuiti, umiliati e massacrati. I poveri soffrono, soprattutto, perché sono
umiliati nella loro dignità: sono degradati, considerati come persone di
seconda fascia. Ecco perché i poveri non si piacciono e spesso cercano di
mascherare la propria condizione sociale, per sentirsi accolti come persone e
non rifiutati come qualsiasi altro animale. È questa persona umiliata,
calpestata nella sua dignità che Dio pone al suo fianco, come suo primo erede.
Il padrone del Regno di Dio non sarà uno dei potenti di questo mondo, ma, al
contrario, uno tra gli esclusi, gli affamati, gli assetati, cioè tutti coloro
che, in questo mondo, hanno sperimentato disaccordi a causa dell'ingiustizia
umana. Questo è l'altro lato della storia. Dal punto di vista di Dio, nessuno è
povero perché lo ha voluto, né perché Dio lo ha voluto. Se ci sono tanti
poveri, non è a causa del disegno di Dio, ma a causa della malvagità dell'uomo,
che non si accontenta di ciò che ha, ma vuole sempre di più. La povertà non è
solo un problema sociale che gli uomini non possono risolvere: è soprattutto un
problema spirituale. È lo stesso profeta Geremia che, nella prima lettura, ci
fornisce il materiale per comprendere il punto di vista di Dio:
Maledetto
l'uomo che confida nell'uomo e fa consistere nella carne umana la sua forza (Ger
17,5).
Questo
è il problema: una vita confidando nelle proprie forze, nella ricerca
dell'autosufficienza, dell'autonomia, che porta lontano dalle vie di Dio. Un
uomo così, una donna così, che confida solo in se stesso e guarda solo il
proprio ombelico, è maledetto da Dio, perché i frutti che produce sono frutti
di morte. Chi bada solo al proprio interesse non si preoccupa dei problemi dei
fratelli e delle sorelle che Dio mette sul suo cammino.
È
una vita egocentrica, alla continua ricerca del proprio interesse, del
soddisfacimento del proprio egoismo che, di conseguenza, provoca situazioni di
tremenda ingiustizia e disuguaglianza.. I problemi che affrontiamo ogni giorno
sono problemi sociali che hanno un'origine spirituale, cioè, sono stati tutti
generati da persone egoiste, che hanno fatto e continuano a fare di tutto per
trarre il massimo dalle situazioni in cui si sono trovate. Di fronte a questa
situazione travolgente, Gesù esprime l'opinione di Dio, che non resta né
silenzioso né neutrale di fronte al massacro dei suoi figli e figlie, ma assume
una posizione molto chiara che deve condurre i cristiani sulla stessa strada.
Pertanto, di fronte a questa pagina chiarissima, che non ha nemmeno bisogno di
spiegazioni, potremmo chiederci: chi stiamo adulando? Su chi contiamo nel
nostro presente e nel nostro futuro? Cosa e chi stiamo cercando? Non ha senso
parlare continuamente di Dio, entrare in chiesa ogni domenica, mangiare il
Corpo di Cristo se poi, nella vita concreta di tutti i giorni, il Corpo di
Cristo viene lasciato indietro, perché cerchiamo i favori dei politici corrotti
del mondo ogni giorno.
Guai
a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione!
(Lc 6,24).
Con
una Parola forte e chiara come questa, non c’è bisogno di chiarire da che parte
sta Dio. Sì, perché la verità è questa: Dio, in Gesù, ha preso posizione, ha
chiarito una volta per tutte che la ricchezza è sinonimo di ingiustizia, che,
se c'è povertà è perché qualcuno è troppo egoista e a Dio non piacciono gli
egoisti. Inoltre, queste parole forti e chiare ci spingono a cercare la nostra
consolazione non in ciò che perisce, come la ricchezza, il denaro, l'accumulo
di terre, ma in ciò che è imperituro, che dura per sempre. Per questo siamo qui
e vogliamo nutrire le nostre anime con queste Parole e con il Corpo di Cristo,
per rifornire la nostra vita dell'amore di Dio che si è manifestato in Cristo,
che si è spogliato di tutto per donarci la propria vita. La vita di Gesù è
l'opposto dell'egoismo, la sua strada è dalla parte opposta dei ricchi di
questo mondo, il suo atteggiamento dischiude il significato autentico della
vita umana e indica la strada che deve essere seguita da tutta l'umanità:
l'amore. Cristo, infatti, non è morto solo per se stesso, per un semplice
destino, ma per darci un esempio (1Pt 1,4s), affinché, interiorizzando la sua
vita e le sue Parole, sappiamo guardare il mondo come Dio lo guarda e come Dio
lo vuole e, ricolmi del suo amore, riuscire ad affrontare gli arroganti di
questo mondo, che in ogni momento non perdono l'occasione di ingannare gli
uomini e le donne con le loro vuote promesse.
Rallegratevi
in questo giorno ed esultate, perché la vostra ricompensa sarà grande nei
ciel (Lc 6,23).
Il
Vangelo è un balsamo per le nostre orecchie, una delizia per i nostri occhi: è
un invito continuo a non perdersi mai d'animo, perché Cristo stesso ha già
percorso questa strada. Sta a noi riempire il nostro tempo non con parole
vuote, ma con quella Parola che dà senso alla nostra esistenza. Il Vangelo, da
un lato, si presenta come una Parola dura, dall'altro indica la via verso la
salvezza, che comporta un cambiamento radicale di vita. Chiediamo a Dio che
questa Santa Eucaristia possa essere un passo avanti nella ricerca di uno stile
di vita diverso, più umano ed evangelico.