sabato 2 dicembre 2023

C'è speranza nel mondo

 



I DOMENICA AVVENTO B

Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Sal 79; 1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

 

Paolo Cugini

 

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
(Is 63, 17).

 

In questo versetto del profeta Isaia è racchiuso il significato dell’Avvento. Il punto di partenza è la percezione esistenziale di un vuoto, un non senso che caratterizza la vita presente. Se ci guardiamo bene intorno sembra proprio che Isaia abbia ragione. Guerre da ogni parte del pianeta, che esprimono l’incapacità umana di convivere in modo pacifico e, allo stesso tempo, il volere di imporre con arroganza la propria forza sugli altri. Per no parlare poi dei femminicidi che sconvolgono la vita di tante donne, di tante famiglie, dinanzi ai quali rimaniamo esterrefatti, senza parole. Vaghiamo sulle strade della vita circondati da fenomeni che ci sconvolgono, perché ci trovano impreparati. In realtà, proprio questi eventi rivelano qualcosa di noi, della nostra cultura, del nostro modo di essere e di relazionarci con gli altri. Le tragiche situazioni che stanno affollando la nostra vita quotidiana riguardano le relazioni interpersonali e indicano, allo stesso tempo, il cammino che dobbiamo compiere. Le guerre rivelano l’incapacità di convivere con il diverso e, allo stesso tempo, la riduzione semplicistica della soluzione dei problemi al mero uso della forza. I femminicidi rivelano tantissime cose della nostra cultura, di come siamo fatti, dell’immaturità umana di tanti uomini incapaci di gestire i propri sentimenti e, soprattutto, le proprie frustrazioni.

La percezione che stiamo camminando su strade che non sembrano avere una meta, parafrasando Isaia, non deve provocare un sentimento di scoraggiamento, ma una riflessione personale e comunitaria. La domanda potrebbe essere questa: siamo condannati a vivere in questo modo conflittuale, in un mondo che non riesce a qualificare le proprie relazioni? Le letture che ascoltiamo in questa prima domenica di Avvento ci mostrano un cammino, e un atteggiamento. Il cristiano e la comunità cristiana sono invitati alla speranza, non perché ci sarà una soluzione dopo la morte, ma perché c’è un principio di vita nuova già inserito dentro la storia da Gesù Cristo. È a questa novità che siamo invitati a guardare. È a questo tipo di speranza che siamo orientati a guardare. C’è speranza nel mondo e c’è speranza per noi, perché Gesù ha inaugurato un modo nuovo di vivere. È Lui, infatti, che ha fatto dei popoli in conflitto un cammino di pace, non usando la forza, ma attirando l’odio su di sé. Gesù ci ha insegnato a vivere i conflitti non aumentando le tensioni, ma riducendole al minimo con l’amore, la dolcezza, l’ascolto. Gesù ci ha insegnato che è possibile uscire dalla cultura patriarcale e dalle sue nefaste influenze, non con discorsi, ma con nuovi atteggiamenti che riproducono nella storia l’uguaglianza di donne e uomini voluta da Dio.

C’è speranza per tutti e tutte perché l’amore di Dio manifestato dal Figlio Gesù è stato riversato nei nostri cuori e continua ad essere riversato grazie allo Spirito Santo. Accogliamo, allora, lo Spirito di Cristo per vivere di Lui e come Lui. 

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