Paolo Cugini
“È
impossibile, infatti, che il sangue dei capri e dei tori elimini i peccati”
(Eb 10, 4). Più chiaro di così! È un passaggio di una chiarezza impressionante.
I peccati si eliminano solamente seguendo l’esempio di Gesù e cioè, con una
vita di donazione gratuita di sé. Versetto che distrugge la logica del
sacrificio, le sue ragioni di essere, e introduce la logica del dono. La logica
del sacrificio è retta dall’orgoglio e dall’idea di Dio come qualcuno che ti
vuole male, che devi placare con dei sacrifici, i fioretti. La logica del dono
inaugurata da Gesù è nell’altra direzione, non basata sulla propria forza, ma
sull’amore del Padre accolto. Questo nuovo cammino mostra il volto di Dio come
un padre che ama i suoi figli, inaugura in questo modo, il cammino dell’amore,
della tenerezza, della misericordia. È una Padre che fa il tifo per noi, che
mette le cose in modo tale da aiutarci nel cammino.
“Così
egli abolisce il primo sacrificio per costruire quello nuovo” (Eb 10,9). Un
nuovo sacrificio che, in realtà, non è più un sacrificio, ma un cammino.
Bisognerebbe a questo punto capire come mai, nonostante ci siano passi come
questi nel Nuovo Testamento dove si parla chiaro, in cui viene specificato con
argomentazioni lucide la fine del vecchio schema sacrificale, nella Chiesa,
soprattutto nei libri liturgici, questo schema rimane senza problemi. Eppure,
quello inaugurato da Gesù e quello in voga nell’antico Testamento da Lui superato
una volta per tutte, sottendo due modalità di relazione con Dio e due
concezioni teologiche totalmente differenti, anzi, opposte. Lutero lo aveva
capito benissimo, la Chiesa Cattolica, invece, dà ancora troppo ascolto al
pensiero devozionale, mettendo, nonostante i proclami, la Parola di Dio in
secondo piano.
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