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sabato 8 aprile 2023

OMELIA DELLA MESSA DELLA NOTTE DI PASQUA

 



SABATO SANTO 2023

 

Paolo Cugini

Che cosa dice questa notte al nostro cammino di fede, al nostro cammino quaresimale? Dice che c’è speranza per tutti! La notte in cui ricordiamo la resurrezione di Gesù ci rivela il senso della nostra vita: siamo nati per vivere e per vivere in modo. Ci dice anche che il male non ha la meglio sul bene e che la luce ha vinto le tenebre. È, dunque una notte che ci invita a perseverare nel cammino tracciato dal Signore anche e soprattutto quando le tenebre sembrano prevalere sulla luce e noi non riuscivamo più a capire la strada da intraprendere.

Per questo facciamo nostre le parole bellissime del Preconio Pasquale: Felice colpa che meritò di avere un così grande redentore! E ancora: Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la con concordia e la pace. È la logica dell’amore che Gesù ha scritto nella storia degli uomini e delle donne. Storia segnata da sofferenze e dolore, ma che con lo sguardo fisso su Gesù, possono trasformarsi in forza che vince il mondo.

È proprio questa storia che la liturgia della Parola, così ricca in questa grande notte, ci ha narrato. Storia del popolo d’Israele che dice anche di noi, popolo di Dio desideroso di vivere del suo amore, ma che spesso facciamo l’esperienza della chiusura egoistica, che non lascia spazio alla luce di Dio. Storia di disuguaglianze, di ingiustizie, di soprusi, di guerre e di odio. Eppure, per coloro che vivono cercando il Signore, in ogni momento ne intravedono la presenza. È stato proprio così per i grandi profeti come Isaia, le cui riflessioni ci sono state proposte durante la veglia. Ed è così anche per le donne e gli uomini che in mezzo a tante fatiche e sofferenze cercano il volto del Signore.

La liturgia della notte di Pasqua ci permette anche di riscoprire il significato del nostro battessimo, della nostra immersione nell’amore del Signore. Proprio in questa notte nella Chiesa primitiva venivano battezzati i neofiti dopo un lungo percorso di preparazione per essere introdotti nei misteri. Il passaggio dalla notte al giorno, dalle tenebre alla luce, simbolizzati dal contesto specifico della veglia pasquale. voleva indicare uno dei primi significati di questo sacramento. Il problema per noi battezzati e riuscire a rimanere nella luce nonostante le tenebre che ci avvolgono dentro e fuori di noi. È una sfida che possiamo vincere insieme nella comunità, ascoltando la Parola di Gesù e, soprattutto, facendo di tutto per viverla ogni giorno.

Chiamati ad essere testimoni della luce del risorto: è questa la nostra vocazione!

 

sabato 7 gennaio 2023

BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO A

 



(Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17)

Paolo Cugini


La festa del battesimo del Signore ci permette di riflettere sul significato di quel sacramento che ancora oggi viene richiesto da quasi tutti i genitori per i loro figli, ma la cui comprensione effettiva è molto offuscata. Senza dubbio, è una richiesta che va accolta e accompagnata, per quello che è possibile, all’interno di un percorso di fede. A volte, la richiesta del battesimo diviene l’occasione per i genitori di riavvicinarsi ad un discorso di fede, mentre in altri casi, si tratta semplicemente di un gesto dai caratteri sociali più che religiosi. Le letture che abbiamo ascoltato ci permettono di recuperare qualche significato del battesimo: vediamo.

Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta (Is, 42 2-3a). Con queste metafore Isaia vuole far comprendere che il Servo di JHWH, questo personaggio misterioso, che i padri della Chiesa hanno visto come un’anticipazione del messia, non farà uso di alcuna forma di violenza, neppure verbale, ma rispetterà i tempi e i modi di ciascuno. Egli, infatti, è inviato a persone impreparate, simili a canne incrinate pronte a rompersi o a stoppini fumiganti che facilmente si spengono. Il suo compito non è dunque quello di imporre il suo messaggio di liberazione, con il rischio di suscitare il rifiuto delle persone a cui si rivolge, ma piuttosto quello di proporlo in modo da ottenere un'adesione libera e convinta. Battezzarsi significa, in questa prospettiva, immergersi nel mondo della non-violenza vissuta da Gesù, sforzarsi di mettere in atto delle dinamiche di pace nei contesi di vita in cui ci si trova a vivere. Immergersi nel Signore significa rinunciare alla logica della forza, che si tramuta in guerra, generando tensioni e discordie. Il battesimo ci pone nel cammino della comunità dei fratelli e delle sorelle che si riconoscono nel Vangelo del Signore e si sforzano di vivere in modo diverso. Ciò che viene espresso dal profeta Isaia sono i tratti dell’umanità nuova visibile in Gesù Cristo e che lo Spirito Santo è in grado di formare in tutti coloro che l’accoglieranno.

Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga (At 10, 34s). Lo Spirito Sano non solo forma i tratti dell’umanità del Signore nella nostra, ma ci apre la mente e il cuore, mostrandoci un modo diverso di stare al mondo. Quella di Pietro è la testimonianza di un cammino compiuto con il Signore e che continua anche dopo la sua morte e resurrezione. Il cammino di comprensione della nuova realtà è lento e non sempre progressivo, perché imbatte costantemente nelle nostre paure e miserie. Arrivare a vivere quello che il Signore viveva non è facile, perché esige uno spirito libero dalle strutture culturali che annebbiano la vista sul mondo. Eppure, Pietro ci insegna che è possibile e che non bisogna demordere mai. Dio non fa preferenza di persone: ecco la grande intuizione! In un mondo in cui fin da piccoli siamo indirizzati a divenire i migliori, a considerare chi viene da altri mondi culturali o sessuali come essere inferiori, non è per nulla facile non solo comprendere quello che ha compreso Pietro ma, soprattutto, viverlo. Attraverso il battesimo veniamo immessi in quella comunità di fratelli e sorelle che hanno capito che dinanzi a Dio siamo tutti uguali, tutti figli e figlie suoi, a sua immagine e somiglianza e dove le diversità non sono nell’ordine della discriminazione, ma della ricchezza del mistero di Dio.

Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia (Mt 3,13s). Il battesimo di Gesù non ci rivela qualcosa sulla sua natura, ma sul suo progetto di vita. Gesù ha interpretato la sua vita come una missione per mostrare all’umanità il senso autentico dell’esistenza e cioè che siamo al mondo non per accumulare beni o per dimostrare di essere migliori degli altri, ma per amare, por discernere con giustizia e attivare modalità di relazione pacifiche e non violente. Ebbene, per compiere questo progetto Gesù ha compreso che non poteva farlo dall’alto al basso, da una cattedra, ma abbassandosi, facendo uno di noi. La vita adulta di Gesù è stato un cammino di abbassamento, di umiliazione e, come dice il Vangelo di Giovanni, venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). A me sembra una bella indicazione di metodo, che vale per tutti coloro chiamati a vivere relazioni educative di paternità, di maternità o altro. I contenuti esistenziali non si insegnano come farebbe un professore dalla cattedra, ma si comunicano mettendosi al livello di coloro ai quali si vuole inviare il messaggio.

 

domenica 7 agosto 2022

SONO VENUTO A GETTARE IL FUOCO SULLA TERRA!

 



XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 12,49-53

Paolo Cugini

 

Il Vangelo di Luca, che stiamo leggendo in queste domeniche, è senza dubbio quello che più di tutti propone il tema della pace, come contenuto portante il messaggio di Gesù. Il Vangelo si apre con il coro angelico che annuncia la nascita del messia augurando la pace agli uomini di buona volontà e termina con l’annuncio di pace del Cristo resuscitato. Messaggio centrale, dunque, perché la pace che Gesù dona è la sua stessa persona che pone fine alla ricerca di qualcosa che possa dare un senso alla vita: è Lui il senso delle cose perché, come ci ricorda san Paolo, in Lui tutto è stato fatto. Proprio per questo le parole del Vangelo di oggi destano scalpore, perché invece di annunciare la pace annunciano la divisione. Che cosa ha voluto dire Gesù con tali parole, che cosa significa questo discorso? Ascoltiamolo.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Il messaggio del Vangelo è una proposta fatta per tutti, ma la si accoglie personalmente. Gesù propone il suo messaggio e non forza mai nessuno a seguirlo. La prova di questo è l’incontro con il giovane ricco che, dopo alcune battute positive, che facevano intravedere una risposta positiva, all’ultima richiesta di Gesù di vendere tutto e darlo ai poveri, se ne andò via triste. Probabilmente questa dimensione libera e personale della proposta di Gesù non riusciamo ad inquadrarla bene, visto che la storia è andata in tutt’altra direzione. Dal IV secolo d.C., infatti, le conversioni avvenivano in massa: una nazione diveniva cristiana a partire dalla conversione del re e della regina. Sappiamo, comunque, che molte storie di santi, di persone che hanno aderito personalmente la Vangelo sono esistite anche in questi secoli di cristianesimo forzato e di massa. Un po' di questo stile di cristianesimo di massa è rimasto anche nei nostri giorni. Il sistema dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, che vengono somministrati ai bambini durante il periodo scolastico, tutti allo stesso tempo, ha poco a che fare con lo stile libero e personale di Gesù. Quando in una casa una persona accoglie con gioia e libertà il Vangelo e cerca di viverlo nel vissuto quotidiano, provoca immediatamente delle divisioni, delle incomprensioni, delle liti. È quello che abbiamo ascoltato nella prima lettura che narra le incomprensioni, gli insulti e le violenze che il giovane profeta Geremia ha dovuto subire dai suoi concittadini per il semplice fatto che li metteva al corrente del giudizio di Dio sulla loro meschina condotta: In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremia, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male” (Ger 38,4s). nonostante tutto, però, Geremia che viene da una profonda esperienza persona della presenza del Signore, non si sente abbandonato. È questo che esprime il salmo di oggi: Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido (Sal 39).

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Vengono in mente le lingue di fuoco simbolo dello Spirito Santo disceso sugli apostoli e le appostole nel cenacolo nel giorno di Pentecoste, ad inaugurare la nuova realtà portata da Gesù. È questo il fuoco che porta Gesù, il suo Spirito. Gesù non vede l’ora che i suoi discepoli instaurino un modo nuovo di relazionarsi con Dio, non più mediato da leggi, precetti, obbligazioni che rimangono chiuse nella logica del merito, ma all’interno di una relazione personale e d’amore con il Padre. Affinché questo fuoco scenda dal cielo è necessaria l’immersione di Gesù nella sua morte come segno del suo amore per i suoi. È questo il battesimo di cui Gesù parla oggi nel Vangelo: è la sua morte. Del resto, san Paolo ci ricorda che attraverso il battesimo siamo battezzati nella sua morte, sepolti con Lui al peccato: O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? (Rom 6,3).

Imparare a fare spazio al Signore nella nostra vita per uscire da un’adesione di massa della fede verso un’esperienza persona e d’amore. Solamente in questo modo, come ci ricorda oggi l’autore della lettera agli Ebrei, possiamo correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12, 2).

lunedì 3 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

 




Paolo Cugini

 

         Iniziamo l’anno con la festa del battesimo del Signore, un’occasione che la liturgia ci offre per riflettere sul senso del nostro battesimo, affinché sia in sintonia con il battesimo di Gesù. Nella liturgia di oggi vengono presentati dalle letture due significati del battesimo, che ritroviamo uniti nel rito attuale, vale a dire il battesimo con acqua, che era quello fornito da Giovanni il Battista e il battesimo con Spirito Santo proposto da Gesù. Attraverso le letture che ci vengono proposte, proviamo ad approfondire il significato autentico del Battesimo.

Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata
(Is 40).

Il battesimo che Giovanni il Battista predica è il battesimo con acqua e lo fa con parole dure chiamando la folla di: “razza di vipere”, invitando alla conversione, al cambiamento di vita. C’è dunque un primo livello nella vita di fede, che consiste nell’impegno a porre dei gesti concreti di cambiamento di vita, che consistono nell’abbandonare le abitudini negativi, i vizi, le passioni che sconvolgono l’esistenza. Non a caso Giovanni Battista quando predica utilizza il testo d’Isaia, che oggi la liturgia ci ha proposto nella prima lettura. Si tratta di spianare la strada della nostra vita affinché vi possa entrare il Signore, sistemare il terreno accidentato, colmare le valli. Sono tutte espressioni che invitano ad un cambiamento di vita, perché non possiamo appellarci al Signore continuando a vivere in uno stile di vita che contraddice quello che invochiamo. Il battesimo con acqua vuole simbolizzare questo sforzo di “pulizia” esterna della nostra vita, pulizia che siamo noi stessi chiamati a compiere.

Poi c’è l’entrata in scena di Gesù, che realizza in parte le aspettative di Giovanni Battista. Gesù viene a portare lo Spirito Santo, che è vita piena per tutti in modo gratuito. Questa Spirito di vita donato gratuitamente a tutti è grazie alla vita donata per amore da Gesù. Quando Gesù citerà l’espressione di Giovanni che parlava del futuro messia che avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco, parlerà solo dello Spirito, ma non del fuoco. Gesù è solo amore e non castigo. A tutti c’è un’offerta incensante di vita. Il cielo si aprì: alla disponibilità della vita, corrisponde Dio con il dono di sé. Nell’Antico Testamento si pensava che il cielo fosse chiuso a causa della durezza di cuore del popolo d’Israele, ma si apre con Gesù in modo definitivo e diviene cammino di salvezza per tutti. Lo Spirito Santo è l’energia di Dio, in forma corporea, come una colomba. In questo passaggio c’è un chiaro riferimento al libro della Genesi, in cui si parla dello spirito sulle acque, che dagli ebrei veniva simboleggiato con la colomba. In Gesù c’è la nuova creazione che non si conclude con la morte, ma con la vita. In Gesù c’è solo vita e non condanna, per questo non c’è accenno al fuoco nelle sue parole. Gesù è venuto a portare un messaggio di salvezza per tutti e tutte, nessuno escluso.

 Quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna
(Tt 2).

Paolo, nella lettera a Tito che ci viene proposta nella seconda lettura, ribadisce il discorso del vangelo di Luca. L’amore che riceviamo da Dio in Gesù Cristo non è il frutto del merito per le opere da noi compiute, ma è dono gratuito della sua misericordia. Entrare in questa nuova prospettiva di fede significa avere il coraggio di uscire dalla logica della religione del merito, fatta di obbedienza alle norme e ai precetti, che tranquillizzano la coscienza, ma non permettono di entrare nella sfera della gratuità di Dio, manifestata da Gesù Cristo.

 

 

sabato 9 gennaio 2021

BATTESIMO DEL SIGNORE

 


Paolo Cugini

 

 

È difficile cogliere l’importanza della festa di oggi nel contesto della cultura fortemente secolarizzata in cui ci troviamo. Il sacramento del Battesimo, infatti, come del resto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, prima di essere espressione di un cammino di fede adulto, sono espressione di una dinamica culturale e sociale. Per questo motivo, i genitori cercano la Chiesa per battezzare i loro bambini e li conducono a partecipare ai percorsi di catechesi per accedere ai sacramenti nelle loro parrocchie. Se non lo facessero, i loro figli si sentirebbero discriminati rispetto alla grande maggioranza che intraprende questo tipo di attività. La festa di oggi ci permette, allora, di andare all’origine del rito del battesimo, per riscoprirne significati e motivazioni e per comprendere che, prima di essere un dato socioculturale, il battesimo può essere compreso solamente all’interno di una dinamica di fede in Dio.

Il battesimo di Gesù segna l’inizio della sua vita pubblica da adulto. La parola battesimo, come sappiamo, significa immersione e Gesù con questo gesto decide d’immerge la propria vita totalmente in Dio, affinché tutto nella sua esistenza sia plasmato e modellato dalla Parola e dalla volontà del Padre. Il battesimo diviene dunque, il segno di una rottura con la proposta del mondo e il desiderio d’incamminarsi sui sentieri di Dio. E’, dunque la scelta di una persona libera che dopo un percorso in cui si confronta con la proposta di Dio presente nella Bibbia, scegliere di vivere in un modo nuovo, rispondendo ad un appello che viene dall’alto e percepito come personale. Del resto, lo stesso profeta Isaia, nel brano di lettura che abbiamo ascoltato, ci ricorda che i pensieri del Signore sono diversi dai nostri e quindi, per poter vivere di Lui e con lui occorre incamminarsi verso una scelta definitiva e chiara, che ponga fine ad un modello di vita per iniziarne un altro. Il battesimo simbolizza, quindi, un passaggio da uno stile di vita segnato dalla schiavitù delle passioni verso una vita vissuta nella libertà dei figli e figlie di Dio. Non a caso, la predicazione dei padri della Chiesa dei primi secoli prendeva come evento di riferimento per comprendere meglio il battesimo il passaggio del popolo d’Israele nel mar Rosso (Es 14, 19-31), interpretato appunto, come passaggio dall’Egitto, terra in cui il popolo viveva in schiavitù, verso la libertà simbolizzata dalla terra d’Israele, la terra promessa.



Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo” (1 Gv 5,3). Questo versetto proclamato nella seconda lettura esprime molto bene il senso autentico del Battesimo, ne indica le motivazioni profonde. Se alla nascita siamo generati da nostra madre, che ci immette alla vita, nel battesimo siamo, per così dire, rigenerati da Dio. C’è dunque una prima nascita nella carne, una nascita biologica, ed una seconda rinascita dall’alto, nello Spirito.  La vita nello Spirito iniziata nel Battesimo, ci permette di vivere un’esistenza caratterizzata dalla pace, amore, giustizia, benevolenza, misericordia, che sono i doni dello Spirito (Gal 5, 22). Paolo ci ricorda che chi nel battesimo viene rigenerato da Dio vince il mondo, perché viene immesso in un’altra dimensione, non più condizionata dalla caducità che produce egoismo, invidie, ingiustizia, disuguaglianze, che segnano negativamente la proposta del mondo, ma dalla vita dello Spirito. Ecco perché è così importante il battesimo ed ecco perché non può che essere una scelta libera, frutto di un cammino di presa di coscienza della proposta di Gesù, che getta luce sulla realtà in cui viviamo.

E subito uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli… E venne una voce dal cielo” (Mc 1,10-11). C’è un dato interessante nella narrazione del Vangelo di Marco sul battesimo di Gesù, che vale la pena sottolineare per comprendere sempre meglio il senso del sacramento del battesimo. Secondo la riflessione biblica dopo il peccato di Adamo ed Eva il cielo si chiuse, segnando una separazione definitiva tra il cielo e la terra, tra Dio e l’umanità. Questa chiusura viene espressa in alcuni brani dell’Antico testamento come, ad esempio, il profeta Isaia che implora Dio dicendo: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi” (Is 63,19). Con il Battesimo di Gesù i cieli si squarciano, permettendo, dunque, l’entrata di Dio nella storia degli uomini. D’ora in poi è possibile realizzare una vita in pienezza perché il Figlio, l’amato dal Padre, ha tracciato un cammino possibile per tutti.



Nell’episodio della morte di Gesù narrato da Marco, oltre all’espressione poco sopra commentata, vale a dire: “squarciare” (Mc 15,30: il velo del tempio si squarciò), c’è un altro termine che appare anche nell’episodio del battesimo, vale a dire: la voce. Nel contesto del battesimo si dice che: “venne una voce dal cielo” (Mc 1,11), mentre nel contesto della narrazione della morte di Gesù si dice che: “gridò a gran voce” (Mc 15, 38). Queste corrispondenze letterarie tra l’evento del battesimo di Gesù e la sua morte, hanno prodotto nella prima comunità cristiana una riflessione, vale a dire, attraverso il battesimo partecipiamo alla morte di Gesù. Come infatti, Gesù, accettando di morire ha sconfitto per sempre la forza del mondo su di sé, passando nel mondo d’amore del Padre, così anche noi attraverso il battesimo vinciamo in modo definitivo il mondo (è il tema della seconda lettura di oggi) per vivere con Cristo nell’amore del Padre. 



 

domenica 7 gennaio 2018

BATTESIMO DEL SIGNORE





ASCOLTATE E VIVRETE
Paolo Cugini

La festa del Battesimo del Signore ci permette di riflettere sul senso di questo rito e sul significato del nostro battesimo. Ci sono due aspetti importanti che la liturgia di oggi sottolinea a proposito del Battesimo: la Parola e lo Spirito Santo.
1.       Ascoltate e vivrete” (Is 55,3)
Ascolto della Parola quotidiano significa disponibilità a mettersi in discussione, a cambiare. Può fare questo chi si è abituato a vivere nel presente della storia, chi ha imparato a lottare contro le nostalgie del passato e le illusioni del futuro. Solo chi ha i piedi piantati per terra è disposto ad ascoltare, perché è attento al presente.
Ascoltiamo la Parola per liberarci dai pregiudizi, per vedere la realtà così come la vede Dio, per purificarci da tutte le forme d’ignoranza che assimiliamo nel tempo.

Ascoltare la Parola significa disponibilità a camminare, perché è questo che produce in noi e dentro di noi la Parola: ci rimette in piedi per il cammino della vita. Ci distoglie dal torpore, dal sonno che la vita comoda produce in noi, che anestetizza i centri vitali, che ci fa perdere il significato autentico della vita, perché la vita comoda ci lega alle cose, ci fa pensare materialmente. La Parola ascoltata ci ricorda che c’è qualcosa d’altro, che siamo chiamati non solo per mangiare e dormire e poco altro, ma che c’è dell’altro sulla nostra vita che solo noi possiamo scoprire. Lo scopriamo se ci fermiamo ad ascoltare, se ci fermiamo e facciamo silenzio attorno a noi e in noi, se la smettiamo di identificare la nostra vita con le cose che facciamo, se siamo disposti a lasciarci guidare dalla voce che viene dal cielo.
La Parola è una semente di eternità, che penetra nelle profondità del cuore umano e nessuno può resisterle. Una volta lasciata entrare la Parola di Dio porta frutto: “Così è della mia Parola uscita dalla mia bocca: non tornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che io desidero” (s 55, 10).

2.     “Non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e il sangue. Ed è lo spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (1 Gv 5,6).

C’è dunque anche il tema dello Spirito Santo. Che cosa significa il battesimo nello Spirito? Perché è così importante e, soprattutto, che cos’è? Mi vengono in mente le parole di Gesù dette a Nicodemo di notte nella narrazione di Giovanni capitolo 3:
“Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3). Acqua e Spirito è un tema decisivo di tutto il Nuovo Testamento. C’è un principio visibile che è l’acqua e uno invisibile che è lo Spirito: è il riferimento all’evento della predicazione e del Battesimo. Il battesimo sigilla l’evento dell’accoglienza della predicazione. Dove c’è accoglienza della Parola predicata c’è il Battesimo. Il riferimento alla Spirito è alla forza divina, un’energia che vivifica la Parola e la fede dell’uomo. Cfr. Ez 36: valle piena di ossa aride. Potranno queste ossa rivivere? Solo il Signore può ridare vita a delle ossa inaridite. Mentre il profeta profetizza le ossa rivivificano. Due interventi: quello dalla Parola che dà una forma umana. E poi lo Spirito. La Parola senza lo Spirito è una forma inerte. Lo Spirito senza la Parola è un’energia informe. Gesù Cristo è una forma precisa, ma senza lo Spirito è un uomo del passato, di 2000 anni fa. E’ nello Spirito che il Cristo è vivente e operante oggi. 
Ci vuole l’acqua (la predicazione) e poi lo Spirito. Nello Spirito quella Parola della predicazione diventa una forma ricca di energia. Questo vuole dire nascere dall’acqua e dallo Spirito.