Domenica
-XXX /B
(Ger
31, 7-9, Sal 125; Eb 5,1-6; Mc 10, 46-52)
Paolo Cugini
1. Apprendere ad accostarsi alla Parola di
Dio in modo quotidiano, come un gesto naturale, significa scoprire la
continuità e l’estrema coerenza contenuta in essa. Tra la prima lettura e il
Vangelo che ascoltiamo alla domenica, esiste una continuità di temi e contenuti,
che ci aiutano a calarci nella grande pazienza di Dio che ha creato il mondo
con Saggezza e con la sua Sapienza accompagna la storia degli uomini e delle
donne. Apprendere a riposarsi nel Signore, nella Sua Parola, vuole dire uscire
dal vuoto delle parole leggere che ascoltiamo tutti i giorni, alle quali
facciamo affidamento, ma che lentamente spengono la nostra speranza, il nostro
entusiasmo di vivere e di amare. Infatti, mentre le parole del mondo
sollecitano i nostri sensi e, con essi, il nostro desiderio di risposte
immediate, la Parola di Dio, che è eterna, cerca di stimolare la profondità
dell’anima, la coscienza e, per questo, ha bisogno di tempo. I grandi monaci del deserto dicevano che il
frutto dell’ascolto della Parola è la quiete, la calma, non nel senso negativo
di inerzia, ma nel senso positivo di capacità di aspettare nella storia il
passaggio del Signore. Solo chi si abitua a meditare quotidianamente la Parola
di Dio, apprende ad avere fiducia nel Signore, a non cercare risposte immediate
e nevrotiche ai propri problemi, ma a guardare lontano, ad aspettare sugli
eventi il giudizio del Signore, che viene dal Silenzio, da molto lontano,
dall’eterno.
E’ con queste riflessioni nel cuore che ci
addentriamo nel mistero della Parola ascoltata, non per cercare risposte ai
nostri problemi, ma per essere attenti a ciò che il Signore oggi ci vuole dire.
2.
Il brano do
Vangelo che abbiamo appena ascoltato si presta ad una lettura spirituale ed
essere interpretato come le tappe del cammino spirituale di colui che incontra
il Signore. Gesù passa nella nostra vita e ci incontra ciechi, seduti,
mendicanti. Il cieco di Gerico rappresenta molto bene la condizione umana:
senza Dio l’uomo vive prostrato a terra, perduto nei suo pensieri, schiacciato
dal peso dei suoi peccati. E allora che fare?
“Costui, al
sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò gridare e a dire: ‘Figlio di Davide,
Gesù, abbi pietà di me!’” (Mc 10, 47).
Questo versetto
ci insegna che per uscire dall’inerzia e dal peccato è necessario gridare al
Signore. E’ il grido della fede. Nella tradizione della Chiesa ortodossa l’invocazione
del None è una delle preghiere più importanti. In virtù del testo che dice “Chi
invocherà il Nome del Signore sarà salvo”, nacque in Oriente tutta una
serie di esperienze che facevano della ripetizione del Nome Santo di Gesù o di
alcune frasi del Vangelo come quella che abbiamo appena ascoltato – ‘Figlio
di Davide, Gesù, abbi pietà di me!’ – la base per un cammino di
conversione. La fede si esprime invocando il Nome del Signore, perché è in
questo modo che manifesto la mia totale fiducia in Lui e nella sua Parola. Ripetendo
continuamente l’invocazione del Nome, l’uomo si svuota dei falsi nomi di cui si
è riempito e che lo hanno accecato, per fare spazio alla luce vera, che lo
condurrà sul cammino della Vita.
3. “Allora Gesù
gli disse; ‘che vuoi che io ti faccia?’” (Mc 1, 51).
Come mai Gesù
pone al cieco questa domanda?E’ impossibile che non si fosse accorto della
cecità dell’interlocutore. E allora, perché lo incalza con questa domanda?
Se da un lato è
vero che la salvezza è un dono che viene dall’alto ed è gratuita, nel senso che
non dipende dalle nostre opere, come ci ricorda ripetutamente San Paolo,
dall’altro è anche vero che la dobbiamo desiderare. Dio non ci getta la
salvezza addosso, non ci costringe a salvarci, ma rispetta la nostra libertà.
La domanda che Gesù rivolge al cieco è, allora, su questa linea, cerca cioè di
sondare il terreno della sua libertà, del suo desiderio di cambiare vita. Con
Gesù non c’è spazio per coloro che si piangono addosso, che si lamentano
sempre, ma che non fanno mai un passo per uscire dalla situazione di miseria in
cui si trovano. La salvezza ce la dobbiamo anche un po’ sudare, la dobbiamo
volere, desiderare. Possono sembrare osservazioni banali, ma in realtà rivelano
qualcosa di profondo e, allo stesso tempo, sconosciuto e misterioso. Chi,
infatti, ha un po’ di dimestichezza con la condizione umana, sa che l’uomo, la
donna, quando vive situazioni di peccato, di oscurità se da un lato capisce e
sente il vuoto, il peso che questa situazione sta provocando, dall’altra
avverte una certa paura a cambiare vita. Il nuovo fa paura e, allora spesso si
finisce per rimanere immersi nelle tenebre del proprio egoismo, tanto si sa in
che condizioni ci si trova, piuttosto che gettare via il mantello dei peccati e
alzarsi per paura del nuovo cammino. La libertà nella prospettiva del Regno di
Dio inaugurata da Gesù, non s’identifica con lo spontaneismo, con l’istintuale
e superficiale: “faccio ciò che mi pare”, ma indica una presa di posizione in
virtù di qualcosa che interiormente si percepisce come positivo per la propria
vita. La libertà, allora, come diceva santo Agostino, va a braccetto con la
volontà, perché esige coraggio, decisione, forza per dirigere la propria vita
verso il valore intuito come positivo, anche se non si possiedono totali
garanzie . E questo è anche uno dei significati più profondi della fede, la
quale se da un lato esige il cammino intuitivo della ragione, dall’altro
richiede il coraggio della libertà personale,
di affidarsi e gettarsi nelle braccia del Padre.
4. Mi sembra, allora, che sia questo il significato
della risposta finale di Gesù:
“Và, la tua fede
ti ha salvato” (Mc 10,52).
E’ la fede che ci
salva. E la fede è fiducia nel Signore, fiducia che si manifesta
nell’invocazione del suo Nome, nel cercarlo, nel pensarlo come l’unica
possibilità di uscita dalla nostra condizione di miseria. Come possiamo
verificare se veramente c’è fede nel Signore in noi? Dall’insistenza con cui lo
cerchiamo, dal fatto che arriva il momento in cui nessuna situazione umana riesce a farci
desistere dalla ricerca di Lui. Se ci pensiamo bene in questo cammino si
manifesta l’amore. Che cos’è, infatti, l’amore se non la fiducia totale
nell’altro! Che cos’è l’amore se non il pensare, il cercare continuamente
l’amata, l’amato! La fede s’identifica con l’amore, la fede esige l’amore. Per
questo le nostre preghiere estemporanee, che desistono non appena sentiamo un
dolorino nello stomaco, o che terminano quando troviamo qualcosa che ci fa
stare meglio non rappresentano la fede, ma un suo surrogato, che possiamo
chiamare egoismo camuffato di pietà religiosa.
Il Cantico dei
cantici ci ricorda che:
“Le grandi acque non possono spegnere
l’amore” (Ct 8,7).
Se l’amore è
indistruttibile, allora chi vive di amore e chi è animato dall’amore non
desiste mai. Le infedeltà, di qualsiasi tipo esse siano,e le desistenze sono il
sintomo di un egoismo umano che soffoca la radice profonda della nostra vita e
ci costringe a cercare altrove, fuori di noi, disperdendoci dietro alle
illusioni del mondo.
5. “ E subito
riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada” (Mc
10, 52b).
Seguire il
Signore non è un problema di regole da obbedire o di decreti da osservare. Chi
vive la fede in questo modo diviene una persona rigida e intransigente,
incapace di andare al cuore dei problemi. Per seguire il Signore ci vuole fede
e, per tutto quello che abbiamo analizzato sino ad ora, ci vuole un cuore pieno
di amore. L’amore vero non vive di illusioni ma di concretezza. Seguire il
Signore vuole dire amarlo, fidarsi di Lui, conoscerlo.
Chiediamo,
allora, al Signore di sperimentare in questa Eucaristia una più profonda
conoscenza di Lui, che stimoli la nostra libertà a seguirlo sulla difficile
strada della croce, che è la strada della vita vera, dell’amore.
Molto bella questa indicazione di un cammino da percorrerex arrivare alla conversione . l'accostarsi quotidiano alla Parola ci facilita questo cammino ... Perché con essa ci viene dato ogni gg l'aiuto che basta per affrontare le difficolta che incontriamo .Anche quando il cammino si presenta in salita ... può essere meglio affrontato un passo alla volta .Grazie
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