giovedì 9 febbraio 2023

OMELIA DOMENICA 12 FEBBRAIO 2023



 VI DOMENICA/A

(Sir 15,16-21; Sal.118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37)

Paolo Cugini

 

È significativa l’attenzione che Gesù dedica al tema della legge, che è cruciale nella religione ebraica. La Salvezza è, infatti, strettamente legata all’osservanza dei precetti del Signore e la ricerca di Dio passa necessariamente attraverso. Il Salmo 119 che abbiamo recitato oggi e che, come sappiamo, è una profonda e articolata meditazione sulla legge del Signore ci ricorda che: “Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore. Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore”. Il problema si pone esattamente a questo livello: cercare di obbedire alla Legge con il cuore. Il rischio, infatti, è scaderne nel formalismo, nella ripetizione di riti che non servono altro che a tranquillizzare la coscienza per mettersi a posto con Dio e continuare a vivere la vita come si vuole.

Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà (Sir 15, 17). Anche il libro del Siracide offre una riflessione positiva sul significato della Legge di Dio come possibilità per l’uomo e la donna di vivere in modo autentico. Possibilità significa che la Legge di Dio non s’impone, ma si può solo scegliere. È questa un’idea che viene espressa anche nel Deuteronomio al capitolo 30. La legge viene presentata sotto forma di benedizione di Dio e la sua trasgressione come maledizione. Dalla parte della Legge c’è il cammino della vita, mentre il cammino della trasgressione porta alla morte. L’uomo è invitato a scegliere tra le due possibilità, anche se il Deuteronomio consiglia il cammino della vita: Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza (Dt 30,19). C’è dunque una riflessione positiva sul tema della Legge di Dio la cui osservanza garantisce all’uomo e alla donna la possibilità di una vita autentica, protetta da Dio.

Gesù disse ai suoi discepoli: Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento (Mt 5, 17). Leggendo i Vangeli e le polemiche di Gesù con i capi religiosi, si percepisce che è avvenuta una trasformazione nei confronti dell’osservanza della Legge. A partire dal secondo Tempio la classe sacerdotale ha preso il sopravvento a scapito del pensiero profetico e l’impostazione religiosa ha accentuato le pratiche esteriori, perdendo con tempo il significato profondo della Legge. Le parole di Gesù ascoltate oggi intendono richiamare il senso autentico della Legge. L’affermazione di Gesù dice, comunque, di un malessere dei capi religiosi nei suoi confronti, perché percepivano una sorta di rivoluzione nei confronti dell’obbedienza alla Legge mosaica. Ecco perché Gesù ci tiene a precisare che non è venuto ad abolirla, ma a darle compimento, vale a dire, a spiegare il significato profondo che ha la Legge, che non può essere ridotta ad una mera osservanza esterna, ma deve arrivare al cuore delle persone. In altri contesti (cfr. Mc 7) Gesù mostra il sovvertimento delle leggi operato da parte dei capi religiosi che hanno sostituito la parola di Dio con le tradizioni da loro inventate, portando il popolo non verso Dio ma verso di loro. Il compimento della Legge che Gesù è venuto a mostrare intende riportare il discorso com’era stato pensato all’origine, cioè come un cammino di salvezza del popolo, cammino che comporta la disponibilità al cambiamento della cuore, della coscienza, per uno stile di vita più autentico. Si tratta, allora di mettersi in cammino per uscire dalla religione che si preoccupa dell’apparenza, verso uno stile di vita che cerca la profondità delle scelte.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi… ma io vi dico (Mt 5, 20-22). La giustizia degli scribi e dei farisei ha come obiettivo l’osservanza esterna della Legge, la soddisfazione del precetto: questa mentalità dev’essere superata. In che modo? Nella pagina che oggi ci viene proposta vengono portati alcuni esempi che mostrano il passaggio che dobbiamo compiere nell’osservanza della Legge. Prendiamo il primo. Gesù non mette in discussione il comandamento di Mosè che dice: non uccidere, ma lo radicalizza. C’è, infatti un modo di uccidere le persone, che facciamo ogni giorno quando le offendiamo o le diffamiamo. Non ha senso, allora, sostiene Gesù, presentarsi alla celebrazione per ricevere la comunione ed avere delle relazioni rovinate nella comunità. Prima sistemiamo le situazioni in sospeso e poi ci avviciniamo all’altare per ricevere il corpo di Cristo, che ci aiuta a vivere in comunione. Ancora una volta: occorre passare dalla mentalità legalista, che ci porta a soddisfare il precetto, verso l’assimilazione di uno stile di vita nuovo, che richiede la disponibilità al cambiamento, al lasciarsi mettere in discussione dal Vangelo.

Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria (1 Cor 2,7). La sapienza che Gesù offre all’umanità esce dal cuore di Dio. È dunque cristallina, trasparente e parla alla nostra coscienza in modo tale che tutti ne possono cogliere l’autenticità. Dinanzi a questa sapienza abbiamo due possibilità: o rifiutarla e andare per la nostra strada; oppure accoglierla, facendogli spazio nel nostro cuore, permettendogli di modificare le nostre abitudini per passare da una vita centrata sull’egoismo che ci chiude in noi stessi, ad una vita nel segno dell’amore gratuito e disinteressato. A noi la scelta.

 

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