mercoledì 28 aprile 2021

LA LUCE DELLA MISERICORDIA

 



Paolo Cugini

Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12, 46). C’è una volontà di salvezza totale. Non c’è condanna, ma misericordia. È un versetto in linea con lo stile di Gesù: si riconoscono i tratti del suo Vangelo, della sua proposta. Volontà di salvare il mondo dal vuoto, dal nulla; volontà che sgorga dall’amore del Padre, che Gesù rende visibile con le sue parole e le sue scelte. Questa volontà è luce per chi l’accoglie, perché lo toglie dalle tenebre della volontà di condannare e distruggere. C’è, dunque, nell’azione di Gesù, un principio di vita che viene, per così dire, conficcato dentro la storia, per rigenerarla dall’interno, modificando le tendenze negative messe in atto dall’istinto di sopravvivenza.

Io sono venuto nel mondo come luce” (Gv 12,45). È un tema esoterico, tipico delle filosofie gnostiche e anche manichee, che presentano la realtà come dominata da due dimensioni: luce e tenebre. Questa visione cela la percezione originaria della vita dominata da forze che si contrappongono e, allo stesso tempo, rivela un modo specifico di concepire l’uomo e la donna, come teatro in cui questa lotta si scatena. La lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre è un modo primitivo d’intendere il cammino della vita che sembra attratto da opposti inconciliabili e in cui l’uomo e la donna sembrano, a volte, in balia di forze oscure difficili da gestire e controllare. In questo contesto, Gesù si presenta come luce: si tratta di ascoltarlo, seguirlo e, in questa sequela, la luce si manifesta.

 

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