V
DOMENICA DI QUARESIMA/B
Ger 31,31-34; Eb 5,7-9; Gv 12, 20-33
Paolo Cugini
Ci stiamo avvicinando alla Pasqua e la liturgia della
Parola ci fa intravedere il senso di questo cammino spirituale che, allo stesso
tempo, è un cammino di umanizzazione. Gesù è la nuova alleanza profetizzata da
Geremia, è la luce nel buio della notte, è il chicco di grano che è morto per
comunicarci vita. Possiamo cogliere questa novità liberandoci dai nostri
tentativi di auto-salvezza, permettendo allo Spirito Santo di toccarci nel
profondo della nostra coscienza
“Porrò
la mia legge dentro di loro, la scriverò nel loro cuore”
(Ger 31, 33). In un’epoca, quella del VI a.C. in cui la Palestina era minacciata
da tutti i lati – l’Egitto dal Sud e Nabucodonosor da Nord-ovest – ed era
percepibile la rovina imminente, cosa che, come sappiamo, avverrà a partire dal
604 a.C., il profeta cerca aiutare il popolo invitandolo a guardare altrove, al
di là dell’imminente distruzione. Se è vero che l’Antica Alleanza non ha
funzionato, al punto che i saggi d’Israele leggono gli eventi di distruzione
sociale come conseguenza della disobbedienza del Popolo alle leggi che Dio
aveva affidato a Mosè, è altrettanto vero che questo fallimento non è semplicemente
un segno di un fallimento epocale e senza ritorno, ma diviene spazio per una nuova
possibilità di vita. Geremia incoraggia il popolo d’Israele mostrando loro una
nuova prospettiva, un nuovo modo che Dio ha scelto per rivelare la sua parola d’amore,
che orienta le persone verso una vita più autentica. C’è, dunque, un’iniziativa
di Dio che interviene sorprendentemente nella storia non per condannare l’umanità,
ma per avvolgerla nella sua misericordia infinita: “io perdonerò la loro
iniquità e non ricorderò più il loro peccato” (Ger 31, 34). È all’interno
di questa nuova alleanza d’amore che il popolo è chiamato a ripensarsi e a
riscoprire un nuovo modo di stare al mondo. Questo modo di procedere di Dio
manifestato dal profeta Geremia contiene, a mio avviso, un grande insegnamento
per la comunità cristiana. Nelle situazioni di difficoltà, come quella che stiamo
vivendo della pandemia, invece di trascorrere il tempo a lamentarsi e a pensare
ai tempi che furono, la comunità cristiana è chiamata a pensare qualcosa di
nuovo, a mettere in campo strategie nuove. Le letture di oggi c’insegnano che,
in questo sforzo di creatività, non siamo da soli perché possiamo attingere ai
contenuti che lo Spirito ha riversato in noi, nelle nostre coscienze e che non
attendono altro che essere invocati.
“Se
il chicco di grano non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto”
(Gv 12,24). Se volessimo dare un nome, un volto alla Nuova Alleanza annunciata
dal profeta Geremia, non possiamo che fare il nome di Gesù. E’, infatti, Lui la
Nuova Alleanza, è il suo modo di vivere per amore, che rompe lo stile di vita
improntato sull’egoismo, è il suo donarsi disinteressato che rompe gli schemi
meritocratici così presenti anche nella vita delle comunità cristiane. Si può
andare verso l’altro, verso l’altra in modo disinteressato e gratuito sull’esempio
di Gesù, solamente se ci si trova in un cammino di trasformazione, di relazione
costante con il Signore, che progressivamente ci spoglia dai residui del nostro
egoismo. È il Signore che ci salva dal nostro destino di solitudine, prodotto
dal tentativo di realizzare la nostra vita contando solo sulle nostre forze,
che ci conducono a vedere negli altri non dei fratelli e delle sorelle, ma dei
nemici da combattere. Un mondo nuovo è possibile quando impariamo ad essere dei
visionari come il profeta Geremia, che intravvedeva cammini nuovi là dove il
popolo non vedeva che lacrime e disperazione. Come per Gesù la cui ora della
manifestazione della sua gloria si realizza sulla croce, segno del suo amore
immenso con il Padre, così è per noi quando spogliati dal nostro egoismo
viviamo intensamente la vita fraterna, manifestando in questo modo l’alleanza
nuova che è la vita di Cristo in mezzo a noi. E’ questo che il mondo ha bisogno
di vedere per poter credere nel Signore: donne e uomini nuovi che non vivono
più per se stessi, ma che scelgono di vivere per amore una vita di donazione
gratuita.
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