giovedì 15 aprile 2021

VENUTO DAL CIELO

 


 

Paolo Cugini

 

“Chi viene dall'alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra “(Gv 3,31). Livelli diversi di realtà che sono inconciliabili, perché sono due modi di vedere diversi la stessa cosa. Il cammino che il Signore propone cerca di condurre il discepolo, la discepola verso l’alto, il cielo, per vedere la realtà così come la vede Lui. Questo cammino richiede uno sforzo interiore, una presa di distanza da modelli e paradigmi assimilati nel tempo. È un modo di vedere il mondo che si lascia per assumerne un altro. Il cielo inteso in questo brano, prima di essere un luogo fisico, è uno spazio interiore, una dimensione dello spirito, alla portata di tutti coloro che camminano dietro al Signore.

Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza (Gv 3,32). È al di sopra di tutti, non nel senso di una superiorità qualitativa o di potenza, ma come indicazione di una provenienza spirituale. Sono versetti che riflettono già il cammino che la comunità di Giovanni ha fatto nei primi decenni del cristianesimo, un cammino che conduce a capire la preesistenza di Cristo, il suo venire da altrove, dal cielo appunto, dove ha visto e udito. Le sue parole, allora, vengono percepite come parole che vengono dal cielo, per questo sono incomprensibili da coloro che sono della terra e parlano della terra e non fanno nessun passo verso il cielo. È come dicevano i padri della Chiesa: Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventi Dio e pensi come Lui. Oppure, Dio è sceso sulla terra affinché l’uomo salga al cielo. A dire il vero questa idea non è nuova. 

Ne parlava spesso anche Paltone, non solo nei suoi dialoghi, ma anche in quelle che sono state definite le dottrine non scritte, riportate da suoi discepoli. Platone parlava del cammino che dal mondo fenomenico porta verso il mondo delle idee, per poi tornare ed aiutare le persone a vedere il mondo e le cose in modo nuovo. È quello che Platone narra nel mito della caverna, che si trova nel capitolo 7 della Repubblica. La differenza rispetto a quello spiegato da Giovanni è che, mentre il filosofo sale al mondo delle idee attraverso un cammino lento e difficile, Gesù è disceso direttamente dal cielo, proprio perché, alla luce della resurrezione, la prima comunità percepisce la natura divina del figlio di Maria.

 

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