domenica 21 agosto 2022

INVITA I POVERI

 



XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LC 14, 1.7-14

 

Paolo Cugini

 

 

La Parola di Dio che ascoltiamo alla domenica non è un codice da applicare, ma uno spirito da vivere, da immettere nelle nostre scelte quotidiano. È lo Spirito del Signore risorto che agisce nel Vangelo che assimiliamo e che ci aiuta a vivere conforme alla sua Parola e, in questo modo, cambiare il mondo dal di dentro, trasformarlo affinché tutto diventi amore, giustizia, pace. È in questa prospettiva che leggiamo le letture di oggi e, in modo particolare, il Vangelo.

quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.

Gesù si comporta proprio come un guastafeste! È invitato a casa di uno dei capi dei farisei e crea subito scompiglio. Gesù offre alcune indicazioni che vanno al di là di norme educative, di buon costume, ma rivelano fino a che punto deve scendere il Vangelo, che dovrebbe condizionare e trasformare ogni situazione della vita e, dunque, anche il contesto di un semplice invito a pranzo. Secondo gli storici ai primi posti venivano messi i personaggi più importanti perché i primi piatti che venivano serviti erano i migliori. Scegliere l’ultimo posto, che è l’indicazione che fornisce Gesù, non è una semplice indicazione di buon costume, o di umiltà. Si tratta di scegliere l’ultimo posto non per umiltà, ma per amore, per favorire l’altro, per fare in modo che gli invitati possano godere dei cibi migliori.

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Nella seconda parte del Vangelo Gesù offre un’altra indicazione evangelica sul comportamento nelle feste. Sembra strano che Gesù si occupi di questi problemi. Evidentemente anche le situazioni di festa fanno parte di quel vissuto che il Vangelo deve poter penetrare con la sua novità. La proposta di Gesù non solo è strana, ma sembra fuori posto. Tutti, infatti, ad una festa invitano amici e parenti, perché allora, Gesù dice di lasciarli a casa? La logica che regge il Vangelo è l’amore e la qualità dell’amore che viene da Dio è la gratuità, il disinteresse. Una festa diventa il banco di prova del cammino di fede, fino a che punto lo stiamo lasciando penetrare nella nostra vita. Anche una festa deve, dunque, essere caratterizzata dal disinteresse e dalla gratuità, cosa che non può avvenire se vengono invitati amici e parenti dai quali si pretende, implicitamente, un regalo, un invito. Il Vangelo ci consiglia di non invitare per interesse o per calcolo, ma di generare anche in questo spazio, un clima disinteressato e gratuito. E allora, come si fa a fare una festa dal sapore evangelico? Semplice, s’inviano persone che non potranno mai ricambiare a causa della loro condizione economica e sociale. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. Gesù elenca quelle categorie di persone che erano escluse dal tempio e lo sta facendo a casa di un capo dei farisei. Bisogna proprio dire che non aveva peli sulla lingua!

Sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Troviamo sparse nel vangelo di Luca diverse beatitudini: qui ce n’è una. La beatitudine è l’indicazione di una situazione che nella prospettiva del Vangelo rende le persone felici. Nel cammino di ciò che abbiamo detto sopra commentando la proposta di Gesù, possiamo dire che la felicità non consiste nel fare le cose per interesse, ma nel fare fare le cose per amore, che per sua natura è disinteressato e gratuito. Provare a trasferire queste semplici considerazioni di Gesù nel nostro vissuto quotidiano avrebbe dei risvolti estremamente significativi. Cosa succederebbe se qualche coppia che ha un cammino di fede intenso alle spalle provasse a mettere in pratica l’insegnamento di Gesù nell’organizzare la propria festa di nozze? Oppure, che cosa succederebbe e che cosa causerebbe se i genitori nei compleanni dei loro figli invitassero persone povere, bisognose? Solo provando possiamo cogliere la grandissima forza della semplice parola evangelica.

                                                        


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