lunedì 24 luglio 2023

OMELIA DOMENICA 30 LUGLIO 2023

 




XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

1 Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

 

Paolo Cugini

 

È la terza domenica che la liturgia della parola ci propone di ascoltare il capitolo 13 del Vangelo di Matteo, in cui troviamo le parabole di Gesù. C’è un cammino che stiamo compiendo verso la comprensione della proposta di Gesù e della sua predicazione. Ebbene, in questo cammino di comprensione, le parabole hanno un ruolo fondamentale. Non a caso, si trovano proprio in quella sezione dedicata al mistero del Regno dei cieli, che è il centro dell’annuncio che Gesù svolge nel contesto del Vangelo di Matteo. Il Regno dei cieli, è bene ricordarcelo, non è una realtà che è fuori dalla nostra portata, in un improbabile al di là, ma indica la nuova realtà terrena che Gesù è venuto a mostrare con il suo stile di vita. Sant’Agostino ci ricordava che, per comprendere i misteri contenuti nella Parola di Dio, occorre prima di tutto credere in Dio: la fede precede la comprensione. È proprio questo che abbiamo visto nelle domeniche precedenti, quando dicevamo che per comprendere i misteri profondi contenuti nel Vangelo, occorre essere discepoli del Signore, avere fiducia in Lui e nella sua proposta. Del resto, al termine della narrazione di oggi, Gesù chiede ai suoi discepoli: “avete compreso tutte queste cose?”. Mettiamoci, allora, nell’atteggiamento interiori dei discepoli e delle discepole, per fare spazio in noi alla Parola del Signore, in quell’atteggiamento di fiducia che prepara la strada per la comprensione di ciò che ascoltiamo.

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo. Il regno dei cieli è la metafora che Gesù utilizza per descrivere il modo autentico di vivere ad immagine e somiglianza di Dio qui sulla terra. Il Regno dei cieli è lo stesso Gesù, il suo stile di vita, il suo modo di stare al mondo e di proporsi in modo gratuito e disinteressato. Gesù esprime questo stile creando una comunità di discepoli e discepole uguali, svuotando dall’interno la cultura patriarcale, che reggeva le dinamiche relazionali del tempo e le regge tutt’ora. Il vangelo, poi, parla di similitudine, perché il Regno dei cieli non può essere imprigionato da un’equazione di tipo matematico, che dà sicurezza e mette il cuore in pace. La similitudine esige inquietudine, un desiderio di cercare sempre, un costante cammino di comprensione, che non si esaurisce mai, come sono, del resto, tutte le cose che provengono da Dio. Questo stile nuovo di Gesù è simile ad un tesoro nascosto in un campo: cosa significa? In primo luogo, che non è immediato, vale a dire che lo stile proposta da Gesù non viene percepito immediatamente come qualcosa di straordinario, capace di realizzare le potenzialità umane. In secondo luogo, il fatto che sia nascosto significa che per manifestarsi non utilizza l’esteriorità, l’apparenza, la visibilità. Attualizzando il discorso, potremmo dire che il Regno dei cieli non viene pubblicizzato sui social, perché il suo modo di manifestarsi e farsi conoscere non segue il cammino dell’apparenza, ma dell’interiorità, della coscienza. Si accorge della bontà della proposta di Gesù solamente colui e colei che è abituato a riflettere, a farsi delle domande, a cercare l’autenticità della vita.

Un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13, 44). Il fatto che l’uomo trovi il tesoro significa che non è dipeso dai suoi sforzi: è un dono gratuito. Il Regno dei cieli non ce lo meritiamo per le nostre buone azioni, ma è un dono gratuito di Dio. Di nostro ci può essere il senso della ricerca che ci permette d’identificare quella situazione, quella persona come un tesoro: questo è già un passo molto positivo. In ogni modo, la parabola vuole sottolineare la gratuità del Regno. Il fatto che colui che trova il tesoro vende tutti suoi averi per comprare il campo in cui si trova il tesoro, può significare la totalità che il Regno dei cieli dee assumere nella vita di coloro che lo accolgono. D’ora innanzi, ogni pensiero e ogni azione dovranno trovare il loro fondamento nella proposta di Gesù: tutto dev’essere orientato da Lui. Vengono in mente le parole di Paolo nella lettera ai Filippesi, in cui descrive cos’è stato per lui l’incontro con Gesù: Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo (Fil 3,7-8).

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose (Mt 13, 44). La parabola della perla preziosa è in corrispondenza a quella precedente. Mentre nella prima, come abbiamo visto, l’accento è sulla gratuità di ciò che si trova, qui viene sottolineato lo sforzo personale. Anche qui c’è il valore del dono, che viene sottolineato dal fatto che il cercatore torva la perla preziosa e poteva anche non trovarla. Ciò che, però, viene messo in risalto è lo sforzo personale, la ricerca che viene premiata. Provando ad attualizzare il significato di queste parole. Il Regno dei cieli, che è lo stile di vita di Gesù, lo si acquisisce nella ricerca costante e quotidiana di vivere ciò che ascoltiamo da Lui nel Vangelo. È in questo modo che, grazie all’azione dello Spirito Santo, si viene formando quell’umanità nuova, che rende visibile la presenza del Signore nel mondo. In fin dei conti, il corpo di Cristo è la comunità cristiana che si alimenta e vive del Signore: è questo uno dei temi cari a san Paolo.

Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. (Mt 13, 49). L’ultima delle sette parabole del Regno contenute nel capitolo 13 del Vangelo di Matteo, conclude l’itinerario mostrando il cammino che dobbiamo compiere, che consiste nel camminare dietro al Signore. L’immagine della fornace e dello stridore di denti hanno un valore pedagogico, per stimolare gli ascoltatori a prendere sul serio le parole di Gesù e vivere do conseguenza.

 

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