XVII
DOMENICA TEMPO ORDINARIO
1
Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52
Paolo
Cugini
È
la terza domenica che la liturgia della parola ci propone di ascoltare il
capitolo 13 del Vangelo di Matteo, in cui troviamo le parabole di Gesù. C’è un
cammino che stiamo compiendo verso la comprensione della proposta di Gesù e
della sua predicazione. Ebbene, in questo cammino di comprensione, le parabole
hanno un ruolo fondamentale. Non a caso, si trovano proprio in quella sezione
dedicata al mistero del Regno dei cieli, che è il centro dell’annuncio che Gesù
svolge nel contesto del Vangelo di Matteo. Il Regno dei cieli, è bene
ricordarcelo, non è una realtà che è fuori dalla nostra portata, in un
improbabile al di là, ma indica la nuova realtà terrena che Gesù è venuto a
mostrare con il suo stile di vita. Sant’Agostino ci ricordava che, per
comprendere i misteri contenuti nella Parola di Dio, occorre prima di tutto
credere in Dio: la fede precede la comprensione. È proprio questo che abbiamo
visto nelle domeniche precedenti, quando dicevamo che per comprendere i misteri
profondi contenuti nel Vangelo, occorre essere discepoli del Signore, avere
fiducia in Lui e nella sua proposta. Del resto, al termine della narrazione di
oggi, Gesù chiede ai suoi discepoli: “avete compreso tutte queste cose?”. Mettiamoci,
allora, nell’atteggiamento interiori dei discepoli e delle discepole, per fare
spazio in noi alla Parola del Signore, in quell’atteggiamento di fiducia che
prepara la strada per la comprensione di ciò che ascoltiamo.
Il
regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo. Il
regno dei cieli è la metafora che Gesù utilizza per descrivere il modo
autentico di vivere ad immagine e somiglianza di Dio qui sulla terra. Il Regno
dei cieli è lo stesso Gesù, il suo stile di vita, il suo modo di stare al mondo
e di proporsi in modo gratuito e disinteressato. Gesù esprime questo stile
creando una comunità di discepoli e discepole uguali, svuotando dall’interno la
cultura patriarcale, che reggeva le dinamiche relazionali del tempo e le regge
tutt’ora. Il vangelo, poi, parla di similitudine, perché il Regno dei cieli non
può essere imprigionato da un’equazione di tipo matematico, che dà sicurezza e
mette il cuore in pace. La similitudine esige inquietudine, un desiderio di
cercare sempre, un costante cammino di comprensione, che non si esaurisce mai,
come sono, del resto, tutte le cose che provengono da Dio. Questo stile nuovo
di Gesù è simile ad un tesoro nascosto in un campo: cosa significa? In
primo luogo, che non è immediato, vale a dire che lo stile proposta da Gesù non
viene percepito immediatamente come qualcosa di straordinario, capace di
realizzare le potenzialità umane. In secondo luogo, il fatto che sia nascosto
significa che per manifestarsi non utilizza l’esteriorità, l’apparenza, la
visibilità. Attualizzando il discorso, potremmo dire che il Regno dei cieli non
viene pubblicizzato sui social, perché il suo modo di manifestarsi e farsi
conoscere non segue il cammino dell’apparenza, ma dell’interiorità, della
coscienza. Si accorge della bontà della proposta di Gesù solamente colui e
colei che è abituato a riflettere, a farsi delle domande, a cercare
l’autenticità della vita.
Un
uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e
compra quel campo (Mt 13, 44). Il fatto che l’uomo trovi il
tesoro significa che non è dipeso dai suoi sforzi: è un dono gratuito. Il Regno
dei cieli non ce lo meritiamo per le nostre buone azioni, ma è un dono gratuito
di Dio. Di nostro ci può essere il senso della ricerca che ci permette d’identificare
quella situazione, quella persona come un tesoro: questo è già un passo molto
positivo. In ogni modo, la parabola vuole sottolineare la gratuità del Regno.
Il fatto che colui che trova il tesoro vende tutti suoi averi per comprare il
campo in cui si trova il tesoro, può significare la totalità che il Regno dei
cieli dee assumere nella vita di coloro che lo accolgono. D’ora innanzi, ogni
pensiero e ogni azione dovranno trovare il loro fondamento nella proposta di
Gesù: tutto dev’essere orientato da Lui. Vengono in mente le parole di Paolo
nella lettera ai Filippesi, in cui descrive cos’è stato per lui l’incontro con
Gesù: Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero
spazzatura, per guadagnare Cristo (Fil 3,7-8).
Il
regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose (Mt
13, 44). La parabola della perla preziosa è in corrispondenza a quella precedente.
Mentre nella prima, come abbiamo visto, l’accento è sulla gratuità di ciò che
si trova, qui viene sottolineato lo sforzo personale. Anche qui c’è il valore
del dono, che viene sottolineato dal fatto che il cercatore torva la perla
preziosa e poteva anche non trovarla. Ciò che, però, viene messo in risalto è
lo sforzo personale, la ricerca che viene premiata. Provando ad attualizzare il
significato di queste parole. Il Regno dei cieli, che è lo stile di vita di
Gesù, lo si acquisisce nella ricerca costante e quotidiana di vivere ciò che ascoltiamo
da Lui nel Vangelo. È in questo modo che, grazie all’azione dello Spirito
Santo, si viene formando quell’umanità nuova, che rende visibile la presenza
del Signore nel mondo. In fin dei conti, il corpo di Cristo è la comunità
cristiana che si alimenta e vive del Signore: è questo uno dei temi cari a san
Paolo.
Così
sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. (Mt
13, 49). L’ultima delle sette parabole del Regno contenute nel capitolo 13 del
Vangelo di Matteo, conclude l’itinerario mostrando il cammino che dobbiamo
compiere, che consiste nel camminare dietro al Signore. L’immagine della fornace
e dello stridore di denti hanno un valore pedagogico, per stimolare gli
ascoltatori a prendere sul serio le parole di Gesù e vivere do conseguenza.
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