Ritiro spirituale di quaresima quattro parrocchie
GALEAZZA - DOMENICA 3 APRILE 2022
«C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo
dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: Rabbì, sappiamo che sei
un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio
non è con lui. Gli rispose Gesù: In verità, in verità ti dico, se uno non
rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio. Gli disse Nicodemo: Come può
un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel
grembo di sua madre e rinascere? Gli rispose Gesù: In verità, in verità ti
dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia
dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di
chiunque è nato dallo Spirito. Replicò Nicodemo: Come può accadere questo?»
(Gv 3, 1-9).
Possiamo vedere Il ritiro spirituale come questo itinerario
di Nicodemo che va da Gesù di notte. È vero che noi siamo venuti di notte A
Galeazza, ma forse in qualche modo sì, perché una qualche notte ce la portiamo
dentro al cuore: la notte delle nostre incertezze o insicurezze, di quello che
non capiamo della nostra vita, dei nostri progetti, di quello che potremmo o
dovremmo fare; sappiamo molte poche cose del nostro avvenire, del nostro
futuro. Ma non solo, ci sono le notti di tutti i nostri egoismi, cattiverie,
debolezze e fragilità, quando vorremmo essere dei bravi cristiani e non ci
riusciamo e ci troviamo al punto di partenza. È notte, ma in questa notte
Nicodemo si muove, questo è il suo vantaggio, non ci sta dentro, non si ripara
nel buio della notte dicendo: intanto nessuno mi vede, ma va verso Gesù. E
s’intende, dice S. Agostino, verso la luce, con la disponibilità a lasciarsi
illuminare; che forse non è sempre la cosa più gradevole perché lasciarci
illuminare quando siamo belli e bravi non fa problema; ma lasciarci illuminare
quando siamo un po’ sporchi, dà un po’ fastidio ed è scomodo il dovere vedere
le nostre mancanze, pecche e cattiverie. Quindi andare da Gesù di notte
potrebbe essere pericoloso, può darsi che alla fine riusciamo a vedere quello
che siamo davvero, e di questo ci faccia un po’ paura.
Comunque, prendiamo il coraggio di Nicodemo che va da Gesù:
«Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare
i segni che tu fai, se Dio non è con lui». E questo vuole dire: sei Dio e
ti riconosco come Maestro, sono disponibile ad ascoltare quello che tu hai da
dirmi, perché so che vieni da Dio, i segni che tu hai fatto li vedo e me lo
dimostri, dunque sono un tuo discepolo, un tuo alunno.
E Gesù ha da dire una cosa: «In verità, in verità ti
dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo
ha sentito le parole di Gesù e le ha interpretate come se chiedesse di nascere
di nuovo. Ora, di tutte le cose che l’uomo può fare, questa è l’unica che gli è
impossibile, perché quando uno vive non può tornare a nascere. Per questo
Nicodemo obietta: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Nessuno ha
deciso di nascere, qualcun altro ha deciso per lui, quindi qualcun altro ci
mette al mondo. Allora, com’è possibile chiedere di nascere di nuovo? La
risposta di Gesù è che la realtà non è tanto il nascere di nuovo. Si potrebbe
anche dire il nascere di nuovo, ma è un nascere dall’alto e non è qualche cosa
che viene chiesto all’uomo, ma che viene donato all’uomo.
Si potrebbe dire in un altro modo. Ricordate quel giovane
ricco che era andato da Gesù a dire: «Maestro, che cosa devo fare per avere
la vita eterna?» (Mt 19, 16). E notate quel verbo “che cosa devo fare?”, perché
è caratteristico della spiritualità giudaica al tempo di Gesù: bisogna che mi
dia da fare per compiere la volontà di Dio e quindi per raggiungere l’obiettivo
o il traguardo spirituale che Dio mi pone davanti. L’atteggiamento di Gesù è
diverso. Il fare è importante e ci arriveremo, ma la vera cosa importante non è
fare, è ricevere. O, detto in termini evangelici, credere. “Credere” vuole
dire: ricevere il dono di Dio, la grazia di Dio; è Dio che fa qualche cosa
per la vita dell’uomo. Ma l’uomo deve accogliere l’azione di Dio, deve
ricevere questa attività di Dio. È Dio che genera, non c’è dubbio; non sono io
che devo nascere di nuovo. È Dio che genera; è una nascita dall’alto; è Dio che
dà la vita. Alla mia vita è chiesto di accoglierla. Dio mi dona un’esistenza
nuova, in un modo molto semplice, con il suo amore, amando. Capita
nell’esperienza di un uomo di fare una delle sue scelte: quando scopre l’amore
si sente in qualche modo rivivere e vede le cose con degli occhi nuovi. Questa
è una pallida immagine di quello che vuole dire l’amore di Dio per noi, che in
Gesù Cristo ci è donato e diventa una nuova sorgente di vita. La vita biologica
che io ho, ce l’ho dall’amore dei miei genitori e quindi con tutte le
dimensioni che sono proprie della realtà umana, biologica, culturale e morale
dell’umanità; ma limitata in quanto umana. Gesù può dire: «quello che nasce
dalla carne è carne», cioè quello che è generato dall’uomo è bello, ma è
umano, rimane dentro ai limiti e alla fragilità dell’umano, quindi rimane sottomesso
alla morte e al peccato. Ma quello che nasce dallo Spirito resta, cioè quello
che nasce da Dio ha un’energia, una purezza e una santità divina. Ed è proprio
questo quello che Gesù annuncia: una nascita, una generazione dall’amore di
Dio. Per cui il presupposto della tua vita è questo amore di Dio. Il fatto che
Dio ti ha amato sta come presupposto, come base biologica della vita spirituale
(biologica per modo di dire). Ciascuno di noi vive su una base biologica e a
partire da quella base ci muoviamo, lavoriamo, pensiamo e riflettiamo; dipende
da quella struttura, dal mio cervello il fatto di poter riflettere e vedere.
Adesso in questa realtà biologica c’è una base nuova che è l’amore di Dio e
tutto dipende da quello. “Tutto dipende da quello” vuole dire: i tuoi pensieri,
i desideri e le azioni possono venire tanto trasformati da avere come origine
l’amore di Dio. Sai tu quali pensieri possono venire e quali scelte e
comportamenti possono nascere, quando all’origine dei nostri comportamenti c’è
l’amore di Dio? Provate ad immaginare: cosa produce l’amore di Dio nella vita
di un uomo? che tipo di orientamento trasmette e che tipo di scelte e desideri
genera?
Questo si capisce se si guarda fondamentalmente i santi. Se
uno capisce i desideri di S. Francesco, può dire che nascono dall’amore di Dio.
Quando l’amore di Dio entra nella vita di un uomo produce quei desideri e
sentimenti e rende S. Francesco capace di baciare il lebbroso, di rinunciare
agli impegni familiari, di sottomettersi alle umiliazioni e anche di accettare
il ripudio da parte dei suoi. Questi sono esempi, perché l’amore di Dio è
capace di produrre realtà radicalmente diverse. I santi non sono fatti tutti
uguali, anzi sono molto originali nelle loro manifestazioni, però questa
origine viene da un unico zoccolo, da quell’amore di Dio che li ha rigenerati,
che ha messo in loro dei pensieri e dei sentimenti nuovi.
Lo dice Gesù a Nicodemo: «Se uno non nasce da acqua e da
Spirito, non può entrare nel regno di Dio». Quindi non si tratta di
decidere di nascere, ma di accogliere la decisione di Dio di generarci come
suoi figli. «Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo
Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere
dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove
viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Ora quello che
questa piccola parabola vuole sottolineare è il mistero dello Spirito, o il
mistero del vento. In greco spirito e vento sono la stessa parola, e Gesù gioca
su queste immagini; parla del vento perché si sa che c’è, perché se ne sente la
voce; il vento fa rumore e quindi ti accorgi che c’è, te lo senti sulla faccia
o vedi che si muovono le foglie degli alberi; gli effetti del vento si
riconoscono. Ma da dove viene il vento? Come si è formato e dove va a finire?
Qual è il traguardo della sua corsa? Questo, nell’antichità era misterioso (non
c’era la scienza meteorologica così sviluppata come quella delle nostre
previsioni che ci possono fare vedere la formazione di tutti i venti). Quindi,
il vento ci arriva misterioso ed è su questo che Gesù insiste. L’uomo che è
nato dallo Spirito, rigenerato e rinato, si vede che c’è, perché si vede dai
comportamenti. S. Francesco si vede molto bene che c’è, i suoi comportamenti si
vedono e si riconoscono. Ma da dove vengono? Da dove sono nati quei
comportamenti? Perché è così? Se ricordate, Francesco era partito con un grande
desiderio di gloria; era andato in guerra proprio per questo. E ad un certo
punto questo desiderio di gloria si trasforma in amore per “madonna povertà”.
Questo è sorprendente perché non era nel suo carattere, che era piuttosto il
carattere focoso del combattente, ma in realtà diventa tutt’altro. Non è il
carattere che spiega questo, ma è l’incontro con Gesù. Naturalmente sono le
caratteristiche temperamentali di Francesco quelle che vengono usate dal
Signore, ma le orienta in una direzione nuova. Diventa un cavaliere, come
Francesco voleva diventare, ma il cavaliere di una dama generalmente disprezzata
che è appunto la povertà; quella è la sua amante a cui lui fa la corte e alla
quale la serve con tutta la sua vita, alla quale dà, offre tutte le sue
decisioni e opere. Non si capisce da dove viene un tale comportamento. E così
nemmeno si capisce dove va a finire, cioè quale sia l’esisto di un’esistenza di
questo genere, perché sembra di rinuncia, che va a finire male: S. Francesco è
morto giovane, ha sofferto per varie malattie, è arrivato a diventare quasi
cieco, ha subito forti e grandi sofferenze anche dal punto di vista morale.
Ebbene, questa scelta di madonna povertà lo ha ridotto semplicemente al
lastrico e a questa sofferenza? Il traguardo della vita di S. Francesco è il
Signore: è quella vita nuova, rigenerata e rifatta dalla potenza di Dio; questo
vuole dire lo Spirito. Nascere dallo Spirito significa: d’ora in poi alla
radice della tua vita ci sta l’amore di Dio e tu puoi pensare, dire e fare
tutto e solo quello che è in accordo con questo amore di Dio. Quando sarà così,
sarai davvero generato di nuovo. Diceva S. Paolo: «Generato dall’alto, sarai
una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove»
(2 Cor 5, 17). Lo Spirito vuole fare esattamente questo: rigenerare gli uomini
sulla base dell’amore di Dio per noi.
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