Paolo Cugini
L’angelo
del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli
guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava
(Es 3, 2).
Dio
si manifesta nella storia degli uomini e delle donne sullo stesso piano in cui
ci troviamo, quello materiale, immanente e lo fa ponendo una differenza
qualitativa, che provoca la curiosità di Mosè. Per conoscere il Signore bisogna
essere un po' curiosi, indagatori, persone interessate, animate dalla sete di
conoscere.
Qui
abbiamo due dati interessanti: è Dio che viene verso di noi e ci vuole
incontrare. È il concetto opposto che viene presentato dalla filosofia o dalla
religione devozionale, che presenta un Dio che esige riverenza e che dobbiamo
cercare, che esige devozioni, sacrifici. Il brano in questione dice tutto il
contrario: non siamo noi che dobbiamo salire a Dio, ma è Lui che viene alla
nostra ricerca e, di conseguenza, non dobbiamo fare nulla per avvicinarlo.
L’altro
dato importante da sottolineare è che Dio per incontrarci utilizza il nostro livello
umano. Ciò significa che, se volgiamo incontrare Dio per conoscerlo, non
abbiamo bisogno di salire al cielo, ma di guardare alla terra. È la nostra
fedeltà alla terra, la nostra attenzione agli eventi, alle situazioni che ci
permette di scoprire la presenza di Dio in mezzo a noi. È questo, tra l’altro,
il senso dell’incarnazione. Quel cammino di discesa di Dio verso l’omo e la
donna, visibile nella narrazione del rovo ardente, è continuata sino alla
venuta di Dio in mezzo a noi nella persona di Gesù e continua nell’azione del suo
Spirito.
Solo chi è fedele alla terrà avrà la possibilità di vedere Dio e scoprire che il Dio che si è manifestato in Gesù non è l’essere onnipotente e onnisciente, lontanissimo da noi mortali, ma: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Pensiamoci.
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