giovedì 14 ottobre 2021

TRA VOI NON E' COSI'

 



DOMENICA XXIX/B

(Mc 10,35-45)

Paolo Cugini

 

La bellezza del Vangelo sta nella proposta di vita differente da quelle che incontriamo nella vita quotidiana. Una proposta dalla semplicità sconvolgente, che ci riporta in modo immediato e dirompente all’essenza della vita, a ciò che veramente vale e su cui basare le nostre scelte. Il Vangelo ci costringe a pensare, ad entrare in noi stessi, a fare il punto della situazione e, di conseguenza, ad operare quelle scelte necessarie che ci permettono di assaporare il senso autentico della vita. Gesù, in fin dei conti, ci è venuto a mostrare il cammino di quella vita sognata da Dio quando ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ritrovare il cammino: è questo il senso della proposta cristiana, che ha nel Vangelo la lampada, il punto di riferimento. Tutto ciò è ben visibile nel vangelo di oggi, che ora proviamo ad approfondire.

Si avvicinarono… Li chiamò a sé”.

Sono espressioni che troviamo nel Vangelo di oggi che rivelano la condizione esistenziale dei discepoli. Pur avendo ascoltato e visto all’opera il Maestro, pur vivendo con Lui, sono distanti, non tanto fisicamente, ma come pensiero, come stile di vita. Non basta leggere la parla di Gesù, occorre meditarla, assimilarla, tradurla in scelte concrete, affinché il Vangelo modifichi la nostra mentalità, il nostro modo di pensare. Il discepolo, la discepola, non è colui, colei che abita fisicamente uno spazio, frequenta una parrocchia, una comunità, ma è colei, colui, che pensa e vive in un modo nuovo rispetto al contesto in cui si trova. Di che diversità si tratta?

«Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
La richiesta di Giacomo e Giovanni è la manifestazione di quanto detto sopra. Stanno, infatti, seguendo il Signore, ma pensano con la stessa mentalità che avevano prima di mettersi alla sequela del Maestro. Di che mentalità si tratta? È quella plasmata dall’istinto di sopravvivenza, che provoca delle scelte di autoconservazione, scelte egoistiche, che non tengono conto della necessità degli altri. Sono scelte che provocano delle logiche di sopraffazione, di dominio sugli altri, generando una società di persone diseguali, in cui ha la meglio il violento, chi agisce con scaltrezza e inganno. Questo è lo stile basico di vita, che assimilano dalla cultura in cui viviamo. La proposta di Gesù si pone ad un altro livello.

Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così.

I discepoli del Signore sono coloro che apprendono uno stile nuovo, non più determinato dall’istinto di sopravvivenza, dal ripiegamento egoistico u di sé, ma dallo sguardo costante verso l’altro. “Tra voi non è così”: è fondamentale questo richiamo, perché dice di una differenza che dev’essere visibile, quella differenza che scaturisce dall’ascolto attento e interiorizzato della Parola, che produce uno stile nuovo, perché trasforma le dinamiche istintive di aggressività e sopraffazione, in relazioni fondate sulla ricerca del bene dell’altro, del desiderio che tutti si sentano bene, accolti e amati. Oppressone e violenza non possono essere presenti nella comunità di fratelli ce sorelle che hanno risposto all’appello del Signore di seguirlo: sarebbe una contraddizione.

ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.

Chi è ricolmo dell’amore di Dio non ha bisogno di farsi grande dinanzi a nessuno. Chi ha percepito che il dono più grande nella vita è essere amati dal Padre come figli e figlie, non entra in logiche che possono ferire gli altri. Prepotenza, arroganza, violenza sono sintomi di un malessere interiore, di un’insoddisfazione, di una vita nella quale manca qualcosa di profondo, una direzione. È grande nella comunità di Gesù chi si pone a servizio degli altri, chi si adopera affinché nella comunità regni la pace.

Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

È qui il fondamento di tutto il discorso: è l’esempio di Gesù, il suo stile di vita, che i suoi discepoli sono chiamati a riprodurre in modo creativo. È proprio perché Gesù è venuto nel mondo e si è messo a servizio dei suoi fratelli e sorelle, che siamo chiamati a fare altrettanto. Nel corpo di Cristo di cui ci cibiamo c’è tutto il suo amore, il suo piegarsi per lavare i piedi ai discepoli, la sua attenzione verso i poveri e i sofferenti, il suo continuo cercare chi è nel bisogno. Per questo ci cibiamo di Lui: per vivere di Lui e come Lui.







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