(Is
6, 1-8; Sal 137; 21 Cor 15, 1-11Lc 5,1-11)
Paolo Cugini
Lc 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno
per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide
due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra.
Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare,
disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone
rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;
ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme
di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni
dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e
due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si
gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono
un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con
lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo,
che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai
pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo
seguirono.
Il Vangelo continua a presentarci le caratteristiche
dell’identità di Gesù e, nel caso del Vangelo di oggi, c’invita a riflettere sul
senso della sua presenza nella storia e della reazione che le persone hanno nei
suoi confronti. Il problema è che anche al tempo di Gesù non tutti coglievano
la sua presenza, la sua novità. Il brano di oggi ci presenta un percorso spirituale
per imparare a cogliere la presenza del Signore nella nostra storia, e accettare
il suo invito alla conversione. Proviamo, dunque, a seguirlo.
mentre la folla gli faceva ressa attorno per
ascoltare la parola di Dio. Il Vangelo si apre con l’atteggiamento
principale di Gesù, vale a dire l’insegnamento della parola. Gesù è venuta in
mezzo a noi prima di tutto per aiutarci a comprendere il senso della sua Parola,
il suo significato. Per entrare nella sua prospettiva dobbiamo prendere in mano
la sua parola e ascoltare i suoi insegnamenti.
Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non
abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così… Riusciamo
a vedere il Signore, a coglierne la sua presenza quando facciamo quello che ascoltiamo:
è questo il miracolo! Solo coloro che vivono quello che ascoltano nel Vangelo hanno
la possibilità di vedere il Signore, di conoscerlo. La parola di Dio non è
qualcosa che dev’essere appena studiata, ma soprattutto vissuta. Certamente è
importante lo studio e poi la riflessione, ma chi si ferma a questo stadio, non
riuscirà mai a vedere il Signore. Questo è uno degli inganni nei quali possiamo
imbatterci, vale a dire a pensare di conoscere Dio per il fatto che studiamo la
Bibbia. Ciò che leggiamo e che studiando comprendiamo ha valore nella misura in
cui ci sforziamo di viverlo, di metterlo in pratica. L’esempio di ciò che
stiamo dicendo ci viene proprio dal brano di oggi in cui Pietro, ascoltando l’indicazione
di Gesù, nonostante tutta la sua esperienza di pescatore, fa esattamente quello
che gli dice Gesù: si fida della sua parola. È perché Pietro fa quello che gli
dice il Signore che il miracolo avviene e, in questo modo, si manifesta la
gloria di Dio, permettendo ai presenti di vedere il prodigio e di credere in
Lui.
Signore, allontanati da me, perché sono un
peccatore. Chi è Gesù? È il santo di Dio, la sua presenza fa emergere il
malessere che proviene da una errata relazione con Dio: questo malessere ha un
nome, il senso di colpa. Quello di Pietro, ad una prima reazione immediata, può
sembrare un gesto di umiltà, bello intenso. In parte è così. In realtà quello
che emerge dalla sua risposta, confrontata anche con la proposta di Gesù è ben
altro. Pietro davanti a Gesù, alla sua presenza, si sente peccatore. Il peccato
dice della nostra relazione con Dio, prima di tutto. La santità di Dio
manifestata nel miracolo della pesca, smuove in Pietro i suoi sensi di colpa, il
suo modo di percepire e vivere la religione come obbedienza a precetti che non
sempre riesce a rispettare. Percependo la presenza di Dio Pietro si sente, per
così dire, sporco, in colpa e, per questo, s’inginocchia in segno di
sottomissione.
Non temere… Dio non vuole delle persone
sottomesse, ma libere. A Gesù non interessa il passato, gli errori, i nostri
sensi di colpa che è venuto a togliere per sempre e a gettarli negli abissi:
Gesù vuole conoscere la nostra disponibilità ad entrare nel nuovo progetto di
vita e cioè, essere pescatori di uomini. Qui c’è il contrasto tra la mentalità
chiusa, che caratterizza l’uomo e la donna attanagliati dal loro egoismo, che
non riescono a liberarsi del peso degli errori passati e si lasciano divorare
dai sensi di colpa e, dall’altra, l’azione di Gesù, uomo libero venuto per
liberare proponendo cammini di umanizzazione.
D’ora in poi sarai pescatore di uomini. Gesù propone
uno spostamento d’attenzione: dalla relazione con Dio alle relazioni con gli
uomini e le donne. Spostamento che, allo stesso tempo rivela un significato: l’autentica
relazione con Dio non provoca il senso di colpa, perché non chiede obbedienza a
precetti o la partecipazione a culti, ma la verità della relazione con Dio si
verifica nell’attenzione che diamo alla relazione con uomini e con le donne. Gesù
propone di passare dalla religione in cui ci giochiamo tutto il rapporto con
Dio nell’ambito cultuale, nella partecipazione ai riti, verso la vera religione
che riconosce la presenza di Dio nei fratelli e nelle sorelle e, di
conseguenza, cura queste relazioni.