
Paolo Cugini
“Ora
il Figlio dell’uomo è stato glorificato” (Gv 13, 31). C’è in Gesù la
consapevolezza del proprio cammino, la percezione della direzione, dove si
trova e dove sta andando. Colui che vive continuamente la relazione con il Padre,
che cerca costantemente in ogni pensiero, scelta e azione, la sua volontà,
percepisce la direzione del proprio cammino. Gesù, per come sono andate e come stanno
andando le cose, percepisce la direzione, la piega, per così dire, che stanno
prendendo gli eventi. Ciò significa che chi decide di seguire il Signore, non
vive più in balia degli eventi, ma è come se fosse avvolto da un manto di protezione,
per cui la storia personale non può che prendere una direzione: la croce. E questa
da intendere nel senso dell’amore, della vita donata gratuitamente per amore,
senza calcoli, sotterfugi. Protetti dalla mano del Signore, che ci guida nel
cammino dell’amore da Lui proposto e scelto da noi.
“Darai
la mia vita per me? In verità in verità ti dico: non canterà il gallo, prima
che tu non m’abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,38). La sequela non è retta
da entusiasmi momentanei: non dura. C’è un cammino che dev’essere compiuto, fatto
di momenti in cui tutto sembra chiaro e altri, invece, in cui non si capisce
più nulla. Per capire dove desidera condurci il Signore occorre morire. Pietro
è cambiato totalmente dopo la morte di Gesù e dopo averlo incontrato risorto. Nella
morte di Gesù, sono morti tutti i sogni di potenza e gloria che i discepoli
coltivavano, tutte le ideologie, le idee. La croce è la fine definitiva della
religione, delle pretese umane su Dio, delle teologie che pensano di sapere su
Dio ciò che Lui stesso non ha mai detto. E’ con la resurrezione che si
cominciano a prendere sul serio e ad avere la possibilità di comprendere in
profondità le Parole di Gesù, i suoi gesti, la sua proposta che è un cammino.
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