martedì 30 marzo 2021

CAPIRE IL CAMMINO

 


Paolo Cugini

 

Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato” (Gv 13, 31). C’è in Gesù la consapevolezza del proprio cammino, la percezione della direzione, dove si trova e dove sta andando. Colui che vive continuamente la relazione con il Padre, che cerca costantemente in ogni pensiero, scelta e azione, la sua volontà, percepisce la direzione del proprio cammino. Gesù, per come sono andate e come stanno andando le cose, percepisce la direzione, la piega, per così dire, che stanno prendendo gli eventi. Ciò significa che chi decide di seguire il Signore, non vive più in balia degli eventi, ma è come se fosse avvolto da un manto di protezione, per cui la storia personale non può che prendere una direzione: la croce. E questa da intendere nel senso dell’amore, della vita donata gratuitamente per amore, senza calcoli, sotterfugi. Protetti dalla mano del Signore, che ci guida nel cammino dell’amore da Lui proposto e scelto da noi.

Darai la mia vita per me? In verità in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,38). La sequela non è retta da entusiasmi momentanei: non dura. C’è un cammino che dev’essere compiuto, fatto di momenti in cui tutto sembra chiaro e altri, invece, in cui non si capisce più nulla. Per capire dove desidera condurci il Signore occorre morire. Pietro è cambiato totalmente dopo la morte di Gesù e dopo averlo incontrato risorto. Nella morte di Gesù, sono morti tutti i sogni di potenza e gloria che i discepoli coltivavano, tutte le ideologie, le idee. La croce è la fine definitiva della religione, delle pretese umane su Dio, delle teologie che pensano di sapere su Dio ciò che Lui stesso non ha mai detto. E’ con la resurrezione che si cominciano a prendere sul serio e ad avere la possibilità di comprendere in profondità le Parole di Gesù, i suoi gesti, la sua proposta che è un cammino.

 



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