ESERCIZI SPIRITUALI PER
PRESBITERI DIOCESI DI REGGIO EMILIA-GUASTALLA
MAROLA 6-10 NOVEMBRE
2017
MONS. LUCIANO MONARI
MEDITAZIONI
SUL VANGELO DI GIOVANNI
Sintesi: Paolo Cugini
VIII MEDITAZIONE
PROLOGO – GIOVANNI 1,1-18
Rudolf
Bultmann: è un inizio che accenna ai temi che poi verranno ripresi durante la
narrazione.
La
Rivelazione. Il Figlio unigenito ha rivelato Dio.
Nessuno ha mai visto Dio, cioè Dio non è visibile agli occhi dell’uomo, anche
agli occhi della sua immaginazione e intelligenza. Non è possibile vedere Dio e
vivere (cfr. Esodo, l’esperienza di Mosè). Solo colui che viene da Dio ha visto
il Padre (Gv 6). 1 Gv 4,12: nessuno mai
ha visto Dio. E’ un tema caro a Giovanni. Ciò suppone che l’uomo abbia il
desiderio di vedere Dio, perché l’uomo ha bisogno di Lui. Sal 24, 6: Ecco la generazione
che cerca il tuo volto. Sal 27, 8-9: cercate il suo volto… Non nascondermi il
tuo volto. L’uomo ha bisogno di Dio, ma non gli è possibile entrare in questa
relazione di intimità. Per questo è importante la seconda parte del versetto:
il Figlio dell’uomo lo ha rivelato. Il vedere Dio è mediato dal Figlio
unigenito che è nel seno del Padre. Ha aperto una possibilità di vedere Dio.
Lui è nel seno del Padre. Giovanni dice eis,
dentro a qualcosa. Il Figlio è nel seno del Padre, in movimento dentro, si
muove dentro all’amore del Padre. Il Padre è un dinamismo di dono che si
esprime nel dono al Figlio e il Figlio vive tutto ciò che riceve dal Padre in
comunione e obbedienza a Lui. E’ uno scambio di vita. Il Figlio è questo. Se
riesci a vedere il Figlio vedi qualcuno che si muove verso l’amore del Padre. Questa
è la vita del Signore risorto, che è passato da questo mondo al Padre. Nella
risurrezione sono risuscitate tutte le parole, i gesti, le relazioni, la croce
di Gesù. Quel Cristo Risorto che vive nel seno del Padre porta nel seno del
Padre tutta la sua esperienza umana, per questo è un rivelatore. Nel Signore
risorto, il mistero di Dio è svelato perché tra il Padre e il Figlio c’è uno
scambio reciproco di amore. Cfr. Eb 1. A tutta la storia della rivelazione di
Dio, viene dato un compimento che è la vita e le parole di Gesù. La vita intera
di Gesù è rivelazione che porta a compimento la rivelazione del primo
Testamento. A Mosè succede Gesù Cristo, alla Legge succede la Grazia e la
Verità. Quello che era un dono diventa un avvenimento, perché non si tratta di
trasmettere una legge, perché adesso le tavole di pietra sono la vita di Gesù
fatta di parole, di gesti, di emozioni, ecc. Grazia e Verità è il dono della
Verità, il dono della rivelazione. La Verità è la rivelazione dell’amore di
Dio. A quel dono che era stata la Torà attraverso Mosè si sostituisce un dono
più grande incarnato in Gesù. Grazia su grazia: una grazia nuova
che corrisponde la grazia antica – la Legge – e la supera. C’è il primato della
rivelazione di Gesù, perché porta a compimento la prima rivelazione. Giovanni
il Battista, il precursore della rivelazione di Gesù: colui che era prima di me
mi è passato avanti: cfr. Gv 1, 6-8.
Incarnazione.
Il Verbo si fece carne: la Parola di Dio
ha preso un’esistenza umana. La parola carne dice la debolezza della condizione
dell’uomo, ma è questo il sorprendente della rivelazione di Gesù perché nella
carne si rivela la Parola di Dio. Is 40, 6s:
Una voce dice: grida… Ogni carne è come l’erba. L’uomo nella sua debolezza
è come l’erba: l’uomo è bello come il fiore del campo, ma è effimero, dura poco.
Così è la carne. Secca il fiore, ma la Parola dura per sempre, è eterna. Il
Verbo si fece carne, la Parola eterna si è fatta carne, debolezza. Bisognava
che accadesse questo, perché solo la carne può essere la mediazione della
nostra esperienza. Occorre che la Parola di Dio prenda una forma mondana,
umana, perché possa essere vista, udita, contemplata. Cfr 1 Gv 1. 1s. La vita si è fatta visibile e l’abbiamo
veduta. Senza di questo la rivelazione non avviene, la Parola di Dio rimane
al di sopra di noi; fatto carne il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi. E’ un
richiamo al tabernacolo, alla tenda che ha accompagnato Israele nel suo
viaggio. E’ il tempio di Gerusalemme come tenda fissa. E’ il tema della Legge
di Dio. Il Primo Testamento è un’esperienza d’incarnazione della Parola di Dio.
Adesso questa presenza di Dio si compie in una esperienza umana, concreta. Nato
da donna, nato sotto la legge. Il Verbo abita in mezzo agli uomini, è la Parola
eterna di Dio che si lascia toccare, vedere, contemplare. Abbiamo potuto vedere
la gloria di Dio nella carne del Verbo. Episodio della trasfigurazione
(Sinottici). San Giovanni non racconta la Trasfigurazione, perché tutto nel suo
Vangelo è trasfigurazione. Tutti i segni sono trasfigurazione. E’ la sua
missione: manifestare la gloria di Dio nella sua carne. La Verità è la
manifestazione dell’amore di Dio, non solo con le parole, ma anche con la sua
esperienza umana. Il tema dell’Incarnazione fonda il tema della Rivelazione.
Filiazione
divina. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di
diventare Figli di Dio. La figliazione che è propria di Gesù è sorgente,
origine, di un’identità filiale per gli uomini, non semplicemente nella loro
condizione mondana, ma nella loro condizione di credenti del Figlio di Dio. In
greco ci sono due termini diversi, per dire che Gesù è l’Unigenito, l’Unico e
la nostra filiazione dipende radicalmente da Lui. Non c’è una filiazione
indipendentemente dal Figlio Unigenito. Per questo è importante: a quanti lo
hanno accolto, cioè nella fede. Ha dato il potere di diventare. L’ottica per
san Giovanni è dinamica. Siamo figli di Dio, ma in realtà siamo chiamati a
diventarlo nell’ottica della fede, che trasfigura i pensieri e i desideri dell’uomo.
C’è un progresso, un compimento che avviene attraverso la Parola e lo Spirito. Il
Verbo incarnato nasce dalla parola e dallo Spirito: così è anche per i figli di
Dio. Questa nascita è il fondamento della fraternità cristiana: 1 Gv 3. I figli
sono fratelli fra di loro, che deve esprimersi in parole e gesti d’amore.
Creazione.
Gv1, 3s. In tutto questo siamo davanti al compimento di quello che è implicito
dentro alla creazione stessa. Il Verbo non è una Parola lontana dal mondo e
dall’uomo, ma sono stati creati per mezzo del Verbo. Nel cuore della Creazione
c’è la presenza del Cristo. Nel cuore dell’esistenza dell’uomo c’è l’impronta
del Verbo di Dio. Quando il Verbo viene nel mondo viene in quello che gli
appartiene. Il mondo trova la sua identità nel Verbo. Il mondo, la creazione e
l’uomo, non nascono dal caso e la necessità, ma dalla Parola e dall’amore di
Dio. La fede accetta le affermazioni della scienza, ma dice qualcosa di più. Le
risposte scientifiche non sono la risposta definitiva sulla creazione. All’origine
dell’esistenza del mondo e dell’uomo, non c’è solo il caso e la necessità, ma
la Parola che esprime l’amore di Dio e lo rende efficace.
Divinità
del Verbo. Il Verbo era in principio. E’ quello che
sta all’origine di tutto. Il Verbo era presso Dio: preposizione di moto (pros-
moto accanto, andare vicino). Il Verbo era Dio: è un’affermazione chiara della
divinità del Verbo che condurrà alla dottrina sulla Trinità. Comunione piena
tra il Verbo e il Padre.
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