Nessuno
accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la
pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
(Lc 8,16).
A
che lampada si riferisce Gesù? Probabilmente alla lampada della Parola di Dio e
il riferimento sono le parole del salmo che dice: Lampada per i miei passi è
la tua parola, luce sul mio cammino (Sal 118,105). Gesù sta dicendo alla
folla che, quando accendiamo con la lampada della Parola di Dio la nostra vita,
non può essere nascosta, perché brilla, fa luce con un’intensità tanto grande
da non passare inosservata. Per questo, diventa importante a come ascoltiamo la
Parola, alla sua comprensione, Per non rischiare di ascoltare una Parola che
poi rimane lettera morta, nel senso che non produce nessuna scelta. Illumina,
infatti, quella Parola che, ascoltata in profondità, genera un livello di comprensione
tale da modificare i criteri abituali di scelta, inserendone nuovi.
È a questo livello che le nostre azioni umane
assumono un significato tale da brillare, da fare luce, nel senso che diventa
visibile una provenienza non umana dei criteri adottati. Fate attenzione,
dunque, a come ascoltate (Lc 8,18): il segreto della vita spirituale sembra
essere tutto qua, vale a dire, lo spostamento di accento che conduce la persona
dalla pratica religiosa attenta alla forma, alla quantità di riti, all’attenzione
alla qualità della relazione con il Mistero, che esige una concentrazione, una
libertà interiore tale da permettere alla Parola d’incontrare spazio per poter
generare qualcosa di nuovo con noi e attraverso di noi.
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