martedì 16 dicembre 2025

Verso il cuore dell’uomo e della donna

 




Una riflessione sul valore della sostanza, tra riti e vita autentica

 

Paolo Cugini

 

I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio (Mt 21,30).

 

Gesù, nelle sue parole e nei suoi gesti, sembra sempre muoversi in un orizzonte diverso da quello umano. Mentre gli uomini sono spesso incantati dalla superficie, dal rispetto delle regole, dal conteggio delle pratiche religiose, Gesù penetra lo sguardo fino al cuore. Vede ciò che è invisibile agli occhi, ciò che pulsa sotto lo strato delle abitudini: la verità dell’anima, la disponibilità a lasciarsi interpellare dalla vita.

Non sono i riti, la quantità delle messe frequentate, le preghiere recitate meccanicamente che producono il cambiamento. Gesù avverte che c’è un rischio: la religione vissuta come impermeabile, che ci protegge da ogni domanda, da ogni inquietudine, ma ci rende sterili. I gesti sacri rischiano di passare su di noi senza lasciare traccia. La vera fede, invece, è quella che ci rende vulnerabili al cambiamento, capaci di metterci in discussione, aperti all’ascolto.

Nel suo sguardo, Gesù non premia la sicurezza arroccata, l’orgoglio di chi si crede giusto. Preferisce coloro che vivono, che sbagliano e soffrono, che sentono sulla pelle il peso delle proprie scelte. I pubblicani e le prostitute, figure spesso relegate ai margini, hanno almeno il coraggio di confrontarsi con la realtà, di portare addosso le proprie ferite. Sono vivi, non chiusi nella corazza della presunzione, ma capaci di ascoltare, di essere raggiunti da una Parola che fa breccia nell’anima.

Qui la profezia si fa carne: “I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno dei cieli”, perché hanno saputo abbandonare le false sicurezze e lasciarsi toccare dal cambiamento. La vera salvezza non risiede nell’apparenza, ma nella disponibilità a lasciarsi plasmare – come il vaso dal vasaio. Solo chi accetta di essere messo in gioco, di perdere le proprie certezze, può aprire la porta alla vita che rinnova, trasforma, rende autentici.

Così, lo sguardo di Gesù ci invita a domandarci: quale traccia lasciano i nostri riti? Siamo davvero disposti a lasciare entrare la vita, o preferiamo rimanere impermeabili, custodendo gelosamente le nostre abitudini? La risposta sta nel coraggio di vivere, di ascoltare, di cambiare. Anche le ferite possono diventare brecce attraverso cui la luce entra e ci trasforma.

 

 

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