Paolo Cugini
In quel tempo, Gesù se ne
andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del
regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state
guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla
quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di
Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni (
Lc 8, 1-3).
Vale
la pena riportare integralmente questi versetti. Dicono, infatti, di una
presenza poco riconosciuta, anzi, del tutto nascosta negli altri vangeli. Si
tratta della presenza delle donne tra i discepoli di Gesù. Si può, allora,
tranquillamente parlare di discepoli e di discepole al seguito di Gesù, seguito
che creava scandalo perché non si era mai visto un Maestro in Israele andare
per le strade della Palestina con un gruppo di uomini e donne. In un contesto
storico e culturale in cui nella cultura patriarcale del tempo, le donne non
erano per nulla considerate, la scelta di Gesù assume i contorni di una
rivoluzione silenziosa ma profonda. Il testo sottolinea che Gesù decostruisce
la cultura patriarcale dominante non con discorsi, ma con gesti, con scelte
precise. Contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei testi e della
prassi successiva, Gesù non solo accoglie le donne tra i discepoli, ma le rende
parte attiva della comunità in cammino, suscitando scandalo e interrogativi.
Tuttavia,
in pochi decenni la proposta di Gesù di una comunità di discepoli e discepole
uguali sparisce, non solo dai testi, ma anche dallo stile di vita delle
comunità. Il principio evangelico di uguaglianza viene così messo da parte,
rimpiazzato da nuove strutture che cancellano la memoria del modello originario.
Gesù non ha paura delle donne, ma le pone al centro delle comunità, ne fanno
parte. È il principio di uguaglianza ristrutturato, così com’era all’origine. Nonostante
la successiva marginalizzazione, il ruolo delle donne permane centrale nel
momento fondativo della fede cristiana. Sappiamo il ruolo di grande importanza
che proprio le donne avranno dopo la morte di Gesù. Saranno le donne le prime
grandi testimoni del mistero della resurrezione. Saranno loro ad annunciare il
vangelo della resurrezione di Gesù ai discepoli impauriti. Un dato che, se
letto senza veli ideologici, avrebbe dovuto rappresentare una svolta nella
storia ecclesiale. Il messaggio evangelico, nella sua radicalità, afferma che Il
Vangelo è un messaggio di uguaglianza. Sino a quando nella Chiesa le donne non
avranno il loro posto non si potrà parlare non solo di uguaglianza, ma di
un’istituzione voluta da Cristo. Questa affermazione invita a un ritorno alle
origini, a riscoprire, nella prassi e nella struttura ecclesiale, quella
capacità di accoglienza e parità che era al cuore del movimento di Gesù.
La
presenza delle donne tra i discepoli e nel primo annuncio della resurrezione
non è un dettaglio marginale, ma il segno di una rivoluzione profonda, troppo
presto rimossa dalla memoria ecclesiale. Rileggere il Vangelo con occhi nuovi
significa restituire alle donne il posto che avevano nei testi e nella comunità
delle origini, riconoscendo che solo così la Chiesa potrà dirsi fedele alla sua
vocazione più autentica.
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