TERZA DOMENICA
DEL TEMPO ORDINARIO B
Paolo Cugini
“Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di
Dio, diceva: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete
al Vangelo” (Mc 1,
14-15).
Mi colpisce sempre molto questo versetto che parla
della compiutezza del tempo, perché significa che nel modo di procedere di Dio
non c’è improvvisazione, ma un pensiero, che è un aspetto importante dell’amore.
C’è un Dio che ama pensando a colui, colei che ama e per noi prepara un cammino
con dei significati, che rivela lentamente nel tempo. Non solo, ma tutti questi
significati che Dio ha immesso nella storia d’Israele, portano alla rivelazione
definitiva del Verbo di Dio, che annuncia il Vangelo di Dio. Si tratta, allora,
di mettersi in cammino seguendo gli indizi seminati dalla parola nella storia
delle donne e degli uomini.
C’è stato tutto un tempo di preparazione che il
Padre ha predisposto per presentarsi nelle vesti del Figlio e mostrare, in modo
definitivo, la strada della vita. Secoli di preparazione non solo con segni e
prodigi, ma anche con personaggi che si assomigliavano nei gesti e nei modi al Figlio, che sarebbe dovuto venire. Ci sono stati eventi, gesti, ma soprattutto una
parola ricca di contenuti che è stata proclamata nelle piazze, nei crocicchi
delle strade e nelle sinagoghe, che avrebbe dovuto essere riconosciuta una
volta pronunciata da Colui che sin dall’inizio era uscita.
Anni di preparazione, secoli di avvisi, d’indizi
lasciati nel percorso, che segnalavano l’arrivo di Dio sulla terra e,
soprattutto del valore della sua Parola. C’erano stati i profeti, uomini
innamorati del Signore, che avevano fatto della loro vita un servizio a Dio
nell’annuncio della sua Parola, non solo con la bocca, ma anche con la vita. Il
popolo aveva lentamente compreso che quella parola così nuova pronunciata dai profeti,
quei discorsi così profondi, avevano qualcosa di divino, perché non potevano
essere stati elaborati semplicemente da qualche essere umano. In quei discorsi, ci doveva essere stato qualcosa di rivelato, di proveniente dall’alto.
La forza di questa Parola, la sua veridicità, la si
era capita e, la si stava capendo, con l’andar del tempo. È infatti, nel tempo
che trova la sua realizzazione e la prova della sua veridicità. Parola che realizza nel tempo, negli eventi della storia ciò che annuncia e, soprattutto,
a distanza di anni: chi è capace di pronunciare parole simili? Chi è capace di
proferire parole che, a distanza di secoli, si avverano? Al massimo azzecchiamo, per pura fortuna, il risultato di un evento sportivo o di una situazione a cui
teniamo e sulla quale puntiamo la nostra parola. Ma azzeccare eventi a distanza
di anni, di decadi, di secoli nessuno può farlo se non correndo il rischio del
ridicolo. Perlomeno, nessun umano, nessuna persona della nostra stirpe umana.
Per parole simili, con un peso simile, ci vuole ben altro.
Quelle parole dei profeti che parlavano della venuta
futura di un uomo diverso, che avrebbe condotto il popolo nel cammino della
pace e della giustizia, quando si avverarono, quando finalmente divennero
realtà, dando carne ad un annuncio verbale, l’impatto nella storia fu
semplicemente devastante, impressionante, unico. Si aspettavano parole di odio
contro il nemico che occupava la loro terra, e dovettero ascoltare parola d’amore.
Si aspettavano un re potente e, invece, colui che venne per proferire la Parola
di Dio, si spogliò di tutto, di ogni simbolo si forza e potere, per camminare
insieme ai poveri della terra. Si aspettavano, infine, un giudice severo, che
bruciasse con il fuoco del cielo tutti i malfattori, i peccatori, e invece il
Verbo venne con parole di misericordia e di perdono. Veramente una parola
strana.
La Parola nuova che Gesù è venuto ad annunciare è
diversa per il fatto che non scaturisce dalla mentalità egoista, che elabora
pensieri autoreferenziali, ma sgorga dall’amore di Dio, che va continuamente in
direzione dell’altro, del fratello e della sorella. È una Parola che ha
riempito la storia di un significato così profondo al punto che non c’è più
bisogno di cercare altrove. La si trova tutte le volte che s’incontrano
fratelli e sorelle che si vogliono bene. Fu lo stesso Gesù a dirlo: “da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”
(Gv 13, 35).
Nella Domenica della Parola di Dio incamminiamoci
sulle orme lasciate dal Signore, lasciando anche noi le nostre, vivendo nel
mondo in comunione tra fratelli e sorelle che si vogliono bene.
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