mercoledì 28 settembre 2022

DA SERVI A FIGLI





XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 17, 5-10

 

Paolo Cugini

 

Nel cammino che Gesù compie verso Gerusalemme, oltre ad annunciare il regno dei cieli con parole e opere, si percepisce l’intento di aiutare i suoi discepoli e le sue discepole a compiere un passaggio, un cambiamento di paradigma: passare dalla relazione religiosa con Dio ad una relazione di fede, di fiducia. Il passaggio è fondamentale, perché segna in profondità la vita e lo sviluppo umano di una persona.

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Dalla richiesta dei discepoli si comprende bene che sono ancora all’interno di un sistema religioso. La fede, infatti, non è una questione che Dio può donare, non è un problema di quantità. È l’amore che il Padre dona e la qualità di questo dono l’ha manifestata Gesù. La fede è la risposta personale a questo dono del Padre, quindi non si può chiedere a Di, ma solo dirigere ls nostra vita verso di Lui. Ecco perché Gesù risponde in quel modo, perché dalla loro domanda si comprende bene che non hanno ancora colto l’identità del Signore, il senso profondo della sua proposta.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”?

Il problema che Gesù pone con questa parabola è molto serio, perché pone in gioco il modo di vivere il rapporto con Dio. Veniamo da secoli in cui la Chiesa ci ha inculcato i doveri, l’obbedienza ai precetti, identificando il rapporto con Dio con la religione. In questo modo, all’interno di questo legame l’uomo e la donna vivono come servi e non come persone libere. Quanta persone vivono male anche la vita umana perché hanno assimilato un insegnamento errato su Dio! Quante persone sono state indottrinate, catechizzate apprendendo a stare davanti a Dio con timore e sviluppando meccanismi di riverenza, con atteggiamenti che tengono il divino a distanza. Questo modo di concepire il rapporto con Dio lo si vede ancora oggi in coloro che vivono il senso del sacro con atteggiamenti esterni che indicano distanza. Questa è la religione che, trasportata poi sul piano esistenziale, fa vivere le persone male, perché quello che viene inteso come disobbedienza ai precetti, alle dottrine apprese, viene vissuto come senso di colpa, che genera malessere e il bisogno di rimediare. Non a caso, è stato proprio nel medioevo che si è sviluppato il sistema della confessione devozionale, per aiutare le persone religiose a stare in pace con i loro sensi di colpa. Gesù, invece, ci ha mostrato il volto paterno di Dio, che non vuole dei servi attorno a sé, ma dei figli. Mentre il servo vive da schiavo, il figlio vive in modo libero. Le persone religiose hanno il terrore della libertà, anche se ne avrebbero voglia, ma sono troppo legate nel reticolo di leggi e decreti in cui vivono il rapporto con Dio. La libertà è l’essenza dell’immagine di Dio che ci è stata donata ed è ciò che qualifica la nostra vita come umana.

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

La novità di Gesù è che non chiede di essere servito, ma è Lui che si mette a servizio di noi. È ciò che succede nell’ultima cena quando si alza e si mette a servire i discepoli, lavando loro i piedi. Chi non accoglie il dono d’amore e risponde con un atteggiamento di libertà verso il Signore, rimane nella condizione di servo. Questo è il cammino che siamo chiamati a compiere. Un cammino difficile, perché dobbiamo liberarci dalla schiavitù delle dottrine e della religione dei precetti. Difficile, ma possibile. Gesù non impone, ma offre: spetta a noi compiere questo cammino di liberazione, che è allo stesso tempo un cammino di umanizzazione. 

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