sabato 17 luglio 2021

IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE

 



XVI DOMENICA/B

(Ger 23,1-6; Sal 23; Ef 2,13-18; Mc 6, 30-34)

Paolo Cugini

 

Cresciamo all’interno di relazioni di paternità e maternità per divenire noi stessi padri e madri. La paternità è, dunque, uno dei temi fondamentali della vita, con il quale dobbiamo fare i conti. Impariamo a conoscerci quando abbiamo qualcuno che ci ricorda chi siamo, ci aiuta a prendere in mano la nostra vita. Non solo, ma impariamo a vivere quando c’è qualcuno che ci pone dinanzi le leggi della vita, ci aiuta a scoprire che ci sono dei doveri oltre che dei piaceri, ci sono delle responsabilità da assumere, che esigono scelte, decisioni, presenza.

Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore (Ger 23, 1).

Il profeta Geremia pone il dito su uno dei problemi fondamentali che hanno caratterizzato il cammino del popolo d’Israele. Ci sono state delle epoche in cui il popolo ha vissuto senza pastori, senza guide, perché color che avevano il dovere di pascere il gregge, non pensavano altro che agli affari propri. Quando ciò avviene, a soffrire è il popolo perché senza guida corre un duplice pericolo. Da una parte, infatti, può divenire preda di persone senza scrupoli, che usano, o fanno male al popolo. Nella storia d’Israele questa situazione è avvenuta diverse volte. Pensiamo a quando era schiava in Egitto, oppure in esilio a Babilonia. La mancanza di guide lascia il popolo in preda dei nemici. Dall’altra, senza pastore il popolo rischia di divenire ribelle, intollerante alle leggi, autoreferenziale. È quello che può capitare ad un giovane che cresce senza nessuno che lo aiuti a comprendere il senso della vita, che è fatta di diritti, ma anche di doveri; che ci sono delle cose che ci spettano, ma altre che richiedono una docilità, il rispetto, l’educazione, perché non siamo soli al mondo e i nostri gesti e le nostre scelte hanno delle ripercussioni sulla vita di tutti. Non veniamo al mondo da soli, ma anche non viviamo in un’isola. Per questo, ancora una volta, diventano fondamentali le figure che aiutano un individuo a crescere, a divenire persona adulta capace di stare al mondo in convivialità con gli altri.

Gesù nel Vangelo assume la paternità spirituale di un gruppo di uomini e donne, nei confronti dei quali cerca di trasmettere degli insegnamenti sul senso della vita, sul modo di vivere e assumere la propria dignità umana, soprattutto, sul modo di realizzare l’essere ad immagine di Dio. Il primo passo di questo cammino alla sequela del Signore consiste nello spogliarsi dei falsi insegnamenti, le ideologie le dottrine apprese con l’imposizione, più che con la docilità e l’amore. Ecco perché, la prima volta che vengono invitati a predicare, vale a dire, ad aiutare altre persone ad entrare in una logica di relazione d’amore, valorizzando la persona più che le ideologie, non ci riescono.

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po' (Mc 6,30s).

Gesù non aveva detto ai discepoli d’insegnare, ma di proclamare la parola (Mc 6,12s): sono due cose molto diverse. Predicare la Parola esige, conforme all’indicazione di Gesù ai discepoli, la condivisione con la vita delle persone, una sobrietà evangelica, la possibilità di aiutare le persone a liberarsi delle false dottrine che impediscono l’accoglienza della Parola. Ed è quello che fa Gesù, che annuncia il Regno di Dio, la venuta attraverso di Lui di un nuovo modo di stare al mondo con gli altri, non dominato dall’egoismo e dall’istinto di sopraffazione sugli altri, ma dall’amore gratuito e dalla condivisione, vivendo con i suoi discepoli e discepole. Il Vangelo non è una dottrina, un insieme di concetti da apprendere a memoria, ma uno stile di vita da interiorizzare e vivere. In questo senso Gesù per i discepoli e le discepole è stato un pastore buono, che non ha insegnato con autorità e durezza una dottrina, ma si è messo in mezzo a loro, vivendo con loro, mostrando con l’esempio ciò che voleva dire. Si è pastori, padri e madri, conformi all’insegnamento di Gesù, quando ci si mette in gioco, quando si condivide il vissuto quotidiano. Per questo, con il salmo che abbiamo ascoltato e con cui abbiamo pregato possiamo dire: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia (Sal 22).

 

 

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