Avvento
2022
Galeazza
domenica 4 dicembre
All’inizio c’è la creazione della
luce ma che si alterna con le tenebre. Ma alla fine del cammino dell’uomo c’è
una vittoria di luce definitiva e completa. San Giovanni accenna una definizione
misteriosa e straordinaria di Dio quando dice:
«(…) Dio è luce e in lui non ci
sono tenebre» (1 Gv 1, 5). Se ricordate la prima pagina della Bibbia dice
proprio questo: «In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era
informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio
aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la
luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre]e chiamò la luce giorno e le
tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno» (Gen 1, 1-5).
E se andate all’ultima pagina della
Bibbia, il Libro dell’Apocalisse al cap. 22, 5 proprio l’ultimo, si legge: «Non
vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di
sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli».
All’inizio c’è la creazione della luce ma che si alterna con le tenebre: c’è il
momento della luce, e poi c’è il momento del buio e della tenebra. Ma alla fine
del cammino dell’uomo c’è una vittoria di luce definitiva e completa: «non ci
sarà più notte»! E l’affermazione si lega con l’altra: «non ci sarà più
maledizione» (Ap 22, 3)! E vuole dire che non ci sarà più la morte e con
tutto quello che accompagna la realtà della morte; tutto questo viene
cancellato. E si può immaginare e pensare al tempo che noi viviamo come il
tempo del conflitto tra la “luce” e la “tenebra”, tra la vita e la morte. E
siamo chiamati a partecipare a questo conflitto, a prendere la nostra posizione
a favore della luce, a favore della vita, a prendere la posizione del Signore. E
quello che noi celebriamo in questo tempo di Natale si può riassumere lì: in
questa manifestazione della luce.
«grazie alla bontà
misericordiosa del nostro Dio, verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per
rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte (…)» (Lc
1, 78-79; Is 9, 1).
«[30] i miei occhi hanno visto la
tua salvezza (…) [32]luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo
Israele» (Lc 2, 30.32).
Quando il Vangelo racconta l’inizio
della predicazione di Gesù lo interpreta con queste parole:
«Il popolo che camminava nelle
tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra di ombra di
morte su di loro si è manifestato uno splendore, una gloria» (Mt 4, 16). E
Gesù è essenzialmente questo. Dice nel Vangelo di Giovanni:
« Io sono la luce del mondo; chi
segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,
12). E viene da chiedersi: perché Gesù pretende questo? In che cosa consiste la
Luce che lui ha portato al mondo? E perché pretendere di potere dirigere e
illuminare l’esistenza di ogni uomo?
Fondamentalmente perché Gesù è
parola di amore che Dio ha pronunciato nei confronti del mondo.
È come se Dio avesse detto al
mondo: pace! “Pace” vuole dire che, nonostante tutti i contrasti e le
cattiverie e le violenze che ci sono dentro al nostro mondo, Dio ha detto pace!
Dio ha detto questa parola di amore con una dedizione senza riserve. Da parte
di Dio non c’è ostilità né rifiuto nei confronti dell’uomo, c’è invece una
presa di posizione di amore. Ed è questo che è in Lui, perché vuole dire che
noi non siamo gettati nella fredda immensità dell’universo. Ma vuole dire che
c’è Qualcuno che ci ha in nota, c’è Qualcuno davanti al quale siamo preziosi. E
vuole dire che non siamo nemmeno nell’incertezza per quanto riguarda il senso
della nostra vita. Il senso della nostra vita è “Luce”. Il senso della nostra
vita è quell’amore con cui cerchiamo nella nostra povertà di rispondere all’amore
eterno e infinito di Dio. E se noi siamo in questo mondo è per imprimere il
sigillo dell’amore di Dio dentro le cose, nei rapporti tra le persone, in tutte
le istituzioni che riusciamo a inventare e a costruire, addirittura per
riuscire a mettere questo sigillo di amore dentro le cose materiali, perché
tutto abbia un senso significativo di benevolenza e di amore.
La luce che Cristo ha messo nel mondo con
il suo amore, con la sua parola, questa ci rimane.
. Ci sono ancora troppe tenebre nel
mondo, e probabilmente ci saranno per tutto il tempo della nostra vita, non
vivremo abbastanza per vedere una “Luce sfavillante” dentro la storia degli
uomini, dentro le istituzioni umane. E proprio per questo ci vuole forza, ci vuole
amore per resistere, per resistere al “buio” o alla “tenebra” o al “freddo” della
esistenza. Ma è possibile perché in questo “freddo”, in questa “tenebra” che
noi siamo, la luce del Signore ormai risplende, e quella non può più essere
cancellata, è venuto una volta per tutte, e la luce che Cristo ha messo nel
mondo con il suo amore, con la sua parola, questa ci rimane. Quando non sappiamo
dove voltarci, per lo meno abbiamo la parola del Signore che ci può illuminare,
che ci può consolare, che ci può dare la forza di ripartire e di lottare di
nuovo. C’è sempre una Parola per perdonare i nostri peccati, c’è sempre una Parola
per ridare speranza alle nostre delusioni, per ridare energia di amore ai
nostri comportamenti.
Allora forse, il messaggio che
viene da tutto questo cammino che stiamo facendo verso il Natale è lì: non
avere paura della Luce. Ci sono dentro al nostro cuore delle zone di ombra,
delle zone di tenebra che delle volte ci fanno paura, che ci danno fastidio,
che in qualche modo nascondiamo noi stessi. Il senso è il “non ne avere paura”,
lascia che la tua vita sia illuminata, perché solo se tu sarai trasparente e
sarà illuminata la tua vita, potrai diventare luce anche per il mondo, e potrai
accendere una piccola luce in quell’ambiente in cui sei chiamato a vivere. Non
avere paura.
1. Non avere paura vuole dire che il Signore ha pronunciato il suo sì di amore a te, proprio a te personalmente, così come sei. Il Signore conosce meglio di te le tue “ombre, conosce meglio di te il “buio” che a volte hai nel cuore. Ma a te il Signore ha detto la sua benevolenza, è in pace e in sintonia con te. Non hai bisogno di essere perfetto. Non sapremo nemmeno che cosa sarebbe esattamente la perfezione per la nostra vita. Ma non hai bisogno di essere perfetto, basta che tu sia te stesso, ma che ti lasci illuminare da Lui, senza nasconderti, senza mascherare te stesso. Insomma, siamo chiamati a vivere fin da adesso, con la nostra piccolezza, nel giorno del Signore che attendiamo. In quel giorno di Dio dove la luce sconfiggerà del tutto e definitivamente la tenebra dell’odio o della cattiveria o della menzogna. In questo giorno possiamo con fiducia entrare. Ed è quello che abbiamo ascoltato nella seconda lettura di domenica u.s., dove san Paolo scrive ai cristiani di Roma: «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti» (Rm 13, 11). La nostra vita è un cammino progressivo verso il Signore, verso la salvezza, verso la luce: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rm 13, 12-14).
Senza paura, vedendo quello che
siamo, ma accogliendo la luce del Signore, come luce di amore, di consolazione
e di coraggio.
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