DOMENICA 8 MAGGIO 2022 - IV DEL TEMPO
DI PASQUA/C
Paolo
Cugini
Leggere il brano di Vangelo di questa domenica nella
prospettiva di come è stato scritto, vale a dire, come rilettura degli eventi
che hanno caratterizzato la vita di Gesù alla luce del risorto, può aiutare a
comprendere alcune questioni importanti del cammino di fede. Tra queste vi è la
domanda sulla possibilità d’intravedere la luce del risorto nell’oggi della
vita quotidiana.
Il brano del
Vangelo ci dice che la luce del risorto è presente ogni volta che riusciamo a
creare relazioni significative, capaci di durare nel tempo. Le mie
pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono (Gv 10,27). Per
creare relazioni così profonde al punto che non andranno perdute in
eterno, occorre non solo dedicare tempo, ma
considerarle come uniche. È questo che ha fatto Gesù con i suoi discepoli e le
sue discepole: ha speso la sua vita per loro. Tutto l’amore di Gesù riversato
per quelle specifiche persone che, agli occhi del mondo, erano persone da poco.
Tutto l’amore di Dio in quelle povere persone in quel luogo, la Galilea, terra
lontana dai giochi di potere. C’è un grande insegnamento nella scelta di Gesù.
Non esistono persone privilegiate da amare o luoghi specifici in cui l’amore di
Dio è più intenso. Sono le persone che ci sono accanto, che esigono tutta la
nostra attenzione, nel luogo specifico in cui viviamo, che ci permettono di
percepire la luce del risorto. L’attenzione al presente ci libera dalla
tentazione delle fughe in avanti prodotte dalle illusioni, o dalle nostalgie
del passato, che ci distolgono da coloro che attendono da noi un sorriso, una
parola, un po' di attenzione. Quando questo avviene, la luce del risorto
splende nella storia, perché passa nel punto più reale del tempo: il presente.
Lo
stesso principio di realtà, come evento in cui incontrare la luce del risorto,
lo si nota nell’episodio narrato da Luca negli Atti degli Apostoli, nella prima
lettura di questa domenica. Nella sua predicazione nella sinagoga in giorno di
sabato, Paolo non si lascia demoralizzare dalla resistenza degli ascoltatori
giudei: pensa oltre, ascolta l’evento. A più riprese negli Atti degli Apostoli,
Luca sottolinea il fatto che Paolo segue le indicazioni dello Spirito Santo
che, in diverse circostanze, gli scombina i piani. Che cosa significa questo
dato, ben visibile anche nel brano di oggi? È l’esperienza vivissima della luce
del risorto, fatta da Paolo nel cammino verso Damasco (At 9), che segnerà tutta
la sua esistenza. Paolo sa, una conoscenza che gli deriva dalla sua esperienza
personale, che il risorto è vivo e che il suo Spirito è attivo nella storia.
Paolo ne percepisce l’attività negli eventi, nelle situazioni che vive, anche
quelle più negative ed ostili alla sua missione. Era necessario che
fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete
e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani (At 13,14). L’attenzione al presente permette a Paolo
di comprendere che lo Spirito del risorto gli stava dicendo che, la resistenza
dei giudei alla sua predicazione, apriva le porte alla predicazione ai gentili,
esattamente com’era stato profetizzato da Isaia (Is 62). Non c’è un libro dov’è
scritto l’itinerario della nostra vita: lo impariamo vivendo nel presente,
ponendo attenzione a chi incontriamo a quello che accade.
Diceva
il filosofo francese Emmanuel Mounier, che l’evento è il nostro maestro interiore.
L’attenzione a chi abbiamo dinanzi nell’evento presente, ci permette di
cogliere quella luce che ha cambiato la vita di Paolo e di tante persone: la
luce del risorto.
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