mercoledì 30 marzo 2022

LA LUCE DEL RISORTO NELLA QUALITA’ DELLE NOSTRE RELAZIONI




DOMENICA 8 MAGGIO 2022 - IV DEL TEMPO DI PASQUA/C

Paolo Cugini

Leggere il brano di Vangelo di questa domenica nella prospettiva di come è stato scritto, vale a dire, come rilettura degli eventi che hanno caratterizzato la vita di Gesù alla luce del risorto, può aiutare a comprendere alcune questioni importanti del cammino di fede. Tra queste vi è la domanda sulla possibilità d’intravedere la luce del risorto nell’oggi della vita quotidiana.

 Il brano del Vangelo ci dice che la luce del risorto è presente ogni volta che riusciamo a creare relazioni significative, capaci di durare nel tempo. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono (Gv 10,27). Per creare relazioni così profonde al punto che non andranno perdute in eterno, occorre non solo dedicare tempo, ma considerarle come uniche. È questo che ha fatto Gesù con i suoi discepoli e le sue discepole: ha speso la sua vita per loro. Tutto l’amore di Gesù riversato per quelle specifiche persone che, agli occhi del mondo, erano persone da poco. Tutto l’amore di Dio in quelle povere persone in quel luogo, la Galilea, terra lontana dai giochi di potere. C’è un grande insegnamento nella scelta di Gesù. Non esistono persone privilegiate da amare o luoghi specifici in cui l’amore di Dio è più intenso. Sono le persone che ci sono accanto, che esigono tutta la nostra attenzione, nel luogo specifico in cui viviamo, che ci permettono di percepire la luce del risorto. L’attenzione al presente ci libera dalla tentazione delle fughe in avanti prodotte dalle illusioni, o dalle nostalgie del passato, che ci distolgono da coloro che attendono da noi un sorriso, una parola, un po' di attenzione. Quando questo avviene, la luce del risorto splende nella storia, perché passa nel punto più reale del tempo: il presente.

Lo stesso principio di realtà, come evento in cui incontrare la luce del risorto, lo si nota nell’episodio narrato da Luca negli Atti degli Apostoli, nella prima lettura di questa domenica. Nella sua predicazione nella sinagoga in giorno di sabato, Paolo non si lascia demoralizzare dalla resistenza degli ascoltatori giudei: pensa oltre, ascolta l’evento. A più riprese negli Atti degli Apostoli, Luca sottolinea il fatto che Paolo segue le indicazioni dello Spirito Santo che, in diverse circostanze, gli scombina i piani. Che cosa significa questo dato, ben visibile anche nel brano di oggi? È l’esperienza vivissima della luce del risorto, fatta da Paolo nel cammino verso Damasco (At 9), che segnerà tutta la sua esistenza. Paolo sa, una conoscenza che gli deriva dalla sua esperienza personale, che il risorto è vivo e che il suo Spirito è attivo nella storia. Paolo ne percepisce l’attività negli eventi, nelle situazioni che vive, anche quelle più negative ed ostili alla sua missione. Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani (At 13,14). L’attenzione al presente permette a Paolo di comprendere che lo Spirito del risorto gli stava dicendo che, la resistenza dei giudei alla sua predicazione, apriva le porte alla predicazione ai gentili, esattamente com’era stato profetizzato da Isaia (Is 62). Non c’è un libro dov’è scritto l’itinerario della nostra vita: lo impariamo vivendo nel presente, ponendo attenzione a chi incontriamo a quello che accade.

Diceva il filosofo francese Emmanuel Mounier, che l’evento è il nostro maestro interiore. L’attenzione a chi abbiamo dinanzi nell’evento presente, ci permette di cogliere quella luce che ha cambiato la vita di Paolo e di tante persone: la luce del risorto. 

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