Paolo
Cugini
Lc 13,1-9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il
fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a
quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che
quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale
sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso
modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le
uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva
anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua
vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo:
“Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne
trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli
rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno
e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo
taglierai”».
Il tempo di quaresima ci offre
un’opportunità per ricentrare la nostra vita e orientarla con maggiore determinazione
nel percorso tracciato da Gesù, che troviamo nel Vangelo. In questo percorso
anche le letture ci vengono incontro e ci offrono spunti significativi. Vediamone
alcuni.
L’angelo del Signore gli
apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il
roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò:
«Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non
brucia?» (Es 3, 1s).
Da che esperienza religiosa proveniamo?
Siamo fermi ai contenuti ricevuti nell’infanzia o è avvenuto qualcosa di nuovo che
ci ha aperto gli occhi e ci ha fatto cambiare idea, prospettiva? La domanda è
provocata dal brano dell’Esodo appena ascoltato. È perché Mosè è attento a
quello che avviene nel presente, che si accorge di una novità, si accorge che
quello che sta avvenendo sotto i suoi occhi è qualcosa di nuovo. Questo è il
primo dato fondamentale della spiritualità del tempo di quaresima: ci dovrebbe
aiutare, sensibilizzare all’attenzione, a guardare con occhi attenti quello che
ci succede attorno. Solo in questo modo potremo accorgerci di eventi che sono
qualitativamente differenti dai soliti e che, in un certo modo, rivelano
qualcosa d’altro. Riusciamo ad uscire dalle fantasie infantili su Dio, da
quelle fantasie che, alla distanza, c’imprigionano in una gabbia mortale, fatta
di precetti e di dottrine che scatenano i sensi di colpa che non ci fanno più
dormire, solo se ci accorgiamo che c’è qualcosa di diverso attorno a noi, che
si sta rivelando a noi in modo personale. Questi eventi qualitativamente
diversi che hanno le caratteristiche della rivelazione, coinvolgono non solo la
ragione, ma tutto l’universo personale. Ci sono eventi nella vita che hanno una
forza rivelativa così potente da cambiare per sempre l’orizzonte della nostra
esistenza. È quello che avviene a Mosè, ad Abramo, ma anche a Pietro e a Paolo.
Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di
Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi.
La verità del nostro cammino di
fede sta nel passaggio da un modo di vivere la religione come esperienza oggettiva,
che non ha alcuna incidenza nel vissuto quotidiano perché si esaurisce nell’obbedienza
ai precetti, verso un incontro personale che coinvolge tutte le dimensioni
della persona. Il Dio che si manifesta nella storia non è un essere astratto,
ma personale, come è personale l’esperienza che ne hanno avuto Abramo, Isacco e
Giacobbe.
«Credete
che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale
sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
(Lc
13, 1s).
Un effetto di questo cammino in
cui facciamo l’esperienza personale del Mistero è che ci libera dalle idee
ossessive su Dio, della divinità che punisce e uccide, dai sensi di colpa per
non avere corrisposto alle esigenze del dio despota e cattivo. L’incontro
personale con il Padre che ci ha fatto conoscere Gesù Cristo ci conduce a
sperimentare la sua misericordia. Convertirsi significa questo: smettere di
credere nelle favole, per fare posto alla misericordia del Padre che si è
manifestata nella vita di Gesù Cristo.
Padrone, lascialo ancora
quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se
porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai.
Il
Signore ci offre adesso un tempo per entrare in una relazione personale con il
Padre per vivere serenamente il nostro rapporto con Lui. L’invito che ci viene rivolto in questa terza
settimana di quaresima è di approfittarne, è un invito a non rimandare questa
opportunità, perché, come abbiamo ascoltato all’inizio della quaresima: è oggi
il tempo della salvezza.
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