mercoledì 30 marzo 2022

LA LUCE DEL RISORTO CI LIBERA DALLA FALSA RELIGIONE





 

DOMENICA 22 MAGGIO 2022 – VI DEL TEMPO DI PASQUA/C

 

Paolo Cugini

 

Nel tempo di Pasqua la liturgia ci propone una riflessione sul significato della presenza del risorto nella vita della comunità cristiana, nella vita di coloro che lo hanno incontrato. Di fatto, dovrebbe essere questo il senso della chiesa e cioè il gruppo di persone che hanno fatto l’esperienza dell’incontro con il risorto e lo testimoniano con uno stile di vita nuovo, che presenta delle caratteristiche specifiche. Nella narrazione degli Atti degli Apostoli, tute le volte che Paolo è chiamato a difendersi davanti all’autorità romana dalle accuse dei giudei (At 22 e 26) lo fa narrando il suo cambiamento provocato dall’incontro con il risorto. Questa è allora, la domanda, che cerca di aprire il significato delle letture proposte oggi dalla liturgia: che cosa dovrebbe accadere alle persone che hanno incontrato il risorto?

Le prime due letture ci offrono un materiale simile per la nostra risposta, che potremmo formulare in questo modo: l’incontro con il risorto ci libera dalla falsa religione, quella fatta di norme e di prescrizioni, che schiavizzano l’uomo e la donna invece di liberali. È stata questa l’esperienza di Paolo che cerca di condividere nei suoi viaggi missionari, affermando che il Vangelo di Gesù ha liberato l’umanità da tutte quelle prescrizioni, che invece di avvicinare l’umanità al Padre, la allontanano. Sarà proprio su queto punto che Paolo e Barnaba incontreranno una dura resistenza da parte dei giudei convertiti al cristianesimo, che volevano imporre le leggi mosaiche anche ai pagani convertiti. In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati» (At 15, 1). Il Concilio di Gerusalemme, di cui nella prima lettura viene riportato uno stralcio del documento finale, discuterà proprio su questo punto e saranno fondamentali le testimonianze di Pietro e Paolo sulla discesa dello Spirito Santo anche sui pagani. In sintonia con questo cammino, sono le parole dell’Apocalisse riportate nella seconda lettura, in cui si afferma che, nella nuova Gerusalemme conforme alla visione di Giovanni, non vi sarà alcun tempio, perché: “il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio”. (Ap 21, 22). Il tempio di Gerusalemme, in modo particolare il secondo tempio, quello riscostruito al ritorno dall’esilio in Babilonia, era diventato il simbolo di una religione fatta di così tanti precetti e norme da rendere impossibile un rapporto sereno con Dio. Per questo, nel dialogo con la Samaritana, Gesù dirà che, per un autentico dialogo con il Padre, non ci sarà più bisogno di templi perché: “i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità” (Gv 4,23).

La comunità di coloro che hanno incontrato il risorto oltre a liberarsi della falsa religione dei precetti, diventano nel mondo una presenza di pace. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi (Gv 14,25-26). La Sacra Scrittura considera la pace, non solamente come assenza di guerra, ma soprattutto come dono di Dio e come pienezza di tutte le sue benedizioni. È questo il messaggio centrale della speranza messianica annunciata dai profeti, che la vedono realizzarsi nell’ armonia delle origini tra l’uomo e il creato: «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello…» (Is 11,6-9; Cfr. Is 65,25) e nella convivenza pacifica e fraterna: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci… non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4). È questa pace che Gesù ha portato in mezzo a noi, come rifiuto di ogni forma di violenza. Gesù, infatti, come ci dice san Paolo, ha riconciliato i popoli in conflitto attirando il loro odio sulla sua propria carne (cfr. Ef 2,14s). La vita del risorto è visibile, allora, nello sforzo che poniamo in atto ogni giorno per costruire la pace, per riconciliare le persone, per fare in modo che gli opposti possano convivere.

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