mercoledì 16 novembre 2022

L’alleanza dal Vecchio al Nuovo Testamento

 




 Il termine alleanza in ebraico si dice berith, e sta a significare esattamente “tra due”; alcuni la fanno derivare dalla parola barah, che significa mangiare e anche decidere, impegnarsi. Questi riferimenti ci fanno capire che l’Alleanza è qualcosa che avviene tra due soggetti, che però ha attinenza anche con un pasto e con una decisione e un impegno. Ma che cosa noi sappiamo della fattualità dell’alleanza nell’antichità ? Sicuramente che era un accordo tra due partner, che potevano essere molto diversi (uomini, re, un re e un vassallo o anche un uomo e una donna). Ciò che qualifica l’alleanza è l’accordo tra due parti, a prescindere dal fatto che abbia una ricaduta nella vita personale (nozze) o nella vita sociale o a livello politico: in ogni caso è berith, alleanza. Ciò che è importante evidenziare è che l’alleanza è possibile solo dove c’è un contesto di fiducia, di fede, da non intendere quest’ultima come fede in Dio, ma come quell’atteggiamento inerente a ogni uomo, che in ogni persona è la spinta vitale, che si ritrova anche negli animali. Dal momento in cui l’essere vivente (uomo o animale) è proiettato nel vuoto, fuori dall’utero materno, quest’essere ha forze sufficienti per vivere. Ciò è possibile perché il nascituro ha questo sentimento di fiducia dentro di sé: è pur vero che questo sentimento di fiducia è così mescolato alle fibre della vita che certamente muta molto a secondo della vita che analizziamo. Un atteggiamento che nell’uomo evolve verso la ragione e negli animali resta a livello di istinto. Se non ci fosse questa fiducia non ci sarebbe la vita: se un bambino non avvertisse quando nasce questo sentimento di fiducia, morirebbe. Ecco perché è importante che sin dalla nascita il bambino possa aver fiducia in qualcuno a cominciare da chi l’ha messo al mondo. La fiducia è qualcosa di molto importante, che permette la vita, la relazione, l’alleanza; un processo questo che ho analizzato con più profondità nel mio libro Fede e fiducia, ma è importante ricordare che le nostre storie d’amore, di relazione sono storie che hanno bisogno di fiducia. Lo stesso termine fidanzamento significa mettere fiducia nell’altro, un’espressione che purtroppo oggi trova poca rispondenza negli atteggiamenti che sono alla base di una relazione iniziale di coppia, motivata quasi sempre a livello verbale dall’espressione “stiamo bene insieme”, con la precarietà che tale espressione comporta. L’alleanza nasce quindi da un contesto di fiducia: se questa c’è, i due partner possono entrare in relazione perché l’uno è per l’altro “affidabile”. E’ evidente che le espressioni fiducia, fede, fedeltà, sono tutte collegate all’alleanza.

Aspetto storico documentale. Tutti i documenti del II e I millennio a.c. del Medio Oriente richiamano spesso queste alleanze, che erano la maniera attraverso cui gli uomini si umanizzavano (v. alleanze tra tribù per interessi vari o per difendersi da un nemico più grande). Solo Israele però è arrivato a pensare ad un’alleanza con Dio, circostanza che non si ritrova in nessuna delle religioni contemporanee d’Israele. All’interno di quest’alleanza Israele ha trovato un’origine, un momento di preparazione, una celebrazione ma ha dovuto registrare la rottura dell’alleanza tramite l’infedeltà, ha dovuto pensare ad un rinnovamento dell’alleanza fino a ipotizzare un’alleanza nuova. Ma in questo tragitto che va da Abramo fino al Nuovo Testamento, c’è un mutamento grande, che quasi svuota l’alleanza: voglio dire che s’è l’alleanza è bilaterale, se contiene delle clausole per cui i due sono alleati e richiede la fedeltà ed è l’alleanza che Dio ha fatto con Abramo, con Mosè, con Davide, arrivando al Nuovo Testamento quest’alleanza è svuotata della sua bilateralità, diventa un’alleanza unilaterale, già annunciata dal profeta Ezechiele: anche se uno dei due partner viene meno nella fedeltà, l’alleanza resiste, continua, è un’alleanza divenuta eterna, definitiva. Nel Nuovo Testamento anche se l’uomo tradisce l’alleanza, Dio resta fedele: può sembrare inaudito ma è il cammino che fa l’alleanza dall’Antico al Nuovo testamento. Dio attraverso il perdono mantiene l’altro partner infedele all’interno di un’alleanza sempre valida. Un altro degli errori che spesso si fa è quello di pensare che ci sono due alleanze, in greco due testamenti, e quando Paolo arriva a parlare di un Testamento antico, dopo che Gesù aveva parlato di nuova alleanza, di nuovo testamento, noi cristiani abbiamo finito per dire, c’è l’antica alleanza, quella stretta tra Dio e il suo popolo con Mosè, e c’è la nuova alleanza, definitiva, quella fatta con Cristo, nella sua morte e resurrezione, per cui la l’antica alleanza è passata. Per gli Ebrei l’antica alleanza resta ancora efficace e la Chiesa non sostituisce Israele, non succede a Israele che resta il popolo dell’alleanza e delle benedizioni, un’alleanza che Dio con loro non ha mai revocato e la nuova alleanza cristiana è la pienezza, la concretizzazione della prima, che resta ancora in vigore.

 Perché molte alleanze? Da una lettura attenta della Bibbia si evince che Dio ha fatto più volte alleanza con l’uomo. Una prima alleanza è quella noatica, con Noè dopo il diluvio: 22Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno». (Gen 8,22) 3Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. 14Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, 15ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. 16L'arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra». (Gen, 9,14) Quest’alleanza è con tutta l’umanità, anzi ha una natura cosmica tant’è che il segno (l’arcobaleno) sta tra la terra e il cielo, non è un segno impresso nella carne dell’uomo: un’alleanza che coinvolge anche il cielo e la terra nel rinnovamento, con l’assicurazione che la terra non sarà più distrutta e l’umanità non sarà più minacciata da Dio. In questa descrizione dell’alleanza, non ci sono clausole evidenziate nel testo; secondo i rabbini queste clausole sono nella seconda tavola della Legge data a Mosè (nella prima l’iconografia ne raffigura tre nella seconda sette) e sono precetti dati a tutti e riguardano la vita intra umana.

1 Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. 2Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. 3Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». (Gen.12,1)

Abramo riceve da Dio l’offerta dell’alleanza a condizione che sia credente in lui, un patto siglato nel sangue tramite la circoncisione: se l’arcobaleno era il segno dell’alleanza di Dio con la natura, quando stringe l’alleanza con Abramo, il padre degli ebrei, allora il segno diventa la circoncisione di ogni figlio maschio, una mutilazione incisa nella carne definitiva, irreversibile per cui l’ebreo nella sua carne porta il segno di essere un alleato con Dio. C’è poi la terza alleanza: nel libro dell’Esodo c’è stata la liberazione dall’Egitto secondo la promessa fatta a Mosè al roveto ardente:

 [12] Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte». Esodo 3,12. Nella seconda apparizione al Capitolo 6: “7Vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio” (Esodo 6,7)

Questa è già una formula d’alleanza che riecheggia quella delle nozze, che conferma come l’alleanza sia una forma molto umana semplice, che richiede questo possesso reciproco, questo legame fortissimo. Dio mantiene la sua promessa liberando il popolo dall’Egitto e quando quest’ultimo giunge alle falde del Sinai, giunge il momento dell’alleanza o nozze, come dicono i rabbini. Nell’immaginario del popolo ebreo Dio abitava sul monte Sinai e di là parlava e faceva sentire la sua voce, dicendo queste parole: 4«Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. (L’aquila è l’unico degli uccelli che trasporta i piccoli sulle ali) 5Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! 6Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa». Queste parole dirai agli Israeliti». ( Esodo 19,4) In queste parole, come messaggio c’è gia’ tutto, anzi c’è più che quello che poi si capisce dalla celebrazione. Gli elementi costitutivi di questa alleanza:

1) i due partner, l’uno di fronte all’altro (io vi ho fatti venire fino a me)

2) l’ascolto (se voi ascolterete la mia voce) ecco perchè Shemà Israel (ascolta Israele) diverrà la preghiera principale per gli Israeliti, mentre noi in maniera errata continuiamo a pensare che il rapporto con Dio si realizzi nel dire noi qualcosa a lui ( anche nel Nuovo Testamento ritorna l’invito di Dio “Questo è mio Figlio ascoltatelo!”); l’ascolto prima ancora delle 10 parole è il contenuto dell’Alleanza, l’unica clausola dell’Alleanza, tenuto conto che in ebraico il termine ascolto significa anche obbedienza.

3) la promessa (“sarete per me una proprietà particolare (un tesoro) tra tutti i popoli”) . L’elezione d’Israele non è però un privilegio (come spesso Israele ha inteso), ma comporta responsabilità.

4) La caratteristica del sacerdozio, secondo la corretta traduzione che non è “un regno di sacerdoti” ma “voi sarete per me dei sacerdoti e una gente santa”. Subito dopo la promessa c’è la grande celebrazione dell’alleanza: tre giorni di preparazione (digiuno e astinenza sessuale), seguiti da una teofania (manifestazione di Dio, con linguaggio immaginario, fuoco, fumo, nube). Però in Deuteronomio così l’autore sacro commenta:

 “11Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva, con il fuoco che si innalzava fino alla sommità del cielo, fra tenebre, nuvole e oscurità.12Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce.”(Deut. 4,11)

Le immagini usata in Esodo associano alla presenza di Dio immagini maturali che provocano timore, spavento ma in realtà Dio si manifestava solo in una voce e quelle parole suonarono come 10, il decalogo. Nell’antichità l’alleanza si celebrava con un pasto, come accade ancora oggi nelle consuetudini popolari. Il rito prevedeva che si prendesse un animale, lo si divideva a metà, e ciascuna parte veniva mangiata dai due contraenti; il rito è descritto nella Bibbia riguardo all’alleanza di Dio con Abramo. Quindi si passa nel linguaggio simbolico, dall’arcobaleno, alla circoncisione e con Mosè al sacrificio: i vitelli vengono uccisi, è costruito un altare, il sangue dei vitelli è raccolto in una grande conca, Mosè intinge un aspersorio nel sangue e asperge il popolo e l’altare. Ciò significa che lo stesso sangue è sull’altare in Dio e sul popolo e Mosè dice “Questo è il segno dell’alleanza che oggi Dio conclude con voi”. La portata di questo gesto è straordinaria: il sangue delle vittime su Dio e sul popolo, un solo sangue, una sola vita, quasi a dire Dio e il suo popolo sono consanguinei. Dopo il rito continua bruciando una parte della carne sull’altare come porzione per Dio, mentre l’altra la mangia il popolo. L’alleanza viene stretta con un sacrificio di comunione. La quarta alleanza, l’ultima: Questo rito continua per 1200 anni e il sacrificio è sempre il segno dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, che andando al Tempio a compiere il sacrificio cerca di rinnovare l’alleanza, cerca la comunione con Dio, con sacrifici aventi diversa finalità ( di espiazione o di comunione).

Tutto l’antico testamento vive di questa celebrazione dell’alleanza attraverso il sangue dei sacrifici, fino alla venuta di Gesù Cristo che si pone come elemento di rottura rispetto a questo modo di vivere l’alleanza. Nei vangeli non c’è traccia di sacrifici offerti da Gesù al Tempio, anzi secondo il Vangelo di Giovanni Gesù manda via dal Tempio quello che era disposto da sacrificare e fa cessare il culto dei sacrifici, volendo far capire che non l’animale, ma ognuno di noi deve essere la vittima offerta in sacrificio per gli altri attraverso gesti d’amore. E proprio perché ciò fosse chiaro, la sera prima della passione Gesù sostituisce quel rito d’alleanza di Mosè col nuovo rito di alleanza, istituendo l’eucarestia. Finita la cena pasquale Gesù prende il pane, lo spezza, dice la benedizione a Dio, lo dà e dice mangiate, questa è la mia vita, se voi mangiate questo pane, mettete in voi la mia vita; e subito dopo, preso il calice del vino, ripete le stese parole di Mosè, questo è il calice, questo è il sangue, ma non dice più come Mose questo è il sangue dell’alleanza, ma questo è il sangue della nuova alleanza, dove nuova in greco non significa nuova ma ultima e definitiva. Il vino diventa il segno che la vita di Gesù è in noi e che la nostra vita è in quella di Gesù. Questa è l’alleanza ultima e definitiva, perché non c’è alleanza più forte, indelebile: è un qualcosa che non è soltanto impresso nel nostro corpo, come la circoncisione, ma diventa la vita del nostro corpo. Questo è lo scandalo e l’inaudito dell’eucarestia, che ancora oggi abbiamo difficoltà a capire dopo duemila anni che la celebriamo. Andando a comunicarci, dovremmo sempre essere consapevoli che vi andiamo come peccatori, che quel calice non è per i giusti, non è un premio per i buoni, ma esprime la nostra richiesta di perdono e la nostra volontà di rimanere nell’alleanza nonostante le e nostre infedeltà e le nostre debolezze.

 

Nessun commento:

Posta un commento