Paolo Cugini
Questa considerazione vale per la festa di oggi.
Infatti, Gesù, il Figlio di Dio, venendo sulla terra e nascendo da una
famiglia, ci ha comunicato che tutto il materiale, tutti gli strumenti di cui
abbiamo bisogno per dare un senso nella nostra esistenza, per umanizzarla li
abbiamo sotto il naso, vale a dire, nella nostra famiglia. Andiamo in chiesa
per diventare persone più umane, più sensibile, più attente agli altri e meno
egoiste. Ebbene, il Natale ci dice che Dio ha messo tutto il necessario per
questo cammino nella famiglia. Infatti, anche per Gesù è stato così, anche Gesù
ha imparato dalla vita di famiglia, dal rapporto con Giuseppe e Maria, con i
parenti che cosa significa essere e diventare uomini. La divinità di Gesù si
trova nei tratti della sua umanità, che si è venuta modellando con il tempo
grazie anche alla relazione con Maria e Giuseppe. E, infatti, vari tratti dell’umanità
di Gesù dicono di sua madre Maria e di suo padre Giuseppe.
Il Vangelo
che abbiamo ascoltato ci dice anche di elementi essenziali dell’identità di
Gesù, che si ritroveranno manifestati nella sua vita adulta.
Quando furono compiuti i giorni della loro
purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono
il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto
nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e
per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come
prescrive la legge del Signore” (Lc 2,22-23).
Dal
punto di vista generale, il brano del Vangelo ci dice della missione di Gesù,
nato da una donna, nato sotto la legge per liberare gli uomini e le donne dal peso
della legge, non annullandola, ma mostrandone, da una parte le deformazioni
prodotte dagli interessi umani e, dall’altra, mostrandone il senso autentico. Gesù
viene al mondo per mostrare che l’unica legge che dev’essere seguita è quella
dell’amore e, in questo modo, smaschera tutte quelle leggi, anche religiose,
che invece legano l’uomo e la donna, li imprigionano dentro un reticolo di
precetti con l’unico obiettivo di controllarli.
I genitori portano Gesù al tempo per adempiere
a due prescrizioni della legge. La prima è la purificazione di Maria che,
conforme al Libro del Levitico (Lv 12, 1) considera impura una donna che dà
alla luce un figlio e, per questo, deve purificarsi e deve rimanere trentatré
giorni per purificarsi dal suo sangue, perché in questo stato non poteva
accedere al Tempio (in caso di una figlia i giorni di purificazione sono 66! Della
serie: la forza spaventosa della cultura patriarcale). La seconda prescrizione
è il riscatto del primogenito, con del denaro o, per le famiglie povere, com’è
il caso di Maria e Giuseppe, con due tortore o due colombi. Come dice Paolo ai
Galati: “Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio nato da
donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge”
(Gal 4,4-5).
Mentre
Maria e Giuseppe salgono al Tempio, proprio dal Tempio viene l’uomo dello
Spirito, il profeta Simeone, come se volesse impedire l’inutile rito. Simeone
prende il bambino fra le braccia e benedice Dio. Sarà luce per illuminare le
nazioni, le etnie, che indica i popoli pagani. L’amore del Signore è universale
e arriva pure ai pagani. Messaggio sconvolgente per delle orecchie abituate a
sentire una parola unidirezionale, solo riferita alla salvezza del popolo
ebraico. Il messia, lungi dall’essere salvatore solo degli ebrei, porta l’amore
di Dio a tutte le nazioni. Questo discorso vale anche per noi che riceviamo e accogliamo
lo Spirito del Signore: la comunità cristiana deve progressivamente divenire uno
spazio aperto a tutti e tutte.
Poi
rivolgendosi a Maria Simeone aggiunge: “anche a te una spada trafiggerà
l’anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 35). Tutta
una tradizione ha travisato questo versetto interpretandolo con immagini di
dolore, mentre il significato è ben altro. La spada, infatti, nella Bibbia, è
immagine Parola di Dio, come ci ricorda la lettera agli Ebrei dove si dice che:
“La Parola di Dio è viva ed efficace e più tagliente di ogni spada a doppio
taglio, essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello Spirito”
(Eb 4,12). Simeone dice a Maria che le Parole del Figlio la porteranno a delle
scelte dolorose. Come Maria ha accolto le parole dell’angelo ed è divenuta la
Madre di Gesù, ebbene ora dovrà accogliere le Parole del Figlio per proseguire
il cammino e diventarne una discepola, prototipo di tutti i discepoli e
discepole del Signore.
Il
Vangelo c’invita a seguire Gesù nel suo cammino di uscita dal tempio e dalla
religione dei precetti e delle dottrine che imprigionano l’uomo e la donna e li
abbrutiscono, per abbracciare la fede, la fiducia nel Padre che desidera
relazione nuove e autentiche per i suoi figli e figlie.
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