PRIMA DOMENICA DI AVVENTO/B
Paolo
Cugini
Siamo
all’inizio dell’avvento e dunque di un nuovo anno liturgico e il Vangelo in
poche righe ripete più volte la stessa perentoria espressione: vegliate! Se
Gesù ripete questa espressione più volte poco prima di morire è perché sa che
ci sono cose nel mondo che inducono all’assopimento. Il cammino di fede parte
spesso pieno di entusiasmo, ma poi alla distanza, è facile perdersi. E’ un
elemento della dinamica della fede. E’ difficile rimanere sempre con le
motivazioni a mille. Il cammino della vita è lungo e pieno di proposte
alternative che possono allettare. Non solo questo, ma in mezzo al deserto
della vita la pesantezza del vissuto quotidiano rischia d’intorpidire lo
slancio dei primi giorni. Se Gesù ripete con insistenza questo monito è perché
Lui conosce bene questo pericolo, lo conosce perché conosce in profondità
l’animo umano, le sue ricchezze e i suoi limiti.
Se
volessimo attualizzare il discorso del Vangelo ci potremmo chiedere: quali sono
gli ambiti oggi che minacciano di atrofizzare la nostra vita spirituale e
quindi su che cosa dobbiamo vigilare? Possiamo utilizzare, per facilitare
l’analisi, le indicazioni che Papa Francesco ha posto nella Evangeli Gaudium.
Il
primo luogo dobbiamo apprendere a vigilare sul nostro modo di considerare il
tempo e lo spazio. Francesco sostiene che il tempo è superiore allo spazio. Nel nuovo anno dobbiamo fare in modo
di vigilare affinché rimaniamo attenti a non perderci nella costruzione di
spazi, nelle cose, ma di curare le relazioni che richiedono tempo. Soprattutto,
la nostra vigilanza va posta sui processi che mettiamo in atto perché esigono
di essere accompagnati con cura. Si
tratta di generare processi più che dominare spazi. Certamente non possiamo
dimenticare lo spazio, ma quando il tempo dedicato allo spazio è superiore a
quello che dedichiamo alle relazioni, significa che è entrato in noi un
processo di materializzazione e, allo stesso tempo, d’impoverimento dell’anima.
In
secondo luogo la nostra vigilanza va posta sul rapporto tra la realtà e l’idea. Abbiamo una tendenza innata,
soprattutto in Occidente, ad arroccarci nelle ideologie apprese in modo più o
meno arruffato negli anni dell’infanzia e della giovinezza. Spesso e volentieri
usiamo le nostre ideologie come se entrassimo in guerra, soprattutto quando in
gioco ci sono problemi che c’interessano. Papa Francesco ci dice che la realtà precede l’idea e che solo dopo
aver ascoltato e conosciuto la realtà di una cosa o di un evento è possibile
elaborare un’idea, una teoria. Questo è uno dei maggiori nostri problemi che
dobbiamo affrontare seriamente all’inizio di quest’anno liturgico. Spesso le
nostre discussioni sono intasate d’ideologie, di quelle idee che ci siamo fatti
con il tempo e che non abbiamo mai verificato realmente. L’attenzione alla
realtà presente ci dovrebbe aiutare non solo ad ascoltarci gli uni gli altri
con maggior attenzione, ma anche a guardare avanti con gli occhi pieni di
speranza.
Terzo
principio enunciato da Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium e che ci dovrebbe
aiutare nel prossimo anno nel nostro cammino spirituale è che il tutto è superiore alla parte. Tradotto potremmo dire che occorre vigilare
costantemente a non ripiegare su noi stessi, sui nostri interessi, a non
isolarsi in un individualismo esasperato, ma a fare in modo che tutto
contribuisca al bene comune, alla comunità. Questo mi sembra un bel cammino e
un bel proposito da mettere in programma per il prossimo anno: sforzarci di
essere meno individualisti, di pensare meno ai nostri affari e pensare di più
insieme, approfittare dei momenti comunitari per camminare insieme alla
comunità.
L’ultimo
principio di Papa Francesco che è allo stesso tempo una bellissima indicazione
per il nostro cammino di fede è che l’unità
prevale sul conflitto. Che cosa significa questa affermazione? Che dobbiamo
fare in modo di salvare a tutti i costi l’unità nella comunità. Quante volte,
durante quest’anno, l’unità si è incrinata a causa di opinioni non condivise, o
di mal di pancia mal gestiti. Certamente i conflitti fanno parte della vita e a
volte sono persino necessari per farci crescere, perché mettono a nudo i
problemi esistenti. Quando però, il conflitto diviene motivo di spaccature, o
di gioco di forza per esercitare la supremazia sull’altro, allora non ha più
senso, perché non viene dal desiderio di crescere, ma la contrario, dal piano
nefasto di sotterrare un cammino.
Vigiliamo,
allora. Durante il prossimo anno non lasciamo sopraffarci dalle nostre idee
preconcette, dal nostro desiderio di prevalere sugli altri con la forza, di
dominare spazi e di voler a tutti i costi difendere i nostri particolarismi.
Cerchiamo invece di guardare in faccia la realtà, tenendo i piedi per terra,
lasciandoci guidare dal desiderio di costruire comunità, di mettere in moto e
accompagnare processi con le persone che incontriamo. Così sia.
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