lunedì 28 novembre 2016

IL SOGNO DI ISAIA





Che cosa esprime il testo d’Isaia 2? Il sogno dell’Umanità, di ogni uomo e donna di ogni tempo, vale a dire un mondo di armonia e di pace, dove tutto sarà trasformato in amore. È questo che il profeta Isaia tenta di esprimere con la sua visione. È il desiderio di un modo di uguaglianza, dove non esistono differenze di grado. È il mondo nel quale le persone sanno cosa devono fare, perché c’è un cammino comune, un senso nella vita. È il mondo che desideriamo. È bello iniziare in questo modo l’anno liturgico, perché il testo d’Isaia ci ricorda che il cammino della storia è nelle mani di Dio. La vita, in questa prospettiva, va vissuta con fede, ponendo fiducia nella proposta di Dio. Solo in questo modo, infatti, riusciamo a spezzare la nebbia di un mondo chiuso in se stesso che ci propone il mondo. Ci sono due realtà diverse che si scontrano. Quella del mondo che si costruisce sull’egoismo e che ha come teatro la realtà sensibile. È quello che i nostri sensi toccano e vedono. C’è però, un altro livello di realtà, che è quella che cogliamo con l’anima, con i sensi spirituali. È a questo livello di realtà che si pone la Parola di Dio e si poggia sui senesi spirituali, sulla vita interiore. E la Parola di Dio immette dentro di noi i sogni di Dio, la sua realtà. Perché è così e cioè quello che noi chiamiamo sogni o utopie oppure ideali, cose lontane da raggiungere, sono la realtà di Dio, che l’uomo ha distorto. E allora mentre noi camminiamo nel tempo realizzando i nostri progetti mondani, ci alimentiamo della realtà di Dio, per inserirla all’interno della storia, per fare in modo che le logiche di Dio dominino su quelle del mondo. Questo dominio di realtà non avviene con la forza, ma con l’assimilazione quotidiana e con l’impegno personale e comunitario.

Il testo d’Isaia dice anche che saranno i popoli ad affluire al monte del Signore. Il regno di Dio, il sogno che esce dal suo cuore, non si realizza con la forza e la costrizione, ma con l’amore che attrae. È questa, forse, una dei significati più profondi della visione, perché è in contrasto con le modalità del tempo, anzi di tutti i tempi. Che cos’è che attira i popoli verso la cima del monte del Signore? La motivazione che viene data è la seguente: “Perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare sui suoi sentieri”. È un popolo che cerca un cammino, una direzione, un senso da dare all’esistenza. Un popolo che percepisce nella Parola di Dio un contenuto che può offrire le risposte che cercano. Da dove viene questa Parola? Da Gerusalemme, o meglio, dal monte Sion sul quale è situato il tempio di Gerusalemme. La tradizione dei Padri ha individuato in questo luogo la persona di Gesù. Infatti, Gesù Cristo è morto fuori dalle mura di Gerusalemme e la sua Parola è ancora oggi fonte d’ispirazione per molte persone di molti popoli.


Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci, non si eserciteranno più nell’arte della guerra”. È una Parola che contiene una promessa di pace: è l’aspirazione di tutti i popoli. Una promessa di pace come conseguenza del desiderio di vita. La promessa, infatti, della profezia, è che gli strumenti di guerra siano trasformati in strumenti per produrre cibo e quindi vita. Questa dev’essere la preoccupazione di ogni persona: fare di tutto affinché la vita sia protetta e favorita.