mercoledì 22 marzo 2023

IL SIGNORE HA MISERICORDIA DEI SUOI POVERI

 



Paolo Cugini


Is 49, 8-15. Il brano esprime la percezione che il profeta Isaia ha su Dio, sul suo modo di comportarsi.

Ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo,
per far risorgere la terra,
per farti rioccupare l'eredità devastata,
per dire ai prigionieri: "Uscite",
e a quelli che sono nelle tenebre: "Venite fuori".


In che modo Dio entra nella storia degli uomini e delle donne? Immettendo in loro la speranza di un mondo migliore, la speranza di uscire dalle situazioni di schiavitù in cui ci si è venuti a trovare. Le situazioni di dramma e disperazione conducono l’uomo e la donna a gridare a Dio e a percepire una voce interiore che li conforta, li anima a non desistere, a continuare il cammino nonostante il presente duro e difficile.

Non avranno né fame né sete
e non li colpirà né l'arsura né il sole,
perché colui che ha misericordia di loro li guiderà,
li condurrà alle sorgenti d'acqua.

È questo che Isaia intuisce osservando la situazione di degrado e miseria del suo popolo e presentando questa situazione di degrado a Dio: la percezione interiore che c’è un progetto di vita dentro la storia, per tutti i poveri. La percezione che Dio sta preparando un mondo in cui c’è vita in abbondanza per tutti. È questa la fede che la speranza alimenta: non è illusione, ma fiducia che sgorga dall’anima in preghiera, che percepisce una voce, una presenza che rassicura e conforta. Isaia esprime molto bene questa sensazione interiore che, per certi aspetti, dà voce a Dio.

Giubilate, o cieli,
rallegrati, o terra,
gridate di gioia, o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha misericordia dei suoi poveri.

 

C’è un processo di trasformazione dentro la storia capace di trasformare la tristezza in gioia, la miseria in abbondanza, la disperazione in consolazione. Il profeta è colui che percepisce questa forza di trasformazione e la condivide con il popolo, per animarlo, per aiutarlo a continuare il cammino nonostante la durezza della vita presente, perché c’è vita nel futuro. Senza questa speranza la vita sarebbe invivibile. Senza la fede nel Dio di misericordia, tutto sarebbe vano, un inutile e doloroso cammino di disperazione. Questa è la spiritualità del tempo di quaresima che ci invita a guardare avanti, che immette nelle nostre menti quello che vede Dio attraverso le parole del profeta. C’è vita davanti a noi, vita che possiamo anticipare nel presente della storia.

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