Paolo
Cugini
Il
tempo di avvento ha una sua specifica spiritualità che viene manifestata nelle
letture che ascoltiamo non solo alla domenica, ma anche durante la settimana. La
liturgia ci vuole aiutare a recuperare quegli elementi del cammino di fede che
durante l’anno trascorso non sono stati ben assimilati e che, di conseguenza,
non sono entrati a far parte del nostro bagaglio spirituale. Nella prima
domenica di avvento la parola di Dio ci aveva indicato come obiettivo del
cammino di colui che deve venire e, dunque, come cammino della Chiesa, la
costruzione della pace. Si riconosce la presenza di Cristo nella storia là dove
c’è pace, là dove qualcuno lavora per costruire la pace. È quello che ha fatto
Gesù ed è quello che opera lo Spirito Santo dentro la storia. La seconda
domenica di avvento ci dice il contenuto di questa pace, vale a dire ci spiega
il modo in cui lo spirito agisce dentro la storia affinché l’umanità si prepari
a vivere in pace.
È
ancora il profeta Isaia ad aiutarci in questo cammino di comprensione. Infatti,
nel capitolo 11 letto nella prima lettura, il profeta ci annuncia che
nell’epoca che vedrà la radice di Iesse all’opera i contrasti conviveranno e lo
fa proponendo una serie di immagini prese dal mondo animale. C’è pace quando i
poli opposti invece di respingersi sapranno convivere tranquillamente. L’azione
dello Spirito che agisce attraverso la parola del Signore opera una
trasformazione nelle persone che l’accolgono, che consiste nello smettere di
considerare l’altro come un nemico da combattere. Come sappiamo, questa idea
così importante sarà ripresa da Paolo nella lettera ai Galati quando dirà che:
non c’è giudeo né greco, schiavo né libero, uomo né donna, perché tutti voi
siete uno in Cristo Gesù (cfr. Gal 3,28). La comunità cristiana diventa il
luogo in cui si cerca di vivere ciò che si riceve dallo Spirito, accogliendo i
fratelli e le sorelle che il Signore pone sul nostro cammino. Siamo chiamati, così,
ad avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di
Cristo Gesù (Rom 15, 5). Nella vita della comunità cristiana che
accoglie lo Spirito del Signore, dev’essere visibile tra i fratelli e le
sorelle il suo stile, il suo modo di vivere, vale a dire la sua umanità
accogliente carica di misericordia che fa spazio a tutti e tutte senza distinzione.
La spiritualità tipica del tempo di avvento, che ascoltiamo all’inizio dell’anno
liturgica, ci invita, quindi, ad uscire dalla mentalità religiosa che relega il
rapporto con Dio nella sfera cultuale, per aprirci alla prospettiva dell’amore
gratuito di Dio manifestato in Gesù, che esige la traduzione di ciò che
riceviamo gratuitamente nel vissuto della comunità. Essere strumenti di pace,
capaci di entrare nei dinamismi relazionali per smussare le tensioni è l’atteggiamento
richiesto a coloro che invocano lo Spirito Santo e che sono aperti alla sua
azione.
Per
poter accogliere lo Spirito del Signore occorre prepararsi, raddrizzando i
sentieri, tentando di mettere la nostra esistenza sulle orme di quella di Gesù.
Ciò significa che non basta ascoltare la Parola di Dio, partecipare al culto
domenicale: occorre vivere ciò che si ascolta. È ciò che il Vangelo di oggi
chiama conversione, che è annunciata da Giovanni Battista, che non solo
l’annuncia e la richiede, ma mostra l’esempio con uno stile di vita austero.
Giovanni Battista è come se dicesse alla comunità dei credenti, che non basta
volere un cambiamento, ma occorre mettere in atto alcune scelte specifiche che
permettano allo Spirito Santo di trovare spazio. Ecco perché viene detto che: Giovanni,
portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai
fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico (Mt, 3,2), non
tanto per un’imitazione sterile, ma per indicare la necessità di porre in atto
delle scelte concrete, che ci aiutino a diminuire il potere della dimensione
materiale sulla nostra esistenza. Il tempo di avvento, in questa prospettiva,
come tempo in cui prepariamo lo spazio allo Spirito Santo, dovrebbe essere il
tempo in cui operiamo delle scelte nella linea dell’essenzialità, della
sobrietà. Giovanni Battista ci avverte che non ci possiamo aggrappare a nulla
per difenderci dal cambiamento. Se volgiamo accogliere lo Spirito Santo, che ci
rende capaci di assimilare gli stessi sentimenti del Signore, tra i quali la
capacità di accogliere tutti e tutte e di non fare distinzione di nessuno e
nessuna, dovremmo cercare di vivere in comunità con le modalità proposte dal
Vangelo. È con questo spirito che accogliamo le indicazioni della seconda
domenica del tempo di avvento per incamminarci verso il Natale con il desiderio
di seguire da vicino il cammino tracciato da Gesù.
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