sabato 7 agosto 2021

ATTIRATI DAL PADRE

 





DOMENICA XIX/B


Paolo Cugini

 

    In queste domeniche estive stiamo meditando il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, che ci propone una riflessione sul mistero dell’eucarestia, il suo significato più profondo. È un testo complesso, di non facile intendimento, che richiede attenzione, disponibilità al cambiamento, alla messa in discussione. È un testo che ci dice chiaramente che Gesù, la sua parola e la sua azione non possiamo leggerla e comprenderla semplicemente con uno sguardo orizzontale, umano: c’è qualcosa di più, di qualitativamente molto diverso.

Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?

È questo il problema: pensare che Gesù sia qualcosa che possiamo valutare solamente dal punto di vista umano. E così, dinanzi alla novità del suo messaggio, dei suoi gesti, del suo stile, lo schiacciamo immediatamente verso ciò che conosciamo e riduciamo la novità al già dato, al già conosciuto. Sono le strutture culturali assimilate nel tempo, formatesi e consolidatesi dalla forza istintuale che plasma la realtà e la stessa coscienza, al punto da non accettare nulla che la possa mettere in discussione, perché avverte la minaccia. La proposta di Gesù di una comunità di discepoli e discepole uguale, il suo modo di proporre la condivisione dei beni, la priorità della vita spirituale sulla vita materiale: tutto proposte considerate come minaccia per le stesse strutture religiose dominati.

Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato

Dinanzi alle obiezioni dei Giudei Gesù pone questa affermazione strabiliante. L’incontro con Lui, la comprensione del suo Mistero, non è il mero frutto di ricerche personali, di fioretti, digiuni, di artifizi meritocratici, ma si tratta di un dono gratuito del Padre. Siamo, dunque, fuori da una mera ricerca individuale, di una proiezione antropomorfica: c’è qualcosa di più, che va oltre le speculazioni razionali, gli sforzi morali. C’è questo primo livello da accettare per proseguire il discorso, per immergersi nel mistero del Figlio che si offre come alimento per la nostra vita. Ciò significa che non è possibile capirlo con logiche umane, ma si tratta di affidarsi, di lasciarsi attrarre.

Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

 

C’è una bellissima indicazione sul cammino da compiere. Come arrivare a Gesù? In che modo essere attratti dal Padre per essere condotti a Lui? La risposta di Gesù è chiarissima: ascoltando il Padre che ha parlato ai profeti. Il Padre che parla nei profeti, che parla nella creazione, che parla ogni volta che nella storia si realizza un’esperienza di amore, di uguaglianza, di accoglienza e così ci sentiremo attratti verso Gesù.

chi crede ha la vita eterna

    Fiducia in Gesù, nella sua parola, nella su proposta significa lasciarsi plasmare da Lui, dalla sua parola, che trasforma la nostra esistenza in amore, che ci aiuta a costruire pace là dove ci sono situazioni di odio; che ci aiuta ad entrare nel mondo di lupi come pecore; che ci aiuta a conquistare il mondo non con l’arroganza, ma con la mitezza. Questa è la vita eterna: la partecipazione degli stessi sentimenti, dello stesso stile che ha caratterizzato la vita di Gesù, che è passato da questo mondo di morte al mondo di vita del Padre.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

Gesù si offre come alimento per ricordarci che abbiamo bisogno di una relazione quotidiana e costante con Lui se volgiamo vivere degnamente, facendo brillare l’immagine di Dio che portiamo. Mangiare il pane che è Lui significa masticare ogni giorno la sua parola, affinché diventi mentalità nuova, capace di influenzare i nostri pensieri, le nostre scelte. Abbiamo bisogno come l’aria di quel pane che è Gesù quando ci accorgiamo del vuoto che abbiamo dentro e che si è formato per i cibi scandenti che mangiamo, quegli alimenti di cui ci riempiamo la testa, ma che ce la fanno svuotare di senso e di significato autentico. Vivere in eterno significa che le scelte che metteremo nella nostra vita come conseguenza del pane del cielo che mangeremo quotidianamente, che assimileremo, non moriranno mai. 

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