Un
invito dello Spirito a lasciarsi attraversare dalla libertà di Cristo
Paolo
Cugini
Vedendo ciò, tutti
mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!» (Lc
19,7).
Così
parla lo Spirito: Leggi il Vangelo, o uomo, e ti colpirà la grande libertà di
Colui che ha camminato sulle strade di Galilea e Giudea. Egli non si ferma
dinanzi all’apparenza, non si piega al vento della mentalità corrente, non si
lascia ingabbiare dai giudizi degli altri. Gesù fa il bene sempre e comunque,
come il sole che splende su giusti e ingiusti. La sua libertà è come acqua che
rompe gli argini della convenzione e dilaga dove il cuore è assetato.
Nel
cammino di Cristo, la libertà diventa segno dirompente: rompe gli schemi e
scioglie le catene delle abitudini. Non è la libertà apparente di chi si adatta
al vento del pensiero dominante, né quella di chi si illude di essere padrone
di sé rimanendo prigioniero delle opinioni altrui. Gesù è libero nella radice
più profonda dell’essere: la sua libertà non divide, ma libera, non isola, ma
avvicina. Egli attraversa i confini, come l’acqua che cerca terreni assetati,
senza timore di bagnare terre giudicate sterili o indegne. Proprio questa
libertà scandalizza chi vive di apparenze e rassicura chi ha sete di
autenticità. Sappiate questo: Gesù sa quello che fa. Egli cerca l’uomo e la
donna in difficoltà, non si accontenta delle folle, ma si china sull’unico che
è caduto, sull’unica che piange. Egli cammina tra i margini, lì dove la società
meritocratica e perbenista non osa guardare, e chiama a sé coloro che si
sentono esclusi, feriti, dimenticati. Il suo agire è contrario alle aspettative
umane, scandalizza i benpensanti, turba i custodi dell’ordine prestabilito. Il
mormorare del mondo è eco di una vita chiusa nella paura, fatta di convenzioni
e compromessi, dove la libertà viene svenduta per una tranquillità che sa di
morte nell’anima.
Con
Cristo, la compassione si fa atto concreto: non si perde nelle masse, ma si
raccoglie nell’unico volto, nella storia spesso ignorata da chi cerca solo la
sicurezza delle regole. I suoi passi sfiorano i margini, là dove la società non
osa guardare. È qui che la Sua azione diventa rivoluzionaria, perché sovverte
l’ordine delle priorità: per il Vangelo, nessuno è troppo lontano, troppo
sporco, troppo debole per essere amato. I gesti di Gesù sono come lampi che
squarciano la notte: una provocazione profonda, uno smascheramento del
fallimento di una vita asfittica, chiusa nella falsità, incapace di accogliere
il vento del disvelamento. Gesù è trasparenza piena, luce vera che entra nel
buio delle tenebre, e le tenebre rivelano ciò che sono davvero. Lui non teme il
biasimo del mondo, perché la sua verità non cerca consenso, ma risveglio.
Ogni
gesto del Maestro è un invito a uscire dalla prigione delle apparenze. Come la
luce che penetra nella stanza buia, la presenza di Gesù rivela ciò che c’è
davvero: non per condannare, ma per liberare. È la verità che non si adagia sui
compromessi, che non teme il giudizio. In questa trasparenza c’è la sfida più
grande: accettare di lasciarsi guardare, di lasciarsi smascherare, perché solo
la verità salva e dona respiro. Quando il Figlio dell’Uomo entra nella casa del
peccatore, accade una rivelazione: agli occhi suoi siamo tutti sulla stessa
barca, figli di una stessa fragilità. Le distinzioni che ci rassicurano sono
solo veli tessuti dalla nostra paura; non sono il pensiero di Dio. C’è uno
sguardo che Gesù ha portato sulla terra, uno sguardo che va oltre le
convenzioni, che penetra la realtà delle cose e ne coglie l’essenza, non
l’apparenza. Beato chi riceve questo sguardo, perché in lui si risveglia la
verità che libera.
Nel
volto di Cristo, ogni uomo scopre la sua umanità, senza sconti o illusioni.
Sotto lo sguardo del Figlio dell’Uomo, cadono i veli delle differenze che ci
rassicurano: tutti, davanti a Lui, siamo creature fragili e preziose. La vera
rivoluzione del Vangelo è questa comunanza nella fragilità, questa fraternità
che non si accontenta di rassicurazioni, ma osa la verità che libera. Non
temere di essere diverso, di essere giudicato dal mondo. Lascia che la luce di
Cristo entri nella tua oscurità, smascheri i compromessi, sciolga le false
sicurezze. Sii libero come il vento, e segui la voce del Maestro che chiama
ogni uomo, ogni donna, a uscire dalla morte dell’anima e ad entrare nella vita
piena. “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà”.
L’invito
dello Spirito è chiaro come il cielo dopo la tempesta: non temere la diversità,
non lasciarti incatenare dai sussurri del mondo. Sii, piuttosto, come il vento
che attraversa i confini, che non ha paura di essere giudicato, che conosce la
propria origine e la propria destinazione. Lascia che la libertà vera, che non
si piega alla convenienza ma obbedisce solo all’amore, sia la tua luce. Là dove
abita lo Spirito, ogni catena si spezza, e la vita rinasce nella pienezza. Chi
trova la libertà in Cristo trova se stesso. Così, oggi, lo Spirito ancora
parla, invitando ciascuno ad accogliere la vera libertà: quella che non teme la
verità, che non si appoggia sulle apparenze, che osa amare senza misura. Che
sia questa la via, che sia questa la nostra profezia.
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