(Gv
13,1-15)
Paolo Cugini
Giovedì santo vuole dire Giovanni 13, quella pagina del
Vangelo che ci fa tremare, impallidire, arrossire. Incontriamo Dio nell’umanità
di Gesù. È questo che c’insegna il Vangelo e la chiesa. Ciò significa che nel gesto di Gesù che lava i
piedi ai suoi discepoli incontriamo Dio.
Che
cosa significa quel gesto? È il maestro che lava i
piedi del discepolo, il più grande che si abbassa nei confronti del più piccolo:
questo è l’insegnamento di Gesù, questa è la sua umanità. Vuole dire che quando
riproduciamo questo atteggiamento nella vita quotidiana incontriamo Dio, realizziamo
la nostra umanità che è stata creata ad immagine di Dio, non di un Dio
qualsiasi, ma del Dio che si è manifestato nell’umanità di Gesù. È un gesto di
amore di Gesù verso i suoi discepoli. È quello che viene descritto all’inizio
del brano: Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv
13,1). L’amore è un cammino di abbassamento nei confronti di chi si ama. Non
c’è prova di forza, irrigidimento, ma abbassamento. Gesù avrebbe avuto tutte le
ragioni del mondo per irrigidirsi con i suoi discepoli, ma non lo fa, perché non
li vuole perdere. Gesù è venuto per salvare tutto e tutti, per questo
continuamente si abbassa insegnandoci che nell’abbassamento c’è il mistero dell’amore
che desidera guadagnare ad ogni costo qualcuno, per metterlo nelle mani del Padre.
Vuoi bene a tuo figlio: abbassati, lavagli i piedi. Si meriterebbe due sberle:
metti da parte i rancori, le rivendicazioni, le ripicche, ma conquistalo con l’amore:
abbassati, lavagli i piedi. È la prova estrema dell’amore.
“Durante la cena, Gesù, sapendo
che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio
ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo
cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i
piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto”.
Il testo dice che l’azione di Gesù non è spontanea, ma
pensata. Gesù sapendo. Che cosa sa Gesù, che cosa ha capito? Che il Padre gli aveva dato tutto
nelle sue mani: che cosa significa quest’affermazione? Significa che Gesù non nasce
imparato ma, essendo vero uomo, come tutti gli uomini e le donne impara,
apprende, capisce. Nella narrazione di Giovanni sembra che Gesù abbia compreso
la grandezza della sua identità nelle ultime ore della vita. Con questa comprensione
di sé va nella stessa direzione in cui ha sempre portato la sua umanità, vale a
dire non a servizio di un narcisismo esacerbato che non gli appartiene, ma in
un cammino di amore verso le persone che incontra.
Ci sono sette verbi che descrivono l’azione di Gesù, che è un’azione che descrive il suo
amore, come il suo amore prende forma nella concretezza della vita quotidiana.
Ancora. Non sono azioni fatte a caso, ma che nascono da una comprensione. Dice,
infatti, il testo: Gesù sapendo… C’è una presa di coscienza che provoca
un’azione consapevole: quello che Gesù fa non è a caso, ma vuole comunicare
qualcosa. Compie un gesto che comunica un contenuto. L’amore manifestato da
Gesù propone sempre parole e azioni che vanno nella logica contraria delle
ragioni umane, vanno nella direzione dell’amore che si fa servizio umile. È un
gesto che va nella stesa logica delle parole che Gesù dice sulla croce nei
confronti dei suoi aguzzini: Padre, perdono loro perché non sanno quello che
fanno.
Durante
la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone
Iscariota, di tradirlo. Il gesto di Gesù di lavare i piedi ai
discepoli, oltre alle considerazioni fatte sopra, va inquadrato in quello che
Gesù ha compreso, vale a dire il tradimento di Giuda e il rinnegamento di
Pietro che, tra l’altro, sono tra i protagonisti di questo brano, nel
senso che vengono citati. Ancora una volta, Gesù aveva tute le ragioni di
mandare a quel paese quel gruppo di buoni a nulla dei suoi discepoli, ma compie
un gesto che va nella direzione opposta delle sue ragioni. Gesù lava i piedi a coloro
che sapeva che lo avrebbero tradito rinnegato. Il cammino di sequela al Signore
non è basato sul successo umano, ma esclusivamente sull’amore del Padre. C’è
uno sguardo d’amore tra Gesù e il Padre che filtra tutte le relazioni. Gesù ha imparato
a non fondare le sue scelte sul successo umano: anche questo è un grande
insegnamento.
Venne dunque da Simon Pietro e
questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che
io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non
mi laverai i piedi in eterno!».
C’è un altro aspetto
interessante nella scena della lavanda dei piedi, messa in evidenza dall’atteggiamento
di Pietro. Il discepolo non vuole che Gesù gli lavi i piedi. Come tradurre la
resistenza di Pietro? È il simbolo della non accettazione che l’umanità di Gesù
in questa sua manifestazione estrema, sia il ponte per incontrare Dio. L’atteggiamento
di Pietro descrive la difficoltà che hanno tutti coloro che non riescono a liberarsi
delle loro idee su Dio, quelle idee che riceviamo dalla tradizione, o che semplicemente
ci vengono tramandate dal senso comune, che pensa Dio come qualcosa di totalmente
altro dall’uomo, dal mondo e, di conseguenza, dev’essere riverito. Pietro è il
simbolo di coloro che non accettano che sia Dio a riverire l’uomo, non accettano
il Dio che si umilia, che si fa piccolo, perché non vogliono essere coinvolti
in questo cammino di umiliazione: vogliono continuare a tenere le distanze, per
poter fare quello che vogliono. Gesù, invece, ci lava i piedi per farci
camminare con Lui, per aiutarci a capire che il senso profondo della vita non
sta nel fare quello che si vuole, ma nel donarsi in modo gratuito e disinteressato.
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