martedì 18 ottobre 2022

VANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 2

 




 

Appunti di Paolo Cugini

 

2,1-12: le nozze di Cana

Tre giorni dopo: due giorni dopo i quattro precedenti. Ci troviamo quindi, al sesto giorno, quello in cui fu creato l’uomo. La presenza di Gesù è l’ora, l’adesso in cui si passa dal sesto al settimo giorno.

Ci fu uno sposalizio: le nozze sono l’immagine più bella dell’alleanza tra Dio e il suo popolo.

Nella Bibbia l’unione sponsale è il simbolo più alto dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Essa stabilisce tra i due un rapporto di interesse e di cura, complicità e appartenenza, con sentimenti di tenerezza e unione.

Cana: qanàh- acquistare. Allusione al popolo che Dio si è acquistato (cfr. Es 15,16).

Maria, in quanto madre, rappresenta il popolo di Dio dalla cui carne viene il messia. Maria appare qui e ai piedi della croce.

Vino: è l’immagine dell’amore tra sposo e sposa, tra creatore e creatura in cui si compie la creazione e l’uomo passa dal sesto al settimo giorno.

Donna: Gesù chiama la madre donna, che significa sposa.

Ciò che vi dirà fatelo: la madre e i servi rappresentano il popolo che è disposto a mantenere l’alleanza. Gesù è il profeta del quale Mosè ha detto: a lui darete ascolto (Dt 18,15). E poi: il re disse a Giuseppe: ciò che vi dirà fatelo (Gen 41,55), procurerà il pane a tutti; Gesù è il nuovo Giuseppe che procurerà il vino a tutti.

Il racconto sottolinea la gratuità e la grandezza del dono. Interessante: non si nomina la sposa; lo sposo appare indirettamente solo alla fine.

Nozze: alleanza tra Dio e il popolo

Vino che viene a mancare: l’amore dell’uomo che viene meno

Sei Giara di pietra per la purificazione che sono vuote: alludono alla legge non compiuta. Sei: allusione ai giorni della creazione. Gesù non è venuto ad abolire, ma a compiere l’alleanza (M7 5,17).

Riempite le giare: le giare erano vuote, come l’attesa del messia, come il comando dell’amore rimasto incompiuto, come la sposa senza lo sposo.

È adesso che si attinge.

Maestro di tavola: rappresenta Israele e i suoi maestri e intenditori della promessa.

Acqua: elemento primo della creazione. Vino bello, è segno del battesimo nello Spirito e manifestazione del Signore.

Il brano è il principio dei segni, ed è quindi una chiave di lettura per il contenuto della prima parte del Vangelo.

Riflessione: Dal racconto emerge la continuità dell’unica alleanza, insieme antica e nuova, come il comando dell’amore (1 Gv 2,7s. si attinge infatti, il vino bello del Vangelo dalle giare di pietra simbolo della legge mosaica. Quest’unica alleanza ha valore universale. Il vino, infatti, viene dall’acqua, elemento primordiale della creazione e fa la sua prima apparizione con Noè dopo il diluvio, e il rinnovo dell’alleanza cosmica (cfr. Gen 9,20).

Il dramma di Israele, erede della promessa e popolo dell’attesa, è lo stesso di ogni uomo: la mancanza di vino. Dov’è l’amore, la gioia e la vita di cui siamo fatti e di cui ci sentiamo defraudati? Con Gesù, Parola diventata carne, ognuno può gustare il vino offerto in abbondanza. Con lui si realizza la benedizione promessa ad Abramo e, in lui, tutte le genti (cf. Gen 12,2). Con questo segno Gesù non ha guarito qualcuno da una malattia, come farà altrove; ci ha semplicemente salvati da quel male sottile che distrugge la nostra umanità: la mancanza di vino, l’assenza di amore e di gioia.

 

13-25: la purificazione del tempio

È un gesto profetico in due sensi. Il primo, è sulla linea dei profeti sempre critici verso le istituzioni. In secondo luogo, è un gesto profetico sulla linea del profeta geremia, che anticipa simbolicamente la missione di Gesù.

Gesù parla di distruzione e ricostruzione: il vero santuario sarà il suo corpo, ucciso e risorto, dove si adora il Padre in Spirito e verità (4,24). Il tempio sarà distrutto, ma non da Gesù, ma dai capi, che distruggeranno il corpo di Gesù per mantenere il potere. Questa visita di Gesù al tempio mette in crisi la nostra idea di Dio e di uomo. Il tempio è identificato con il corpo di Gesù. La carne della parola è ormai tenda di Dio in mezzo a noi. In Gesù il tempio raggiunge la realtà di cui è segno: è cielo aperto sulla terra, visione della gloria e vita dell’uomo. 

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