giovedì 1 giugno 2023

OMELIA DOMENICA 4 GIUGNO 2023

 




DOMENICA DOPO PENTECOSTE

SANTISSIMA TRINITA’

Es 34, 4b-6. 8-9; Dn 3,52.56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

 

Paolo Cugini

 

Dio è un mistero insondabile e rimarrà sempre tale. È la risposta immediata che diamo dinanzi ai problemi insolubili della vita. Quando pensiamo al senso della vita, all’immensità dell’universo, alle meraviglie del cosmo anche oggi, nonostante i progressi scientifici che ci offrono risposte esatte, andiamo con la mente al mistero: Dio. Allo stesso tempo, però, è una parola abusata, nel senso che la tiriamo fuori in tanti momenti e circostanze che non ha nulla a vedere con il nome di Dio manifestato da Gesù. Se ci pensiamo bene, la grande diffidenza e indifferenza che riscontriamo oggi nel mondo occidentale sulla religione e su Dio è forse dovuto al fatto che il Dio che presentiamo non parla più a questa generazione e ciò per il fatto che, probabilmente, abbiamo spacciato per Dio qualcosa che Dio non era. Proviamo, allora, a porre attenzione alle letture proposte oggi per comprendere qualcosa su questo Mistero.

Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà (Es 34,8). Siamo abituati alle definizioni su Dio e non ci accorgiamo della profondità e della novità di alcune espressioni, anzi della loro assurdità. Dire che Dio è misericordia è sconvolgente in un contesto il Mistero era percepito con una serie di aggettivi che volevano presentare Dio esattamente il contrario della misericordia. È il Dio degli eserciti, vendicativo, che distrugge hi gli si oppone: c’è poco da scherzare con un dio così! La percezione di Dio come misericordia è, dunque, un dato estremamente originale, una produzione tipica del pensiero semitico che percepisce la presenza del mistero in questa modalità nuova del perdono misericordioso. Su questa linea troviamo diversi brani del Primo Testamento, come Osea che percepisce l’azione del Mistero come quello di una madre per i suoi piccoli. Dio ha un cuore di mamma che freme per amore: “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione” (Os 11,8). Se ci massacriamo la coscienza quando pensiamo di essere caduti in errore, eco che la saggezza semitica percepisce che Dio dei nostri peccati non sa cosa farsene, se li getta alle spalle, li dimentica (Eb 10,17), li nasconde in fondo agli abissi (Miche 7,18-19). È il Dio della misericordia che apre davanti a noi il cammino della libertà, mentre il dio terribile è un’invenzione umana che serve per controllare le persone e tenerle soggiogate con i sensi di colpa.

“Vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo” (2 Cor 13,12). La relazione con il Dio dell’amore e della pace si manifesta nelle relazioni tra i membri della comunità. L’amore e la pace che riceviamo da Dio lo riversiamo nella comunità. Questo è un dato importante, che ci libera da quelle forme di devozionismo, tutte improntate a incentivare l’individualismo religioso. La verità del nostro rapporto con Dio lo si misura dalla nostra relazione con i fratelli e le sorelle. Del resto, è proprio questo che Gesù è venuto a manifestare, creando una comunità di fratelli e sorelle uguali, vivendo con loro e aiutandoli a vivere in modo nuovo, nella condivisione dei beni, l’attenzione ai fratelli e sorelle più bisognosi. È questa un’idea che troviamo espressa in alcune pagine del Nuovo Testamento. Giovanni ci ricorda, ad esempio che è impossibile dire di amare Dio che non vediamo e poi disprezzare il fratello e la sorella che vediamo. La vita nel dio che si è manifestato nella storia e che Gesù ci ha fatto conoscere è, prima di tutto, relazione del Padre, Figlio e Spirito Santo e la vita in Lui significa vivere relazioni nuove e autentiche impostate sulla pace e la misericordia che riceviamo da Dio.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17). La fede nel Dio manifestato da Gesù, ricco di amore e di misericordia, oltre che di pace e di giustizia, non sopporta che qualcuno si perda. Il Dio che entra nella storia attraverso la vita di Gesù e l’azione del suo Spirito immette un principio di vita di una tale intensità che sembra fare di tutto affinché tutti vengano salvati, tutti, cioè, realizzano la propria vita nell’amore. Ci sono molti esempi nel Nuovo Testamento che certificano questo. La parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32), l’incontro con l’adultera (Gv 8, 1-11), ma anche le parole che Gesù ha rivolto al ladrone pentito suo collega di crocefissione (Lc 23, 43). Il Desiderio di Dio affinché nessuno vada perduto è nel cuore di Gesù nelle parole della preghiera che pronuncia prima di morire nella redazione di Giovanni (Gv 17). Ciò significa che credere nel Dio così come l’ha manifestato Gesù significa coltivare lo stesso desiderio e collaborare dentro la storia affinché si realizzi. L’annuncio del Vangelo porta con sé il desiderio che tutti si realizzino nell’amore e nella pace; il desiderio di un mondo senza disuguaglianze, perché quando queste avvengono c’è il rischio che qualcuno si perda a causa dell’umiliazione ricevuta.

 

 

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