mercoledì 20 aprile 2022

DOMENICA 24 APRILE 2022 II DOMENICA DI PASQUA/C

 



DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA 

 

Paolo Cugini

 

Nel tempo di Pasqua siamo chiamati a riflettere sulla comunità cristiana che vive della presenza del risorto. Questa è la verità di fede. Per noi Gesù non è un ricordo, un personaggio del passato, ma è il vivente che vive in mezzo a noi e ci guida per realizzare uno stile di vita nuovo, non più impernato sul nostro egoismo che ci chiude in noi stessi, ma sul suo amore che ci apre ad una vita verso gli altri, una vita di pace e di misericordia.

Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito (Ap 1,).

Il cristiano è una persona che vede il mondo in un modo diverso dagli altri. Se siamo soliti vedere la realtà per come si presenta, nella sua apparenza materiale e valutare le cose in questo modo, ebbene il cristiano, colui che crede in Gesù, ascolta la sua Parola e crede nella sua resurrezione è abituato a vedere il mondo a partire dallo Spirito, vale a dire, non tanto come una realtà a sé stante, ma come un dono che rimanda ad un donatore. Il cristiano quando guarda il mondo non vede solamente della materia, degli eventi, ma coglie la presenza del Signore, i tratti della sua presenza. Li coglie dai gesti di perdono delle persone, dalla generosità gratuita, dall’attenzione agli ultimi, dalla ricerca continua della pace, dallo sforzo costante di ricucire ciò che l’istinto di sopravvivenza strappa. Il cristiano vede una possibilità di vita dove l’occhio materiale non scorge altro che morte, distruzione e sopraffazione. Come Giovanni, anche noi dobbiamo imparare a scrivere quello che vediamo, quel mondo diverso che ci è dato di conoscere attraverso il dono dello Spirito e la luce del Vangelo.

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20, 19-20).

In tutte le apparizioni di Gesù risorto nel Vangelo di Giovanni, Gesù sta in mezzo: che cosa significa questa espressione? Significa che nella comunità cristiana non ci sono posti privilegiati, ma tutti e tutte hanno accesso al Signore in modo uguale, senza differenze. La comunità che sorge dalla resurrezione del Signore è una comunità segnata dall’uguaglianza, dal continuo sforzo tra coloro che accolgono il Signore di togliere ogni tipo di differenza tra coloro che partecipano al banchetto eucaristico. Dall’altra parte si può affermare che una società disuguale è una società che non accoglie la vita che viene dal risorto, che la rifiuta. Non a caso Gesù mostra le mani e il fianco, vale a dire i segni dell’amore di Gesù per i suoi discepoli e discepole, un amore che è arrivato sino al punto di soffrire per loro, di lasciarci la pelle. Essere costruttori di pace, collaboratori per la realizzazione di una comunità di discepoli e discepole uguali, in un mondo segnato dalla competizione e, di conseguenza dall’aggressività e dalla violenza, vuole dire essere disposti a pagare un prezzo molto alto, che arriva sino al dono della vita.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20, 21-23).

I doni che si ricevono dal Signore, non sono per rimanere chiusi in se stessi, ma per essere donati. È la logica dell’amore, che cresce donandolo. Il Padre ha inviato il Figlio e il Figlio invia i suoi discepoli e le sue discepole. La verità di un cammino di fede che sgorga dal Signore è che non rimane chiuso in se stesso, ma si apre al dono verso l’altro. Chi riceve la pace di Cristo non può che donarla a coloro che incontra. Lo stesso vale per tutti i doni che riceviamo dal Signore. Riceviamo il suo perdono, immediatamente portiamo la misericordia a coloro che incontriamo. Chi vive di rancori e chi è incapace di perdonare gli altri, non può dirsi cristiano. 

«Mio Signore e mio Dio!».

È la prima volta che nel Nuovo Testamento s’identifica Dio con Gesù. È significato che questo processo d’identificazione avvenga dopo la resurrezione. Dopo l’evento della resurrezione, anche la storia e le parole di Gesù vengono rilette e viene dato un nuovo significato. Non si tratta, infatti, più di un messaggio che può essere letto solo con categorie umane: va ben oltre. È un messaggio che richiede un cammino di liberazione e di cambiamento. Dopo la resurrezione, chi intende seguire il messaggio di vita nuova proposto dal Signore dev’essere disposto a mettersi n discussione, ad abbandonare le regioni e le sicurezze umane per affidarsi a una Parola nuova, che è la parola del risorto. 

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