DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Paolo Cugini
Nel tempo di Pasqua siamo chiamati a riflettere sulla
comunità cristiana che vive della presenza del risorto. Questa è la verità di
fede. Per noi Gesù non è un ricordo, un personaggio del passato, ma è il
vivente che vive in mezzo a noi e ci guida per realizzare uno stile di vita
nuovo, non più impernato sul nostro egoismo che ci chiude in noi stessi, ma sul
suo amore che ci apre ad una vita verso gli altri, una vita di pace e di
misericordia.
Scrivi dunque le cose che
hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito (Ap
1,).
Il cristiano è una persona che vede il mondo in un modo
diverso dagli altri. Se siamo soliti vedere la realtà per come si presenta,
nella sua apparenza materiale e valutare le cose in questo modo, ebbene il cristiano,
colui che crede in Gesù, ascolta la sua Parola e crede nella sua resurrezione è
abituato a vedere il mondo a partire dallo Spirito, vale a dire, non tanto come
una realtà a sé stante, ma come un dono che rimanda ad un donatore. Il cristiano
quando guarda il mondo non vede solamente della materia, degli eventi, ma coglie
la presenza del Signore, i tratti della sua presenza. Li coglie dai gesti di
perdono delle persone, dalla generosità gratuita, dall’attenzione agli ultimi, dalla
ricerca continua della pace, dallo sforzo costante di ricucire ciò che l’istinto
di sopravvivenza strappa. Il cristiano vede una possibilità di vita dove l’occhio
materiale non scorge altro che morte, distruzione e sopraffazione. Come
Giovanni, anche noi dobbiamo imparare a scrivere quello che vediamo, quel mondo
diverso che ci è dato di conoscere attraverso il dono dello Spirito e la luce
del Vangelo.
La sera di quel giorno,
il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e
disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i
discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20, 19-20).
In tutte le apparizioni di Gesù risorto nel Vangelo di
Giovanni, Gesù sta in mezzo: che cosa significa questa espressione? Significa che
nella comunità cristiana non ci sono posti privilegiati, ma tutti e tutte hanno
accesso al Signore in modo uguale, senza differenze. La comunità che sorge
dalla resurrezione del Signore è una comunità segnata dall’uguaglianza, dal
continuo sforzo tra coloro che accolgono il Signore di togliere ogni tipo di
differenza tra coloro che partecipano al banchetto eucaristico. Dall’altra
parte si può affermare che una società disuguale è una società che non accoglie
la vita che viene dal risorto, che la rifiuta. Non a caso Gesù mostra le mani e
il fianco, vale a dire i segni dell’amore di Gesù per i suoi discepoli e
discepole, un amore che è arrivato sino al punto di soffrire per loro, di
lasciarci la pelle. Essere costruttori di pace, collaboratori per la
realizzazione di una comunità di discepoli e discepole uguali, in un mondo
segnato dalla competizione e, di conseguenza dall’aggressività e dalla violenza,
vuole dire essere disposti a pagare un prezzo molto alto, che arriva sino al
dono della vita.
Gesù disse loro di nuovo:
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo,
soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno
perdonati» (Gv 20, 21-23).
I doni che si ricevono dal Signore, non sono per rimanere
chiusi in se stessi, ma per essere donati. È la logica dell’amore, che cresce
donandolo. Il Padre ha inviato il Figlio e il Figlio invia i suoi discepoli e
le sue discepole. La verità di un cammino di fede che sgorga dal Signore è che
non rimane chiuso in se stesso, ma si apre al dono verso l’altro. Chi riceve la
pace di Cristo non può che donarla a coloro che incontra. Lo stesso vale per
tutti i doni che riceviamo dal Signore. Riceviamo il suo perdono,
immediatamente portiamo la misericordia a coloro che incontriamo. Chi vive di
rancori e chi è incapace di perdonare gli altri, non può dirsi cristiano.
«Mio Signore e mio Dio!».
È la prima volta che nel Nuovo Testamento s’identifica Dio
con Gesù. È significato che questo processo d’identificazione avvenga dopo la
resurrezione. Dopo l’evento della resurrezione, anche la storia e le parole di
Gesù vengono rilette e viene dato un nuovo significato. Non si tratta, infatti,
più di un messaggio che può essere letto solo con categorie umane: va ben
oltre. È un messaggio che richiede un cammino di liberazione e di cambiamento. Dopo
la resurrezione, chi intende seguire il messaggio di vita nuova proposto dal
Signore dev’essere disposto a mettersi n discussione, ad abbandonare le regioni
e le sicurezze umane per affidarsi a una Parola nuova, che è la parola del
risorto.
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